Un emendamento del ministero della Difesa, finalizzato a velocizzare e semplificare l’acquisto di armi da parte del nostro Paese, ha infuriato e destabilizzato le opposizioni italiane. Forse già domani, il dicastero guidato da Guido Crosetto presenterà una proposta che permetterà di evitare il controllo preventivo della Corte dei Conti sull’acquisto di armamenti, grazie alla costituzione di una commissione speciale che verificherà e vaglierà la regolarità dei contratti.
L’obiettivo è quello di accelerare la costruzione di contratti di produzione o commercio di armi, munizioni e materiale bellico. Una conseguenza quasi scontata della firma degli accordi della Nato, formulati all’Aia, che prevedono spese pari al 5% del Pil per la difesa e la sicurezza del Paese. Affinché questo obiettivo sia raggiunto in 10 anni, l’Italia dovrà sburocratizzarsi e velocizzare i propri processi di acquisizione degli strumenti bellici.
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In questo modo, come spiegato più volte da Crosetto stesso, si potrà sopperire alle carenze a cui devono far fronte le forze armate. Il particolare momento geopolitico, con due conflitti alle porte dell’Europa, ha portato l’Ue a fare i conti con le proprie possibilità in termini di difesa e protezione, giungendo alla conclusione che è sempre più necessario un piano di riarmo.
Armi, in cosa consiste l’emendamento del ministero della Difesa
L’emendamento si basa su due punti fondamentali. Innanzitutto, è necessaria la creazione di una commissione che decida sull’acquisto delle armi. Questa sarà formata da un magistrato del Consiglio di Stato, da un avvocato dello Stato, da un rappresentante per ciascuna forza armata e da un rappresentante della Direzione nazionale degli armamenti. Figure specializzate che garantiranno l’equità e l’efficienza della decisione.
Il secondo punto riguarda riguarda la volontà di sottoporre i contratti a segreto, contrariamente a quanto previsto dal decreto legislativo sui contratti pubblici. La segretezza servirebbe a garantire la sicurezza del Paese, evitando la pubblicazione di informazioni che potrebbero rivelarsi “sensibili” per l’Italia. Resta poi da capire dove inserire questo emendamento. Gli uffici legislativi lo hanno redatto come emendamento al dl Infrastrutture, ma non è escluso che possa essere inserito in un altro decreto al fine di ottenerne l’approvazione il prima possibile.
Armi, la furia delle opposizioni dopo la proposta del governo Meloni
La proposta del governo è stata anticipata da fonti stampa ed ha immediatamente scatenato una forte polemica nel centrosinistra. Tra i più duri c’è il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che ha sostenuto che l’emendamento sarebbe finalizzato a dare “beneficio ai signori delle armi“, trasformando l’acquisto delle armi in una pratica segreta e non più trasparente.
Sulla stessa linea d’onda anche i volti di Alleanza Verdi e Sinistra. “Questa è un’altra gravissima vergogna, contro cui ci opporremo in tutti i modi“, ha sostenuto Nicola Fratoianni, poi seguito da Angelo Bonelli: “Si tratta di una norma che porta l’Italia in uno stato di guerra“.
Le polemiche delle opposizioni hanno trovato però il muro duro di Antonio Tajani, ministro degli Esteri, che ha difeso l’emendamento sostenendo che le spese per la difesa non sono utili solo in caso di guerra, ma anche per gestire le calamità che troppo spesso colpiscono il nostro Paese. “Chi interviene quando c’è un terremoto? Chi interviene quando c’è un’alluvione? Chi interviene contro il terrorismo? Chi ha portato mille cittadini di Gaza in Italia?“, ha domandato retoricamente il vicepremier, per poi ricordare che senza investimenti non si può avere nemmeno sicurezza.
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