Posizioni distanti tra i 27 membri dell’Ue sulla risposta da dare al piano anti inflazione degli Stati Uniti: giovedì e venerdì consiglio straordinario
Ci sono divergenze tra i 27 stati membri dell’Ue su quale dovrebbe essere la risposta di Bruxelles all’Inflation Reduction Act (Ira), il piano di sussidi verdi da quasi 370 miliardi di dollari varato dall’amministrazione statunitense che Bruxelles teme possa svantaggiare le imprese europee.
Il tema slitta in cima all’agenda del Consiglio europeo straordinario che giovedì e venerdì riunirà i capi di stato e governo a Bruxelles in un vertice dedicato a come rafforzare la competitività dell’Ue e alla gestione comune dei flussi migratori. Sedute allo stesso tavolo ci sono sensibilità diverse, soprattutto sul piano finanziario.
A confermarlo in conferenza stampa il 6 febbraio è stata la ministra svedese per gli Affari europei, Jessika Roswall, dopo aver presieduto la riunione del Consiglio Affari Generali in qualità di presidente di turno dell’Ue. “Gli Stati membri Ue hanno opinioni differenti su quella che dovrebbe essere la risposta dell’Ue”, ha dichiarato, riferendo di una prima discussione tra i ministri in preparazione del Summit.
Il nodo della discussione sarà sui finanziamenti
Nulla di nuovo, in realtà. La Commissione europea ha svelato lo scorso primo febbraio le sue idee per un Piano industriale per il Green Deal europeo fondato su quattro pilastri: un quadro normativo semplificato per i produttori di tecnologie verdi, spinta sugli accordi commerciali per l’approvvigionamento di materie prime critiche, lo sviluppo di competenze per preparare manodopera alla transizione verde e alcune idee di finanziamento per la futura industria green. Il nodo nella discussione tra i leader sarà proprio sui finanziamenti.
Da un lato, su spinta di Francia e Germania, la Commissione europea propone un allentamento del quadro di aiuti di stato per i settori che sostengono la transizione, come le batterie, la cattura e lo stoccaggio di carbonio, l’idrogeno verde e in generale le energie rinnovabili. Dall’altro, prende atto che allentare le regole sugli aiuti rischia di creare una frattura tra gli Stati che hanno lo spazio fiscale per gli aiuti pubblici (di cui la gran parte sono notificati da Germania e Francia) e quelli che non ce l’hanno, come l’Italia.
Il fondo sovrano europeo per rilanciare l’industria green
Dunque, l’altra via per finanziare il piano per l’industria verde europea è quella di aumentare i finanziamenti propri dell’Ue: a medio termine, con un fondo sovrano europeo per rilanciare l’industria, ma nel breve periodo garantendo la flessibilità dei fondi esistenti, puntando su ‘REPowerEu’, il piano varato a maggio per affrancare l’Ue dai combustibili fossili russi, di cui punta ad aumentare le risorse.
L’impopolare idea dei nuovi strumenti di debito comune
Non sembra invece guadagnare terreno a Bruxelles, per ora, l’idea di nuovi strumenti di debito comune, come è accaduto durante la pandemia Covid-19 con il Next Generation Eu, e a pochi giorni dal vertice, l’idea di un nuovo indebitamento sembra lontana, soprattutto a causa dell’opposizione dei paesi come la Germania e i Paesi Bassi, da sempre contrari all’idea di un nuovo strumento di debito comune.
Nell’ultima versione della bozza di conclusioni del Consiglio europeo – datata 2 febbraio e vista da GEA – è sparito ogni riferimento inserito nella versione precedente a uno strumento finanziario europeo di questo genere, basato sullo strumento SURE contro la disoccupazione. Il riferimento era stato inserito nella prima bozza di conclusioni (del 23 gennaio) su iniziativa del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ma è stata nei fatti bocciata da molti stati membri del peso della Germania e dalla Commissione europea.
Nel capitolo relativo all’economia, i leader Ue dovrebbero ribadire che è necessario rendere più “semplici, rapide e prevedibili le procedure” per gli aiuti di stato, prendendo inoltre atto dell’intenzione della Commissione di presentare “prima dell’estate del 2023” un fondo di sovranità europeo per sostenere gli investimenti in settori di importanza strategica per l’UE.
Il progetto di Michel sulla Banca europea degli investimenti
Intanto, in vista delle discussioni al Summit, Michel ha organizzato proprio ieri una cena di lavoro con Ursula von der Leyen, con la presidente della Banca centrale europea (Bce), Christine Lagarde, il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, e il presidente della Banca europea degli investimenti, Werner Hoyer, per “discutere questioni economiche, in preparazione al Consiglio europeo straordinario del 9 e del 10 febbraio”, ha riferito un portavoce della Commissione Europea.
Michel non ha mai nascosto di voler rendere la Banca europea degli investimenti la spina dorsale finanziaria del futuro Fondo di sovranità industriale, su cui una proposta da parte della Commissione europea è attesa non prima dell’estate, approfittando della revisione intermedia del quadro finanziario pluriennale.
L’intervento informale dell’Italia nel dibattito
L’Italia, dal canto suo, ha fatto recapitare nei giorni scorsi alle altre 26 capitali un documento informale per contribuire al dibattito, sostenendo l’idea di “agire in una logica di ‘pacchetto sull’industria’”, facendo andare di pari passo la discussione sugli aiuti di Stato con quella della revisione della governance economica e la “necessità di costruire una capacità fiscale centrale, sulla scorta dell’esperienza positiva di NextGenerationEU e/o SURE”, ha ribadito in una nota il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.