In un’intervista al Corriere della Sera Carlo Calenda, leader di Azione, ha risposto a varie domande che vanno dall’operazione che recentemente il senatore ha subito, alla sconfitta elettorale del partito, passando per la situazione tra Schlein e Meloni, il rapporto col Pd, il referendum su Autonomia e premierato, fino alle alleanze nelle Regionali e nelle Politiche.
Calenda, l’operazione
Il presidente di Azione ha recentemente subito un’operazione, percorso condiviso sui social media, senza però specificare la natura dell’intervento. Al Corriere della Sera dice che si tratta semplicemente di un “secondo tempo di un’ernia addominale“. Ha condiviso il suo percorso sui social per spiegare l’assenza da appuntamenti istituzionali importanti e perché “da sempre, anche con mia moglie Viola, abbiamo deciso di rendere pubbliche le condizioni mediche critiche. Vergognarsene, cosa molto comune, non è mai un bene. Ed è giusto dare il buon esempio”.
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Calenda e la sconfitta elettorale
Azione è uno dei partiti sconfitti alle ultime elezioni che si sono tenute da poco e a riguardo il leader dichiara di aver “ritenuto erroneamente che avere candidati competenti, un ottimo programma e fare una campagna elettorale tra i cittadini potesse bastare ad Azione per superare la soglia di sbarramento in un clima di forte polarizzazione e astensione, che, per la prima volta, ha riguardato specialmente gli elettori che si definiscono di centro“.
Calenda e la situazione Meloni e Schlein
Calenda ragiona sul momento storico che sta attraversando il nostro Paese, in cui le democrazie liberali come le abbiamo conosciute negli ultimi 75 anni rischiano di frantumarsi: “L’Italia e l’Europa non possono sopravvivere alla morsa del populismo di destra e di sinistra e al conseguente perenne conflitto. E i continui record di astensione lo dimostrano. Meloni e Schlein non possono considerarsi vittoriose se a votare rimangono solo le “curve” ma il Paese no”.
L’obiettivo di Azione nei prossimi anni sarà quello di recuperare la quota di quelli che si astengono al voto perché “considerano la politica inconcludente”. Quindi di aggregare coloro che vogliono costruire un grande partito liberal-democratico.
Sul discorso della Meloni in Parlamento, Calenda dice che la premier “continua a dividere il paese tra buoni e cattivi con toni aggressivi e inappropriati per una presidente del Consiglio”. Dice che sia in Europa che in Italia sta cercando di radicalizzare lo scontro, cosa che non farà bene al paese. La risposta non può essere quella di scegliere toni uguali o contrari da parte dell’opposizione: “Dobbiamo dimostrare di essere in grado di passare da un’opposizione contro a un’opposizione per“. Il modo giusto per fare ciò sarebbe quello di “riannodare il filo del confronto tra maggioranza e opposizione“. Schlein e Meloni devono fare di tutto per favorire questa cosa, evitando di trasformare gli elettori da avversari a nemici. Quindi chiede alla premier di ascoltare le idee dell’opposizione prima della presentazione della legge di bilancio.
Riguardo al Pd il rapporto con Azione è fatto di dialogo aperto su contenuti specifici come sanità, scuola e salari. Mentre per i referendum su Autonomia differenziata e premierato Calenda dice che si oppongono alle riforme. Quindi se il referendum verrà indetto Azione farà un’attiva campagna di promozione per votare contro.
Calenda alla domanda sull’alleanza delle Regionali dice che “come abbiamo sempre fatto in tutte le elezioni locali cercheremo in primo luogo di trovare un accordo con gli altri partiti d’opposizione su candidati credibili e programmi concreti”. Mentre sulle Politiche dice solo “nessuno mi toglierà dalla testa che alla fine questo paese dovrà essere ricostruito insieme da liberali, socialdemocratici e popolari”.
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