Da Nord a Sud, in tutta Italia, parte dei magistrati iscritti all’Associazione Nazionale Magistrati incroceranno le braccia. Una mobilitazione su larga scala che non potrà non rialimentare lo scontro di Anm con la maggioranza di governo e che arriva a meno di una settimana dall’incontro con il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, segnata in calendario al 5 marzo e, almeno per il momento, confermato.
Ma, come sostenuto dal Presidente di Anm, Cesare Parodi, “non è uno sciopero contro qualcuno ma a difesa di alcuni principi della Costituzione in cui fermamente crediamo“. Una soluzione, che a detta di Parodi, sarebbe la migliore per cittadini, magistrati e “addirittura per i politici“. Il Presidente, eletto lo scorso 10 febbraio, ha puntualizzato l’origine non privilegiata della mobilitazione, dicendosi dispiaciuto che le persone possano pensare che si stiano difendendo privilegi e una casta “perché si è formata una narrativa su di noi che non corrisponde alla realtà” e anzi, se fosse realmente così, “la maggior parte di noi non sarebbe qui“.
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Il Presidente del sindacato, parlando fuori il ‘Palazzaccio’, dove si sta tenendo il Flash mob dei magistrati, espone la soddisfazione nel vedere i primi dati in fatto di previsioni di adesione allo sciopero delle toghe, rimarcando l’importanza di questa giornata. “E’ la prima tappa, la prima manifestazione pubblica a cui affidiamo il nostro messaggio“, afferma infatti Parodi considerando l’influenza del colloquio con i cittadini.
Parlando della ragioni per cui è stato indetto lo sciopero, Parodi pone il “rischio concreto” che ci possa essere in prospettiva una “mutazione genetica del pubblico ministero” e che il pm “possa essere condizionato dai poteri forti“. Un aspetto che sarebbe estremamente negativo per “i cittadini comuni“. Dunque, “temiamo la rivisitazione del ruolo del pm che oggi è una grande garanzia per tutti i cittadini” libero di lavorare e verificare i fatti a 360°. Motivo per cui, rinunciare a questa garanzia sarebbe “molto grave“.
Anm, a Roma flash mob alla Cassazione
Lo sciopero è stato indetto a dicembre dall’Anm che non si limita a essere una giornata di astensione dal lavoro, ma di “incontro con la cittadinanza“, come aveva spiegato il neosegretario generale Rocco Maruotti. Tra le varie città italiane, Roma sarà il nucleo principale della protesta. A partire dalle 10, sulla scalinata della Corte di Cassazione, i magistrati indosseranno la coccarda tricolore sulla toga e terranno in mano una copia della Carta, come già avvenuto con le proteste alle cerimonie di inaugurazione dell’Anno Giudiziario, il 18 gennaio scorso.
A seguire pm e giudici si posteranno in una sala del cinema Adriano, proprio di fronte il Palazzo della Corte, a Piazza Cavour, dove sarà tenuta un’assemblea pubblica aperta alla società civile, con presenti i vertici di Anm.
Anm, lo sciopero a Milano
Anche la scalinata di fronte al Palazzo di Giustizia di Milano è stata affollata da circa un’ottantina di colleghi con toghe addosso, Costituzione alla mano e coccarde tricolore. Schierati con cartelli in mano con frasi di Calamandrei, i magistrati presenti distribuiranno anche opuscoli informativi sulle ragioni della protesta di Anm, su cui si legge “Giustizia bene comune, difendiamola insieme!“. In seguito, anche nel capoluogo lombardo, ci si sposterà nell’aula magna del Palagiustizia dando il via all’assemblea pubblica, durante la quale interverranno i professori Gian Luigi Gatta, Luca Masera, Mario Zanchetti e gli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini, interverranno per spiegare cosa a loro avviso comporterebbe la riforma Nordio.
Alcuni attori teatrali, poi, leggeranno passi della Costituzione e del Discorso sulla Costituzione di Piero Calamandrei. Infine, i magistrati che devono lavorare per garantire i livelli essenziali, come le udienze delle direttissime o quelle con imputati detenuti, stanno facendo mettere a verbale alcune frasi, le medesime in tutta Italia, per comunicare la loro adesione all’astensione, nonostante risultino in servizio. Le altre udienze, invece, non sono state calendarizzate o non vengono celebrate, così come sono ferme altre attività d’ufficio.
“Noi con questo sciopero esprimiamo il nostro pensiero critico su questa riforma che attenta all’equilibrio dei poteri con effetti devastanti sullo Stato di diritto“. Così ha spiegato il presidente della sezione milanese dell’Anm, Manuela Andretta, esponendo i tanti rischi cui si andrebbe in contro con l’attuazione della Riforma Nordio, non solo per la separazione delle carriere, ma anche perché prevede “un Csm che si sdoppia“, avendo così un Csm composto da magistrati estratti a sorte, una Alta Corte disciplinare che va a decidere senza possibilità di impugnazione da Cassazione.
