“Proroga taglio cuneo al 2024? allo studio anche sopra 35mila euro lordi, ma serve prudenza”, afferma il ministro del Lavoro Marina Calderone a Radio24 in merito al Decreto Lavoro approvato ieri al Consiglio dei ministri
“Siamo partiti con la manovra di bilancio, in cui abbiamo riconfermato i due punti che c’erano fino al 31 dicembre dell’anno scorso. Successivamente abbiamo aggiunto un altro punto per redditi più bassi.
Oggi con tutte le risorse a disposizione siamo tornati su un tema che è quello di restituire alle famiglie e ai lavoratori una parte di quella che è la contribuzione che mensilmente devono versare”. Lo ha sottolineato il ministro del Lavoro, Marina Calderone, intervistata a Radio24 in merito alle novità introdotte dal decreto sul lavoro approvato ieri al Consiglio dei ministri.
“Il taglio a cui siamo arrivati è un taglio importante perché fa sì che per chi ha redditi fino a 25mila euro c’è una riduzione del 70% dei prelievi contributivi e per chi ha 35mila euro invece il 60%.
Certo l’impegno è quello di lavorare per creare le condizioni per rendere strutturale questo intervento che in questo momento bisogna dire che era necessario e che i risparmi sono stati messi a favore delle famiglie”, ha precisato Calderone.
Sulla possibilità che la norma possa diventare strutturale, ha aggiunto: “ci deve essere una situazione che lo consente, si deve agire con prudenza. Il governo ha dimostrato proprio questo, attenzione ai conti e agli equilibri che fanno sì che ci sia la possibilità di utilizzare i risparmi”.
“L’obiettivo è arrivare in legislatura a una riduzione del costo del lavoro e quindi taglio del cuneo fiscale e contributivo che possa essere strutturale lato azienda e lato lavoratore”.
“L’intervento nel decreto approvato ieri elimina le causali di difficile applicazione e che, soprattutto, potevano generare contenziosi. Il decreto di ieri affida alla contrattazione collettiva nazionale e territoriale la definizione delle causali, poi c’è una clausola per cui si dice che laddove non c’è in questo momento una previsione da parte della contrattazione collettiva si dà alle parti la possibilità di prorogare per una finestra temporale limitata e in attesa della contrattazione con un richiamo a ragioni tecniche, organizzative e produttive legate alla attività dell’azienda”.
“Non vedo tutta questa polemica rispetto al tema della precarietà anche perché se guardiamo ai numeri del contratto a termine questo è un problema confinato al 2,5 dei contratti mentre gli altri durano meno di 12 mesi”.
Sui patti individuali, la scadenza temporale, è stata “anticipata la 30 aprile del 2024 per dare il tempo alla contrattazione collettiva di poter normare questo aspetto che per noi è prioritario. Credo ci sia un dinamismo che deve essere declinato in un protagonismo delle parti sociali”.
“Vorrei avere strumenti di facile applicazione che vanno visti per quello che sono. Il concetto di precarietà lo associo alle situazioni in cui una determinata fattispecie viene utilizzata stressando la norma e facendo sì che non sia applicata correttamente”, ha aggiunto la ministra.