I lavori sono cambiati. Quelli più gettonati, ad oggi, riguardano l’industria dei social. Sempre più frequentemente sono proprio i bambini i protagonisti dei contenuti, i quali vengono buttati nelle storie, nei video e nei post per acchiappare like e generare interazioni, diventando dei veri e proprio influencer. In quel mondo apparentemente fuori controllo a volte privo di regolamentazione anche per la condotta. Tant’è che per dare una definizione, si parla di “sfruttamento di minori”.
Troppo spesso si assiste anche ad un odio pericoloso che è permesso grazie alla maschera dell’anonimato dietro cui gli haters spesso si nascondono. Per contrastare questo fenomeno definito “sharenting”, ovvero la condivisione dei figli sui social, il governo sta formulando una legge bipartisan.
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L’approvazione già dopo l’estate
La legge bipartisan, che vede la partecipazione di tutti gli schieramenti in accordo, tiene conto dei sette disegni di legge depositati in parlamento che si oppongono agli abusi sul web. A seguito delle direttive per gli influencer, emanato lo scorso gennaio, il primo step di una delle Commissioni potrebbe essere già approvato subito dopo l’estate, tra settembre e ottobre. La legge, che è in attesa di una diminuzione dei parametri da parte di Agcom, stabiliva una maggiore chiarezza riguardo alle pubblicità anche quelle occulte per coloro che dispongono sulle loro pagine un milione di follower e il coinvolgimento del 2% degli utenti.
Sarà compreso invece dall’autunno prossimo il codice di comportamento curato da Agcom, l’Autorità della Garanzia e della comunicazione, coadiuvato dalle associazioni di settore. Per arrivare ad avere più chiarezza e discrezione dopo il caso Ferragni-Balocco. In questo modo cambierà il ruolo dell’influencer, tramutandolo in un vero e proprio media audiovisivo soggetto a regolamentazioni. Uno tra tutti ad essere stabilito con criteri specifici per legge sono i supplied e gifted, ovvero le collaborazione delle star dei social pagati in regali da parte dei brand per ottenere promozioni.
Fenomeno che è dilagato sempre di più coinvolgendo anche coloro che hanno meno di un milione di follower e i micro-influencer con al massimo 100mila seguaci. Giro d’affari che secondo il Direttore dell’osservatorio internet media del Politecnico di Milano, si aggirerebbe attorno al 100 milioni di euro di cui solo il 20-25% per i gifted.
Social, accesso vietato ai minori di 16 anni
La legge proposta al Senato da parte del Pd e Fratelli d’Italia prevede la “Madia-Mennuni”, norma che tutela i minori obbligando le piattaforme a verificare l’età degli utenti per impedire l’accesso ai minori di 16 anni, annullando al di sotto di questa età ogni contratto. La diffusione di un minore sui social deve essere inoltre approvata da entrambi i genitori oltre alla Direzione provinciale del lavoro qualora venga percepito un reddito superiore ai 12 mila euro annui. Oltre a questa cifra, il guadagno corrisposto deve essere versato su un conto corrente riservato al minore non immediatamente disponibile tranne in caso di necessità approvato da una giudice.
Una proposta proveniente da un’esponente dei 5stelle, Gilda Sportiello prevede la rimozione delle immagini ritraenti tutti i minori di 14 anni. Dovendo le piattaforme creare un codice che regoli la diffusione di immagini dove sono presenti gli individui con un’età inferiore ai 18 anni. Il verde Angelo Bonelli propone che debbano essere comunicati le attività di sharenting e dei baby influencer alle autorità tramite l’Agcom. A pensare alla pubblicità riguardo ai prodotti finanziari e sui consigli d’acquisto dei titolo in Borsa, è stata la Lega che è favorevole a delle indagini a riguardo a seguito di multe fino a 75mila euro a chi promuoveva giochi d’azzardo.
Chi non è d’accordo
Gli oppositori non mancano. A non essere d’accordo al tavolo tecnico sono l’Associazioni degli influencer Aicdc non volendo paragonare una star del web ad un editore, non avendo il controllo della piattaforma. Assoinfluencer vuole eliminare la soglia di applicazione delle regolamentazioni. Anche se questo è solo il primo passo dichiara Agcom. Secondo la Social Media Manager Veronica Gentili, si dovrebbe decidere una soglia di fatturato minimo al di sotto del quale è obbligatoria una tassazione forfettaria. Mentre in caso di un importo maggiore è necessario aprire la partita Iva e ottenere un codice Ateco creato appositamente. Per poter tassare anche i prodotti ottenuti in forma gratuita in cambio di pubblicità. Argomento trattato da Selvaggia Lucarelli che ha un effetto divisivo.
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