Il concordato fiscale dovrebbe garantire alle casse dello Stato oltre 1,3 miliardi di euro. Lo conferma il viceministro dell’Economia e delle Finanze Maurizio Leo, in un’intervista al Corriere della Sera, tentando di smentire le voci su un presunto flop del provvedimento da lui stesso creato. Sembrerebbe che le partite Iva che hanno aderito all’accordo con l’Agenzia delle Entrate siano state oltre 500mila, un numero che avrebbe in parte rispettato le aspettative del governo.
L’importanza del concordato, oltre alla diminuzione dell’evasione fiscale, riguarderebbe la possibilità di ampliare le maglie della Legge di Bilancio, garantendo alle casse dello Stato maggiori entrate a cui attingere. Proprio sulle tempistiche del concordato, però, si è sviluppata una polemica politica riguardante principalmente il partito di Antonio Tajani. Forza Italia, infatti, vorrebbe utilizzare il gettito del provvedimento per garantire alla popolazione il taglio della seconda aliquota Irpef e possibilmente un aumento dell’assegno delle pensioni minime.
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Obiettivi piuttosto complessi da raggiungere, viste le difficoltà economiche che il Paese deve affrontare. Alla richiesta di posticipare la deadline per l’iscrizione al concordato, prevista per lo scorso 31 ottobre, il governo avrebbe però risposto negativamente, spiegando che un termine più lontano nel tempo non avrebbe permesso di utilizzare i fondi raccolti nella Legge di Bilancio. Ora, quindi, si starebbe riflettendo, secondo fonti interne a Palazzo Chigi, alla possibilità dell’apertura di un secondo concordato.
Concordato, Leo: “La riapertura è auspicabile“
Il viceministro dell’Economia sembrerebbe piuttosto soddisfatto dei risultati ottenuti dal provvedimento da lui creato. Sembrerebbe infatti, secondo le sue parole, che siano state 160mila le partite Iva “che sono passate da un voto di inaffidabilità totale o quasi al fisco, con voti Isa tra l’1 e l’8, e che adesso invece hanno accettato la proposta per posizionarsi al 10 e che ora possiamo ritenere soggetti fiscalmente più che affidabili“. Un successo che dimostrerebbe quindi che il concordato funziona e che può portare i risultati sperati.
Leo ha inoltre sottolineato che “con il concordato abbiamo fatto emergere oltre 8,5 miliardi di base imponibile ai fini delle imposte dirette (Irpef e Ires) e altri 6,3 miliardi come valore della produzione ai fini dell’Irap“. I successi quindi sarebbero maggiori di quanto auspicato, nonostante le critiche giunte all’alba della chiusura dei termini per le iscrizioni. I commercialisti avrebbero sostenuto, infatti, che al 30 ottobre avrebbero aderito solamente il 10% o il 15% del totale delle partite Iva italiane.
Leo, comunque, ad oggi si è detto disponibile a riflettere su una possibile apertura di un secondo concordato fiscale, anche se vorrebbe essere certo che su ciò vi sia “il via libera collegiale del Governo e della maggioranza e che porti ad un effettivo giovamento alla finanza pubblica“. Attraverso questa “seconda possibilità“, infatti, sarebbe possibile aumentare il gettito del provvedimento e garantire incassi maggiori al governo, anche se non è chiaro se questa seconda tranche di fondi possa essere inclusa nella Legge di Bilancio per il 2025.
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