Calenda e i dubbi sul Campo largo: “Sto valutando se meglio correre da solo”

"Il campo largo senza un minimo di programma di governo non esiste" ha affermato il leader di Azione, aggiungendo: "Il 'tutti contro Meloni' non funziona, non è politica"

Redazione
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Carlo Calenda nutre numerosi dubbi sulla possibile coalizione di centrosinistra che Elly Schlein vorrebbe mettere in piedi. Un progetto confusionario, troppo astratto. Soprattutto, senza delle linee guida precise, secondo il leader di Azione non sarebbe essere “il modo migliore per creare un’alternativa alle destre” e in particolar modo per costruire un governo che sia in grado di rispondere alle necessità dei cittadini. Per questo Azione sta valutando se sia il caso di entrare a farne parte o se sia meglio continuare a correre da soli.

Calenda non imputa la decisione alla presenza di Renzi, con cui dichiara di non avere alcun problema, ma sostiene che finché non vi sarà un’agenda di governo concreta, che riguardi tutti i dossier cruciali di questo periodo politico, la sua posizione rimarrà quella dell’indecisione. “Il campo largo senza un minimo di programma di governo non esiste” ha affermato il leader di Azione, aggiungendo: “Il ‘tutti contro Meloni’ non funziona, non è politica“.

In sostanza, Calenda sostiene l’ideologia che tiene in piedi il Campo largo ma non è d’accordo sulla creazione di un programma che utilizzi il bipolarismo come un sistema “aut aut”. Se alcune proposte del governo sono funzionali vanno accettate per quello che sono e non criticate semplicemente per partito preso. Su questo punto di vista il fondatore di Azione non transige, anche se si dice aperto al confronto e alla ricerca di un’agenda di governo che soddisfi i bisogni di tutte le parti in gioco.

Calenda: “L’unica soluzione è una larga coalizione dei partiti europeisti

Io sono disponibilissimo a discutere, confrontarmi, su ogni tema utile per il Paese” ha dichiarato Calenda, sottolineando di essere sulle stesse posizioni di Elly Schlein sul salario minimo, ma di essere con la maggioranza per quanto riguarda il tema della Giustizia. Per questo il politico ritiene che la polarizzazione forzata che si sta attuando nel nostro Paese possa essere in qualche modo deleteria. Il leader di Azione lo spiega portando come esempio Prodi e Berlusconi ed evidenziando che nel loro caso c’erano sia azioni di governo concrete sia forze popolari moderate, mentre oggi “è un corpo a corpo senza concretezza“.

Carlo Calenda
Carlo Calenda, leader di Azione

Questa polarizzazione estrema per cui non conta più quello che si propone ma solo lo scontro gli uni contro gli altri, perfino su un incontro di boxe femminile, porta al disastro, non solo l’Italia ma le democrazie occidentali” ha tuonato Calenda, aggiungendo che l’obiettivo di Azione è quello di “cambiare questo sistema di o tutti di qua o tutti di là, di scontro continuo a prescindere” perché “crediamo che alla fine l’unica soluzione per questo Paese sarà una larga coalizione dei partiti europeisti“.

Calenda: “Con Elly Schlein ho un ottimo rapporto, ma non mi sono piaciuti gli attacchi a Toti

Carlo Calenda non sembra nutrire diffidenze nei confronti di Elly Schlein, segretaria del Partito democratica, con cui ha dichiarato di avere colloqui e un “ottimo rapporto“. Il politico di Azione vorrebbe però cambiare la natura della loro relazione, iniziando a “trattare temi concreti, come faccio con Meloni, alla quale ad esempio ho suggerito di confrontarsi con le opposizioni su un tema importante come il Piano Mattei“.

Elly Schlein
Elly Schlein, segretaria del Pd

Anche in questo campo, però vi sono degli attriti che vanno risolti. Il leader di Azione ha infatti dichiarato che in vista delle prossime elezioni regionali, “in Emilia-Romagna e in Umbria non abbiamo problemi, saremo col centrosinistra perché i candidati sono ottimi e riformisti“, ma in Liguria la questione diventerà invece più complessa. “Non ci è piaciuto come è stato attaccato Toti” ha sostenuto Calenda, aggiungendo che sulla questione “c’è in gioco lo stato di diritto“.

Non è tollerabile tenere ai domiciliari una persona finché non si dimette. Ecco, se la parola d’ordine è giustizialismo, noi non possiamo starci – ha continuato il leader di Azione – E altra cosa. Nel programma del candidato, chiunque sia e con la massima stima per Orlando, chiediamo che si preveda che si vada avanti con le infrastrutture, non che ci si opponga anche alla Gronda, e che si metta mano alla sanità, dove davvero Toti ha sbagliato“.

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