Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani è stato ospite del programma Restart su Rai3 e della trasmissione Specchio dei Tempi su Rainews24. Principalmente ha parlato della situazione in Medio Oriente e del rischio antisemitismo che sta crescendo anche in Italia.
Tajani: antisemitismo e sicurezza
Il ministro avverte del crescente rischio antisemitismo in Italia e ci tiene a sottolineare che non bisogna confondere la critica legittima al governo di Benjamin Netanyahu, con gli ebrei che vivono nel mondo, i quali non sono responsabili delle decisioni prese dal premier israeliano. Concorda con la decisione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi di innalzare i livelli di sicurezza in tutti i luoghi di culto e cultura ebraica, “perché l’antisemitismo è un rigurgito che va stroncato sul nascere”.
Sui cartelli contro Liliana Segre commenta che la senatrice prima veniva esaltata come simbolo della lotta al nazifascismo e ora viene accusata se rivendica il diritto di essere ebrea e di difendere l’integrità di Israele. “Le persone vanno sempre rispettate”, quindi esprime “solidarietà alla senatrice Segre e a tutti coloro che sono stati additati come pericolosi agenti”.
Riguardo al rischio terrorismo il vicepremier assicura che dal 7 ottobre, data in cui ricorre un anno dall’inizio della guerra, i livelli di sicurezza saranno altissimi, anche se i rischi ci sono lo stesso. “Il Ministero dell’Interno, la Guardia di finanza, polizia, carabinieri, ma anche la polizia penitenziaria nelle carceri e la nostra intelligence stanno facendo un lavoro di prevenzione eccezionale”.
Situazione in Medio Oriente
Tajani racconta di aver avuto un incontro con il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz, il quale gli ha assicurato che Israele farà attenzione ai militari italiani in Libano che fanno parte della missione Unifil, quindi al momento “non stanno correndo alcun pericolo”.
Spiega inoltre che è stata ridotta la presenza anche dell’altra missione in Libano, che si occupa di addestrare i militari libanesi, in cui sono rimasti solo i militari che devono gestire la caserma. Assicura poi che ogni giorno è in contatto con le ambasciate italiane a Tel Aviv, a Beirut e a Teheran e dichiara che è stato consigliato agli italiani in Libano di lasciare il paese: “Non siamo nel momento dell’evacuazione ma se fosse necessario siamo pronti a farlo”.
Il vicepremier afferma che l’obiettivo attuale di Israele è quello di far arretrare le truppe Hezbollah dal confine israeliano, fino dietro il fiume, per poter evitare che i loro missili colpiscano la popolazione nel nord d’Israele. Israele vuole una zona blu, che funga da frontiera neutrale fra il Libano e Israele, “lì dove ci sono i nostri militari che devono continuare a garantire la pace e la stabilità dell’area, una missione molto difficile però credo che il loro ruolo è ancora importante”. Se Hezbollah, che ora si trova in difficoltà, deciderà di arretrare, c’è la possibilità di evitare un attacco israeliano via terra.
In generale la situazione in Medio Oriente, e in questo momento quella sul fronte libanese, preoccupa molto, “ma stiamo lavorando per cercare di evitare una
escalation” dichiara Tajani, che oggi pomeriggio parteciperà a una riunione tra i ministri degli Esteri dell’Unione Europea. L’obiettivo sarà quello di cercare una strategia che possa contribuire a “mantenere aperta una porta per la diplomazia“ ed evitare una guerra regionale.
L’obiettivo della comunità internazionale è la de-escalation e il cessate il fuoco a Gaza e nel Libano per salvaguardare la popolazione civile. “Stiamo facendo la nostra parte fino in fondo. E il G7 è unitissimo su questo”. Si deve puntare al mantenimento dei due popoli e due Stati e “tutte le parti devono capire che non esistono altre soluzioni”.
Dichiara poi che a Gaza sono arrivati i primi aiuti italiani del Food for Gaza, e che “ci siamo attivati anche per la popolazione libanese: è arrivato un primo cargo di aiuti dell’aereonautica”.
Riguardo all’avvicinarsi del 7 ottobre il vicepremier commenta che la reazione israeliana di difesa è stata giusta, ma non è stato giusto coinvolgere anche la popolazione civile palestinese, “troppi morti, un dramma che è elemento di preoccupazione”. Comunque non ci si deve dimenticare dell’attacco di Hamas, “un atto da nazisti”, e “non vorrei che, un anno dopo, le manifestazioni e le riflessioni su quella strage da cui è cominciato tutto risultino sbilanciate a favore di una parte e a scapito di un’altra”.
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