Calenda a briglia sciolta, da Governo e campo largo a come trattare con Trump: “Niente vassallaggio, bisogna tenere testa”

Nel corso di un'intervista rilasciata a Il Foglio, il leader di Azione intima soluzioni sparando a zero sulle attuali dinamiche geopolitiche nonché sulla politica interna

4 Min di lettura

Giorgia Meloni, Elly Schlein, Giuseppe Conte, Matteo Renzi, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, ma anche Donald Trump, Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. Tutti finiti nel ciclone Carlo Calenda. Il leader di Azione si è aperto a Il Foglio esponendo la sua cristallina visione sulle attuali dinamiche geopolitiche a sfondo di guerra in Ucraina e dinamismo interno, oltre al ruolo dell’Europa nel mondo.

Ucraina, cosa dovrebbe fare Meloni

Tessendo le lodi al Presidente del Consiglio per il suo “coraggioso discorso” pronunciato al Cpac, con il quale “è riuscita sull’Ucraina a fare il contropelo a Trump“, Calenda invita la premier alla coerenza dimostrando con i fatti “da che parte sta“. Ad ogni modo, il leader di Azione riconosce a Meloni “parole molto più nette di quelle pronunciate da Elly Schlein” che, a quanto pare, non si sarebbe ‘neanche’ presentata alle manifestazioni pro Ucraina tenutesi domenica scorsa “per paura di non si sa cosa“.

Per questo motivo, Calenda si interroga e insinua che la Segretaria dem non stia prendendo posizioni decise per evitare di entrare in conflitto con “Conte e cinque stelle? Pacifisti del Pd? Avs?“. Quando, rispetto a Meloni che deve agire da Presidente del Consiglio e trattare con il Presidente degli Stati Uniti, Schlein “al più se la deve vedere con Conte“.

Ma d’altronde – affonda schietto Calenda – tra Conte che loda Trump, Renzi che va a Miami a fare la claque del presidente americano pagato dall’Arabia Saudita e Schlein che parla di altro“, il leader di Azione delinea “il triste destino” del campo largo di cui, confessa tassativo, non farà mai parte a queste condizioni.

Calenda: “Trump è a capo di una cleptocrazia”

Sul fronte del dinamismo internazionale, Carlo Calenda, la cui posizione sull’Ucraina non stupisce viste le innumerevoli visite nel Paese dove sostiene in prima linea la popolazione, dà massima priorità al consiglio straordinario. In calendario per il 6 marzo prossimo, la riunione dei vertici tratterà i vari ruoli dei protagonisti aventi voce sull’accordo di pace per il conflitto russo-ucriano oltre ai possibili pacchetti di sanzioni e di decisioni sugli aiuti all’Ucraina.

Un’occasione in cui, secondo Calenda, si vedrà come vuole muoversi Meloni, “se diventare una vassalla di Trump o stare con l’Europa e l’Ucraina“. Più che altro, il leader di Azione suggerisce alla premier che l’unico linguaggio comprensibile al “predone” americano sia la forza, quindi il Tycoon non rispetterebbe in nessun caso chiunque cerchi di fargli da vassallo.

La soluzione, dunque, che si staglierebbe all’orizzonte calendiano è costruire “un’Europa dura che riscopra la sua natura di grande potenza“, in grado di tener testa a qualsiasi offensiva americana. Mentre, risulterebbe “inutile“, dice Calenda, il tentativo di far ragionare il Presidente Usa come sembra essere emerso dal discorso al Cpac della premier, perché basta vedere quello che sta accadendo con i dazi a Messico e Canada, dove a far cambiare idea a Trump, “non sono stati i militari ma Wall Street che è crollata“.

A detta di Calenda, il Tycoon si spaventa solo quando “c’è di mezzo il soldo” visto che è a capo di un “cleptocrazia“, che per il leader di Azione, rappresenterebbe anche se Trump nega, i grandi gruppi finanziari e industriali americani.

© Riproduzione riservata

TAGGED:
Condividi questo Articolo