“Non ho nessuna intenzione di scendere in politica, punto. Né ora né mai.” A precisa domanda, Pier Silvio Berlusconi risponde con schietta trasparenza. Nella serata di ieri, si è tenuta la conferenza stampa di fine anno di Mediaset e di fronte a una sessantina di giornalisti, l’amministratore delegato ha parlato per oltre un’ora, rispondendo a tutti.
Poi, probabilmente è arrivata una delle domande più attese. Quella in riferimento ad una sua possibile entrata in campo politico. Oltre la decisa risposta che non ha lasciato spazio ad interpretazioni, Pier Silvio Berlusconi si è anche esposto argomentando a fondo il suo categorico no alla politica.
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Infatti, sembrerebbe che non esista neanche lo scenario di una scelta da compiere in quanto il figlio del Cav afferma: “Amo Mediaset, amo l’azienda e tutti quelli che ci lavorano. E penso che il mio lavoro qui non sia finito. Rimango assolutamente qui“. Inoltre, l’ad di Mediaset è stato onesto con se stesso, dichiarando di non ritenere “serio” improvvisarsi in un altro mestiere in cui “serve gavetta”. Ed in fine, il terzo motivo, “il più importante”.
Berlusconi non scenderebbe in politica perché a suo parere “c’è già un governo che è stabile, e che sta facendo bene. Pensate solo a cosa sta succedendo negli altri grandi Paesi europei come Francia o Germania. Ora da noi c’è stabilità e il governo lavora bene”. Quindi, con forte riconoscimento all’esecutivo della premier Meloni, Berlusconi sembra abbia voluto anche sedare qualsiasi ipotesi sui presunti conflitti tra Mediaset e l’operato del governo. Nello specifico, il tanto agognato tema del canone Rai, che ha visto la contrarietà di Forza Italia e la spinta della Lega sull’abbassamento da 90 a 70 euro e che ha creato frizioni in maggioranza.
Salvini-Berlusconi
“Salvini mi è molto simpatico, – afferma sorridendo Berlusconi – ma perché sul canone fa questa battaglia? Non lo capisco. Anche perché se togli entrate da una parte poi le devi mettere da un’altra e trovo che la fiscalità generale sia più giusto che vada a finanziare altro, come istruzione e sanità per esempio”. Quindi, “la proposta di ridurre il canone è una mossa di propaganda. La politica è la politica. Ci sta anche fare propaganda. È chiaro che il canone per il cittadino può essere antipatico, tutte le tasse possono essere anticipate, però svolgono un ruolo importante”, ha spiegato Berlusconi.
Ma, c’è molto di più, non si tratta solo di questo, infatti Berlusconi pensa che la politica italiana debba, anzi, avere “un occhio di riguardo sulla Rai“, che è rappresentanza dell’Italia intera. In tal senso, l’ad tiene a sottolineare che Mediaset non teme un canone più basso, piuttosto si ha paura di qualsiasi cosa possa indebolire la Rai e quindi, in assoluto, il sistema audiovisivo italiano. “La mia idea è opposta – spiega P.S. Berlusconi – la Rai dovrebbe fare più servizio pubblico, con fasce orarie commerciali dedicate”.
Festival di Sanremo tra Rai e Mediaset
In tutto questo, il Tar della Liguria ha dato inizio ad una “battaglia” sanremese, con l’emissione di una sentenza secondo cui dal 2026 si dovrà procedere all’affidamento del Festival con una gara aperta agli operatori del settore. Uno scenario che, di conseguenza, inserirà nella partita tutte le altre reti: “Mi sembra che la situazione sia davvero ancora troppo fumosa per esprimere qualche tipo di giudizio, non arrivo nemmeno pensare se mai potrebbe interessarci – continua l’ad quasi divertito – Onestamente non ho ancora capito cosa stia succedendo“.
Detto questo, l’amministratore delegato ritiene che Sanremo sia “un pezzo di Rai” e allo stesso tempo che la Rai “sia il vero motore, la vera forza del Festival di Sanremo” e in quanto italiano, si augura anzi che Sanremo possa rimanere in Rai.
Quindi, si può dire si intraveda una piccola apertura alla possibilità del Festival in Mediaset ma esiste anche la consapevolezza che la kermesse debba continuare ad essere considerata della Rai. “Se mai un domani dovesse essere sul mercato veramente un progetto da considerare con logiche commerciali valuteremo con l’atteggiamento giusto, che è quello di una azienda commerciale che valuta costi e ricavi“, ha concluso Pier Silvio Berlusconi.
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