La prossima settimana i leader europei saranno costretti a riunirsi e a organizzarsi per decidere la nuova Commissione europea che guiderà i Paesi membri nel quinquennio 2024-2029. Una scelta che inizialmente poteva sembrare semplice, grazie al secondo mandato di Ursula Von der Leyen ed alla ricostituzione di una maggioranza uguale a quella degli scorsi 50 anni. In realtà la situazione si è mostrata leggermente più complessa.
Se lunedì scorso Giorgia Meloni è atterrata a Bruxelles convinta di essere accolta come la prima leader per consensi in Europa, la realtà è stata ben diversa dal sogno. Il premier italiano non è stata riconosciuta nel ruolo di potere che ha tanto faticato ad ottenere. L’Italia ha rischiato nuovamente di rimanere all’angolo, esclusa dai discorsi degli altri leader e lasciata a consolarsi con le briciole. Il grande piano del Presidente del Consiglio, quello di trattare sulle nomine per ottenere un nome italiano in un ruolo apicale, sembrava essere andato in frantumi.
Meloni però non si è arresa ed ha dichiarato di non avere intenzione di accettare un “pacchetto di voti preconfezionato“. Niente voto senza garanzie, insomma. Il momento della verità però si avvicina ed ora è il momento di fare i conti con i bisogni e le volontà di tutti i leader europei. In Italia, nel frattempo, si continua a discutere di chi potrebbe essere il nome da far trasferire a Bruxelles. Il quadro inizia a farsi più chiaro ma le incognite sono ancora troppe.
Le ipotesi sulla nuova Commissione Ue e i ruoli apicali
L’assetto della nuova Commissione europea non è importante solo per ciò che riguarda la politica interna dei singoli Paesi, che potrebbero vantare un proprio nome ai vertici dell’Ue. La prossima Commissione dovrà affrontare sfide complesse e misurarsi con questioni ancora più gravi di quelle vissute negli scorsi cinque anni. Una situazione climatica che spaventa sempre di più, due guerre al confine che non accennano a finire e la questione della sicurezza europea.
Come sempre, però, accordarsi su un gruppo di nomi non è facile. Così per ora le indiscrezioni parlano di un possibile secondo mandato di Ursula Von der Leyen alla presidenza della Commissione, accompagnata da Antonio Costa come presidente del Consiglio e Kaja Kallas come Alto rappresentante per gli Affari esteri, come conferma Aldo Torchiaro su Il Riformista.
Ma questa combinazione accontenterà tutti? La situazione nei gruppi europei di destra è piuttosto tesa. Da un lato ci sono i conservatori guidati da Giorgia Meloni, che stanno cercando in tutti i modi di divenire indispensabili e dall’altro i sovranisti di Identità e Democrazia che cercano di attirare Viktor Orban. Il premier ungherese, però, vorrebbe entrare a fra parte di Ecr, possibilità a lui negata dalla stessa Meloni che teme una fuga di eurodeputati nel caso in cui Orban divenisse un conservatore.
Nel frattempo Ursula Von der Leyen, come riporta Il Riformista, starebbe tramando per assicurarsi i voti dei conservatori. Senza di questi, infatti, la sua maggioranza sarebbe in bilico. I volta faccia sono sempre dietro l’angolo e Von der Leyen non vorrebbe correre questo rischio e mandare in fumo il suo secondo mandato.
Il toto-nomi in Italia
In Italia, intanto, all’alba della decisione si continua a discutere. I nomi in ballo sono numerosi eppure ancora non è chiaro chi sia disposto a trasferirsi a Bruxelles e chi no. Tra i favoriti vi sarebbe Antonio Tajani, leader di Forza Italia, simpatico all’Ue e dal curriculum notevole. Il problema è proprio il partito a cui si trova a capo, così come la nomina a ministro degli Esteri e vicepremier. Sembrerebbe che Giorgia Meloni vorrebbe evitare un rimpasto, anche se l’opzione diventa sempre meno perseguibile.
Un altro nome plausibile, secondo Torchiaro de Il Riformista, sarebbe quello di Raffaele Fitto, attuale ministro degli Affari europei. Anche in questo caso, però, si andrebbe verso un Meloni bis a causa del rimpasto necessario a mandare il ministro a Bruxelles. L’unico modo per evitare questa situazione sarebbe quello di inviare tecnici, o personaggi ormai esterni alla politica. In questo ambito, quindi, si fanno strada i nomi della forzista Letizia Moratti, del tecnico Daniele Franco e del direttore del DIS Elisabetta Meloni.
L’ultima indiscrezione riportata da Torchioni, però, vedrebbe particolarmente interessato Enrico Letta, che ieri ha presentato le sue dimissioni da Sciences Po a Parigi. Sembrerebbe che l’ex premier sia interessato a ricoprire il ruolo di Presidente del Consiglio Ue, ma solo nel caso in cui Antonio Costa non sembri più un nome appetibile.
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