Il leader del M5s Giuseppe Conte è stato intervistato dal Corriere della Sera, a cui ha parlato in modo particolare di ciò che sta accadendo all’interno del partito dopo il ricorso fatto da Beppe Grillo per contestare la decisione degli iscritti di eliminare il ruolo del garante. Altri punti dell’intervista hanno riguardato l’alleanza con il Pd.
Conte su Grillo
Il leader del M5s ha parlato del processo costituente del partito che si è concluso lo scorso weekend, definendolo “un momento di profonda rigenerazione. Quest’onda di partecipazione ci fa guardare al futuro con fiducia in un clima di forte rinnovamento, con nuovi obiettivi strategici scelti e approvati dalla nostra comunità”. Ha poi commentato il ricorso di Grillo contro i risultati della votazione degli iscritti e la richiesta di una nuova votazione affermando che si è avvalso di “una clausola feudale che si trascinava dal vecchio statuto e che, peraltro, la maggioranza ha già bocciato proprio nell’ultima votazione”.
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Il leader è stato interrogato sulla possibilità che i grillini possano disertare le urne per non raggiungere il quorum, che consiste nel voto della metà più uno dei 89mila iscritti. Conte ha spiegato che hanno già invitato gli iscritti a non votare: “Il tentativo di boicottaggio già c’è stato, ma la maggioranza degli iscritti ha dimostrato di credere a quello che in passato Grillo ha sempre predicato, cioè il valore della democrazia“. Ha posto l’attenzione sul paradosso di Grillo che si rimangia “la regola dell’uno vale uno, per affermare la regola che c’è uno che vale più di tutti gli altri messi assieme”.
Conte ha annunciato di non voler affrontare il ricorso di Grillo per vie legali, ma ha deciso di “avviare da subito i passi necessari per richiamare la nostra comunità al voto sulla rete e rimettere di nuovo a loro la libera espressione del voto democratico”. Sul simbolo del partito, che i grillini gli chiedono di restituire al fondatore, ha commentato: “Il simbolo è del M5S, non appartiene né a me né a Grillo“.
Il leader pentastellato ha voluto precisare che il modo in cui i giornali rappresentano il rapporto tra lui e il fondatore non rappresenta la realtà, perché per lui “di fronte al più radicale esperimento di democrazia partecipativa e deliberativa, i giornali offrano una lettura così personalizzata. Non c’è mai stato lo scontro Conte-Grillo perché io non ho mai raccolto le sue provocazioni. Semmai lo scontro è quello di Grillo contro la sua comunità”.
Ha precisato che da parte sua non si è mai trattata di una sfida sul piano personale, mentre per quanto riguarda il fondatore ha spiegato che “ci sono stati ripetuti tentativi di impedire alla comunità di esprimersi e ancora adesso sta contrastando la libera e democratica volontà espressa dalla nostra comunità”. Alla domanda se Grillo ha iniziato ad attaccarlo dopo la decisione di togliergli il contratto da 300mila euro annui, Conte ha risposto di aver rinunciato a comprendere “perché lui stia cancellando la sua storia e stia schiaffeggiando così palesemente tutti gli iscritti e tutto ciò per cui si è battuto in tanti anni”.
Il leader del M5s ha spiegato il significato di progressisti indipendenti: progressisti “perché non abbiamo nulla a che vedere con queste destre, che mirano a conservare lo status quo chiudendo gli occhi sulle tante ingiustizie e diseguaglianze”, mentre indipendenti “significa che abbiamo una identità forte e chiara, una originalità non classificabile secondo categorie tradizionali”. Ha precisato che i supporter del partito non sono né grillini e né contiani, ma appunto “progressisti di nuovo conio”, che hanno l’obiettivo di combattere i privilegi per poche persone e “realizzare le speranze e i sogni dei tanti”. Quindi stare più vicino alle persone per ascoltarle e agire politicamente per soddisfarle.
Il campo largo
Conte è stato interrogato sulla possibile alleanza col Pd per battere il partito di Meloni e ha spiegato che gli iscritti, con la votazione, hanno espresso il concetto che “un’alleanza per noi non può mai essere un fine, ma deve essere il mezzo per cambiare il Paese “. Ha specificato che vogliono tornare al governo per “poter realizzare un vero cambiamento con alleati affidabili. La novità è che domenica è nato qualcosa di nuovo nel campo progressista”.
Sui timori della sinistra di un rapporto con Giorgia Meloni, ha chiarito che con la premier non si sono sentiti dopo l’assemblea e ha aggiunto che “i confronti ci saranno con le altre forze parlamentari anche di maggioranza, per tutti quei passaggi in cui è richiesto. A partire dall’elezione dei giudici costituzionali”. Ha dichiarato che invece con la leader del Pd Elly Schlein si sono sentiti alla vigilia dell’assemblea.
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