Caso dossier, scoperte intercettazioni su atleti e funzionari: tra i nomi anche Jacobs

Si stima che oltre 800.000 dati siano stati compromessi, generando profitti che superano i 3 milioni di euro

Redazione
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L’archivio contenente informazioni rubate da banche dati pubbliche è stato sequestrato nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Procura di Milano, riguardante un’attività di dossieraggio di vasta portata. Si stima che oltre 800.000 dati siano stati compromessi, generando profitti che superano i 3 milioni di euro. Questo gruppo criminale non si limitava a vendere informazioni a privati, ma avrebbe anche collaborato con servizi segreti di altri paesi, suggerendo un’operazione ben più ampia e complessa.

Tra le personalità coinvolte spicca l’atleta Marcell Jacobs, il cui staff è stato oggetto di intercettazioni illecite, presumibilmente commissionate da Carmine Gallo, un ex poliziotto attualmente agli arresti domiciliari. Gallo avrebbe richiesto l’intervento di due hacker, con la mediazione di un avvocato padovano la cui identità è ancora in fase di identificazione. La situazione ha destato preoccupazione e ha attirato l’attenzione di organismi come l’Antimafia e il Copasir, che si stanno mobilitando per una revisione delle norme riguardanti la protezione dei dati.

Caso Dossier: la politica

Il Partito Democratico ha richiesto alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, un’informativa urgente in Parlamento, evidenziando la gravità della situazione e la necessità di misure tempestive. Parallelamente, anche la Procura di Roma ha avviato un’indagine per accertare accessi abusivi a sistemi informatici e violazioni della privacy, concentrandosi su un gruppo accusato di condurre attività di dossieraggio e raccolta illecita di dati.

A complicare ulteriormente il quadro, l’esame di un decreto riguardante l’ordinamento giudiziario e la criminalità informatica è stato rinviato a causa di impegni del ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Questo decreto prevede la possibilità di attribuire alla Procura nazionale antimafia la competenza investigativa in materia di criminalità informatica, segno di quanto il governo stia prendendo sul serio la questione.

Ulteriori dettagli emersi dalle indagini rivelano che la banda non si limitava a operare su dati privati, ma si interessava anche a prefetti e magistrati. Conversazioni intercettate tra membri del gruppo, come Giulio Cornelli e Nunzio Calamucci, mostrano la discussione sull’implementazione di un archivio interno contenente informazioni di polizia, che includeva dati sensibili su funzionari pubblici. Questo sistema sarebbe in grado di estrarre informazioni da file Excel, segnalando la sofisticazione della rete di dossieraggio.

Un incontro significativo tra esponenti della banda e due uomini legati ai servizi segreti israeliani è avvenuto nel febbraio 2023. Vincenzo De Marzio, un ex carabiniere indagato, e Calamucci si sarebbero incontrati con questi agenti per discutere di opportunità di collaborazione. Questo incontro è stato documentato tramite pedinamenti e fotografie, confermando l’esistenza di legami tra il gruppo e i servizi d’intelligence, sia italiani che stranieri.

Calamucci, intercettato prima di questo incontro, ha rivelato che i contatti israeliani avrebbero proposto un contratto dal valore di un milione di euro, suggerendo che il gruppo avesse già guadagnato 40.000 euro in precedenza. Le informazioni trattate includevano dati sensibili legati a questioni geopolitiche, come il conflitto con il gruppo Wagner e documenti riguardanti lo scandalo Qatar Gate.

Inoltre, le intercettazioni suggeriscono che il gruppo potesse agire sotto un presunto mandato ricevuto dalla Chiesa, con attività di intelligence legate a questioni riguardanti la Russia e cyber attacchi in Italia. Questo elemento ha sollevato interrogativi sulla natura e la legittimità delle operazioni condotte dalla banda, nonché sul loro impatto su istituzioni e figure pubbliche.

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