L’inchiesta sui dossier riguardanti il ministro della Difesa Guido Crosetto ha raggiunto una svolta significativa. Lo scorso gennaio il ministro aveva espresso al procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, il sospetto che i servizi segreti potessero essere coinvolti nella diffusione di documenti riservati sul suo conto. Tuttavia, Palazzo Chigi ha smentito ufficialmente questa ipotesi, escludendo il coinvolgimento dell’intelligence italiana, come dichiarato dalla premier Giorgia Meloni attraverso il sottosegretario Alfredo Mantovano.
Nonostante la smentita del governo, Crosetto ha ribadito la fiducia nei servizi segreti italiani, pur evidenziando il rischio che anche una singola “mela marcia” possa causare danni. Le sue parole lasciano intendere che potrebbero emergere nuove rivelazioni dall’inchiesta condotta dalla Procura di Perugia, in particolare sui contatti che i due indagati, Pasquale Striano e Antonio Laudati, potrebbero aver avuto con figure istituzionali.
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La questione ha visto l’intervento anche della premier Meloni, che durante un evento a Cernobbio ha criticato un certo “doppiopesismo” della stampa nel trattare le inchieste, con riferimento ai casi di Sangiuliano e dello stesso Crosetto.
L’indagine, nata due anni fa da un esposto presentato dal ministro, si concentra su informazioni riservate divulgate alla stampa, tra cui un concorso presso l’Aise (Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna) a cui aveva partecipato la moglie di Crosetto. Secondo il ministro, queste informazioni non potevano che provenire dall’interno dei servizi segreti, ma l’inchiesta prosegue per fare luce sulla vicenda.
Nel frattempo, Crosetto ha sottolineato l’importanza di individuare eventuali elementi corrotti per preservare la legalità e la democrazia, ribadendo che l’intelligence italiana rappresenta un baluardo contro tali minacce. Le indagini della Procura di Perugia continuano, con l’obiettivo di chiarire definitivamente la questione.
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