Proprio in merito alla separazione delle carriere, Andretta ha chiarito lo scenario che si verrebbe a creare, che vede l’allontanamento del pm dalla “cultura della giurisdizione” diventando così “l’avvocato dell’accusa e questo per i cittadini, non per i magistrati, è un pericolo“. Oggi, secondo Andretta, si sta aderendo ad uno sciopero di civiltà, non una rivendicazione corporativa o uno scontro ideologico contro il Governo, ma un atto di responsabilità civile. Infatti, la magistratura sciopera “perché il silenzio sarebbe complicità“, affinché si possa attuare una riforma per “migliorare”.
Torino, 70% di adesione
A Torino, invece, la giornata di sciopero si è aperta con la distribuzione di volantini a passanti e automobilisti davanti all’ingresso del Palazzo di Giustizia da parte di giudici e pm. Fra i partecipanti all’iniziativa, figurano anche Edoardo Barelli Innocenti e Lucia Musi, Presidente della Corte d’Appello e Procuratore generale del Piemonte, oltre al Presidente della giunta piemontese della Anm, Mario Bendoni, che ha espresso la preoccupazione in fatto di Riforma prima “come cittadini e poi come magistrati“. A seguire la discussione, nella maxi aula 2, insieme a centinaia di giudici e pm ci sarebbero anche decine di studenti e di cittadini.
Stando a prime indicazioni, anche provvisorie, sembra sia stata registrata un’adesione allo sciopero a Torino che supera abbondantemente, in certi settori, il 70%. “La riforma – ha puntualizzato Bendoni – preoccupa anche perché non è a se stante, ma è calata in un allarmante contesto di attacchi continui non solo contro la magistratura nel suo complesso, ma verso singoli colleghi rei, per così dire, di avere preso decisioni sgradite alla maggioranza politica di turno“. Si tratterebbe, ormai, secondo il Presidente piemontese, di un clima di insofferenza generale verso l’esercizio della funzione di controllo da parte della magistratura che “purtroppo non si respira solo in Italia“.
Curatoli (Anm Napoli): “Rischio di assoggettamento dei pm all’esecutivo”
“La nostra più grande preoccupazione è che questa riforma si traduca in un assoggettamento dei pubblici ministeri all’Esecutivo“. Così, invece, il Presidente dell’Anm di Napoli, Cristina Curatoli, esordisce nella biblioteca Tartaglione del Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli, dove i magistrati sono riuniti in sciopero. “In quasi tutti sistemi giudiziari diversi dal nostro che hanno aderito alla separazione delle carriere – ha rimarcato Curatoli – questa è stata la conseguenza che si è determinata“.
La Riforma costituzionale in cantiere, secondo la presidente dell’Anm di Napoli, deve essere letta e considerata nel suo complesso e preoccuparebbe nel suo insieme in quanto lede l’autonomia e l’indipendenza della magistratura con l’introduzione della separazione delle carriere, con l’istituzione di un’altra corte disciplinare e con il depotenziamento dell’organo interno di autocontrollo, posto proprio a tutela dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura.
Le motivazioni dello sciopero
Al centro delle motivazioni che hanno mosso Anm ad indire lo sciopero è insediata la Riforma alla Giustizia riguardante la separazione delle carriere nella magistratura. Nello specifico, si andrebbe a modificare il titolo IV della Costituzione con l’obiettivo di separare le carriere dei magistrati requirenti e giudicanti. A tal fine verrebbero previsti due Csm, il Consiglio superiore della magistratura giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente.
L’incontro con Meloni
La Riforma ha, quindi, portato alle proteste di Anm invocando un inevitabile attrito con il Governo che aveva pienamente sostenuto la bandiera storica di Forza Italia, con 174 voti a favore della Camera, 92 voti contrari e 5 astenuti. La corrente di Magistratura Democratica interna ad Anm, aveva difatti proposto le proteste nel corso delle cerimonie di inaugurazione dell’Anno Giudiziario con tanto di abbandono dell’aula. Con il cambio di Presidente prima di Md ed ora di Magistratura Indipendente, sembra si sia riuscito ad aprire una finestra di confronto con il Governo.
Infatti, l’appuntamento con la premier Meloni era stato proposto dallo stesso Parodi nel momento della sua proclamazione a nuovo Presidente dell’Associazione. L’incontro, come definito dal segretario del sindacato, sarò quindi “un’occasione di confronto per cercare di spiegare ancora una volta le nostre ragioni rispetto alle obiezioni che poniamo sulla riforma e anche per far capire meglio che non siamo nemici della nazione ma persone che svolgono una funzione delicata che è quella di garantire i diritti dei cittadini“. Si attende di sapere se l’incontro rimarrà confermato o se salterà in seguito allo sciopero.
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