Crosetto offre tregua alle toghe, Anm: “Mai stati in guerra”

Guido Crosetto tende la mano alle toghe, ma con riserva, ribadendo le sue preoccupazioni per le "evidenti" tendenze di una corrente della magistratura. Il ministro però può festeggiare per l'approvazione della cosiddetta legge bavaglio contro il mondo della stampa

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Nessun tavolo di pace perché non siamo mai stati in guerra” ha dichiarato Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (Anm), dopo che le tensioni con il ministro della Difesa Guido Crosetto sembrano essersi finalmente appianate. Il rifiuto del presidente ad un incontro con il ministro è la spia della conclusione del conflitto che ormai da un mese riempie le pagine dei giornali del nostro Paese, eppure Crosetto non sembra intenzionato a ritirare del tutto le accuse mosse al Corriere della Sera.

Il pericolo di una corrente sovversiva nella magistratura per il ministro è ancora “evidente, come ha dichiarato ieri di fronte ad un’Aula della Camera semideserta. Un secondo intervento richiesto da Pd e M5S per chiarire definitivamente la questione politica sollevata dal ministro, che però non ha ottenuto i risultati sperati.

Nella stessa giornata, poche ore dopo l’intervento di Crosetto, la Camera ha approvato la legge che vieta la pubblicazione delle ordinanze cautelari prima della prima udienza preliminare.

Le dichiarazioni di Crosetto alla Camera

Guido Crosetto ha avuto l’opportunità di spiegarsi nuovamente di fronte alla Camera e di dare una giustificazione alle sue accuse nei confronti delle toghe. Il ministro, però, ha utilizzato il tempo a sua disposizione per sottolineare nuovamente i suoi timori, anche se con toni e parole molto più morigerate.

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Guido Crosetto

Il mio non è stato un attacco alla magistratura, ma una riflessione e l’espressione della mia preoccupazione riguardo ad alcune tendenze che vedo emergere in modo molto evidente”, ha ribadito Crosetto, abbassando i toni ma non ritirando in alcun modo le dichiarazioni finora rilasciate. Una sorta di spiegazione, o meglio giustificazione, che tenta di risanare la ferita aperta e dolente inflitta al potere giudiziario.

Le successive dichiarazioni di Crosetto, però, ribadiscono nuovamente il suo pensiero: La rappresentanza spetta alla politica, non alla magistratura e neppure all’Esecutivo. Per Costituzione appartiene al Parlamento”. Per il ministro risulta necessario un incontro, un “tavolo di pace” tra la magistrature e il governo, necessario a stabilire “le regole per la convivenza nei prossimi anni. Non è possibile che ci sia uno scontro del ’94 a oggi“.

Uno scontro che secondo il ministro deve cessare al più presto possibile. La modalità di intervento da lui individuata è quella di un incontro, che però per il presidente dell’Anm risulta totalmente superfluo: “C’è un riflesso che ci portiamo dietro degli anni passati dello scontro tra politica e magistratura, ma è ora di superarlo e di discutere di altro“. La mano tesa da Crosetto è stata quindi stretta dall’Anm, il cui presidente si dimostra pronto a perdonare e a lasciarsi alle spalle la brutta vicenda politica.

Pace fatta, ma l’opposizione non è soddisfatta

Se l’Anm si è accontentata del piccolo passo indietro fatto da Crosetto, che ha specificato che quando parlava di “riunioni di una corrente della magistratura” allo scopo di “fermare la deriva anti-democratica del governo” faceva riferimento a frasi espresso durante un congresso pubblico e non a riunioni segrete organizzate dalle toghe, lo stesso non si può dire dell’opposizione.

La deputata Valentina D’Orso del M5S ha deciso di intervenire nella questione sottolineando come Crosetto non abbia “chiarito quali fatti l’hanno spinto ad accusare una parte della magistratura di intenzioni eversive”, per poi proseguire: “D’altronde è un’abitudine del governo Meloni aggredire chi si frappone alla sua marcia verso il baratro”.

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Valentina D’Orso

Alla dichiarazione di D’Orso, si aggiunge anche quella di Stefano Musolino, segretario di Magistratura democratica, che ha spiegato: “La logica amico-nemico non ci appartiene. È necessario però, che sia chiaro quale sia il piano di confronto disegnato dalla Costituzione. Per questo sarei onorato di incontrare il ministro per chiarire questi profili preliminari“.

Il voto segreto sulle “legge bavaglio

Proprio ieri, qualche ora dopo le dichiarazioni di Crosetto, la Camera ha approvato quella che l’opposizione ha rinominato “legge bavaglio“, ovvero “il divieto di pubblicazione, integrale o per estratto, dell’ordinanza di custodia cautelare prima dell’udienza preliminare” e delle relative intercettazioni in essa contenute . Un decreto che limiterebbe esponenzialmente il diritto alla libertà d’informazione, come sottolineato da Pd, M5S e Avs, che hanno definito la decisione “un nuovo bavaglio alla libertà di stampa“.

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Enrico Costa

Per lo stesso motivo appena esposto, il governo aveva inizialmente dato un parere contrario, ma Enrico Costa di Azione, sostenitore della legge, ha risolto la questione con la presentazione di un emendamento che aggiunge la dicitura “integrale o per estratto“, che ha convinto definitivamente il governo. Il testo è passato con 160 voti favorevoli e i 70 contrari dell’opposizione.

Ora si attende l’ok del Senato, che potrebbe definitivamente approvare la legge, ulteriore vittoria e motivo di gaudio per il ministro della Difesa.

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