Serve il binocolo alla mano per vedere all’orizzonte la prossima data del rinvio dell’udienza per il procedimento nel quale il ministro Daniela Santanchè è imputata per la presunta truffa Covid ai danni dell’Inps in relazione alla cassa integrazione nel periodo della pandemia per alcuni dipendenti della sua società. Insomma, in aula si tornerà il prossimo 20 febbraio.
La difesa del titolare del Turismo, gli avvocati Nicolò Pelanda e Salvatore Pino, ha ottenuto dal giudice Tiziana Gueli di rinviare ancora una volta. Ebbene, in questo scenario si staglia all’orizzonte anche la messa a rischio del posto della senatrice di FdI nel governo, nel caso in cui si decidesse per un rinvio a giudizio.
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La sospensione dell’udienza preliminare in quel di Milano che vede imputata Santanchè e altri quattro tra cui il suo compagno, Dimitri Kunz, e due società del gruppo Visibilia, congela di fatto il procedimento in attesa della pronuncia della Consulta sul conflitto di attribuzione con la Procura sollevato dal Senato sull’inutilizzabilità di alcuni atti. tendenzialmente la pronuncia della Corte costituzionale hanno tempi di attesa che variano dagli 8 mesi fino ad un anno.
La scelta della Gup di Milano di sospeso e rinviato il procedimento sarebbe quindi legata alla necessità di attendere la decisione della Consulta sul conflitto, ha però incontrato l’opposizione della Procura di Milano depositando, nel corso dell’udienza a porte chiuse, una memoria.
Si tratta dell’ennesimo rinvio, considerando come già lo scorso 9 luglio, la difesa Santanchè, con i legali Salvatore Pino e Nicolò Pelanda, aveva sollevato la questione dell’inutizzabilità di una serie di registrazioni di conversazioni private della senatrice di Fratelli d’Italia e di messaggi di posta elettronica. In sostanza, per la difesa l’inutizzabilità sarebbe sancita dalla mancata richiesta della Procura di Milano al Parlamento dell’autorizzazione per proceder all’acquisizione, visto che si sta indagando su una parlamentare.
I pm Marina Gravina e Luigi Luzi si sono infatti opposti in aula a questa ricostruzione, andando a spiegare in sostanza che quelle registrazioni non sarebbero attività della procura, nel senso che non si sarebbero state intercettazioni, piuttosto si tratta di documenti prodotti da altre parti.
L’udienza fissata dal giudice Gueli al prossimo 20 febbraio, sarebbe da quanto si apprende, un’udienza di tipo “interlocutoria“, ovvero solo per verificare al presenza o meno della pronuncia dei giudici della Corte costituzionale nel merito. E così, se la Consulta non si sarà espressa per quella data occorrerà un’altra ulteriore udienza da fissare.
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