Non poteva venire a mancare il ping-pong di accuse, colpe e giustificazioni tra maggioranza e opposizione relativo alla “mancata” votazione di ieri, martedì 8 ottobre. Il tentativo del Parlamento in seduta comune di eleggere come giudice costituzionale Francesco Saverio Marini, è stato l’ottava fumata nera in 11 mesi. Il quarto giudice manca al plenum della Consulta dal novembre 2023, quando ha finito il mandato la presidente Silvana Sciarra. La votazione si è conclusa con un nulla di fatto vedendo le opposizioni non presentarsi e il centrodestra votare scheda bianca.
Tra delusione e rammarico la maggioranza, nel commentare la mancata elezione del giudice costituzionale e i commenti in merito alle scelte e alle proposte, ha tenuto a sottolineare l’occasione persa che è stata, soprattutto dopo il sollecito e l’appello del Presidente della Repubblica in occasione della cerimonia del Ventaglio. “Le opposizioni non sono in grado di dialogare e non lo sono perchè non hanno individuato un nome unico, sono costretti a non votare”, così Giovanni Donzelli a Agorà, su Raitre parla del mancato dovere costituzionale dell’opposizione.
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Consulta: “votazione che è un blitz”
Non tardano ad arrivare le spiegazioni di tale mossa. “Non abbiamo voluto partecipare a un voto che è un blitz della maggioranza“, dichiara al Corriere della Sera il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia, definendo la non partecipazione al voto come il massimo rispetto del dettato costituzionale. Ma nel momento in cui si è parlato di “prova di forza” e arroganza da parte della destra speranzosa in un aiuto, facendo emergere la compattezza delle opposizioni nel fermarla, il capogruppo di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti ha controbattuto.
“Ma quale blitz? Hanno visto troppi film dell’orrore. Hanno visto troppi gialli e gli è mancato qualche frammento“, così al Corriere della Sera, Foti spiega che non si sussiste alcun conflitto d’interessi. “Qui non è un problema di strategie, il problema è che i presidenti di Camera e Senato devono necessariamente con una certa periodicità chiedere al Parlamento di porre fine a un vulnus. Inoltre a dicembre ne scadranno altri tre“, continua facendo emergere un comportamento tutt’altro che rispettoso e che comporta il continuare a tenere la Consulta monco di giudice di Corte.
Boccia, invece, illustra come “Il quorum dei tre quinti dal terzo scrutinio e’ richiesto proprio per evitare i blitz” e che la destra spropositamente definisce il comportamento dell’opposizione “Aventino”, ma “Del resto la storia non e’ il loro forte. Non si puo’ definire Aventino il nostro, noi eravamo li”. Chiaro e logico, inoltre, che non sia piaciuta la scelta del giudice proposta. Francesco Saverio Marini, a detta di Boccia “E’ il principale estensore del disegno di legge sul premierato. Come si fa ad eleggere una persona che se andra’ all’Alta Corte dovra’ giudicare il suo stesso lavoro?“.
Consulta: “una sinistra senza vergogna”
Tullio Ferrante, sottosegretario al Mit e deputato di Forza Italia, contraccambia di gusto al vanto delle opposizioni di essere stati compatti e decisi limitando le scelte della maggioranza. “Nei decenni ha occupato tutto l’occupabile. Organi di garanzia, ministeri, RAI, societa’ partecipate, enti pubblici di tutti i tipi. Pero’ oggi accusa il centrodestra, che dopo 10 mesi di stallo vuole eleggere un giudice costituzionale, di fare blitz. Una sinistra senza vergogna“.
Ma le opposizioni non credono alla buona fede e continuano a dichiarare che la maggioranza pecchi di presunzione e di mancato senso delle istituzioni. Proprio la segretaria del Pd, Elly Schlein, fa notare a Repubblica che il fatto accaduto sia stato anche un segnale di abbattimento dell’idea proprietaria che la destra ha delle massime istituzioni della Repubblica. “Non è la prima sconfitta di Giorgia Meloni e non sarà neanche l’ultima“, ha continuato Schlein definendo la destra “assetata di potere“.
Proprio il contrario delle opposizioni che, invece, si mostrano rilassate, a mente lucida e assicurando che ci sia il tempo necessario, due mesi, per accordarsi sui giudici mancanti. Esattamente in questo clima, sopraggiunge Matteo Renzi. “La strategia di stare fuori dall’Aula stavolta ha pagato perche’ al di la’ del risultato ha mostrato che il metodo dell’arroganza non funziona. Una proposta alla maggioranza: riunitevi. Date una terna di nomi di qualita’ all’opposizione. E votiamo insieme i giudici della Consulta. Fatelo se non volete perdere anche la prossima chiamata e la prossima faccia“, così Renzi serve le carte in tavola alla maggioranza.
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