Fonti del Ministero degli Esteri italiano avrebbero confermato che il governo italiano era a conoscenza già dal 20 gennaio 2025 dell’esistenza di un mandato di cattura emesso dalla Procura Generale di Tripoli a carico del libico Osama Almasri. Il generale era stato arrestato su suolo italiano, a Torino, il 19 gennaio dello scorso anno e poi rilasciato e rimpatriato a 48 ore di distanza.
Da quanto riferito, la Farnesina aveva ricevuto, contestualmente con l’emissione de mandato di cattura internazionale Procura presso la Corte Penale Internazionale de L’Aja, una richiesta di estradizione da parte dell’Autorità giudiziaria libica. Sarebbe stata proprio questa richiesta a “costituire una delle fondamentali ragioni per le quali il Governo italiano ha giustificato alla Cpi la mancata consegna di Almasri e la sua immediata espulsione proprio verso la Libia“.
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Le fonti spiegano che questo dato sarebbe “facilmente riscontrabile da chiunque sul sito della Corte, ed è stato ampiamente illustrato in sede di Tribunale dei ministri, di Giunta per le autorizzazioni della Camera e nell’Aula della stessa Camera“. Proprio per questo, è stato specificato che sarebbe “singolare“ che questo elemento “rappresenti una assoluta novità per tanti esponenti delle opposizioni“.
L’unica novità, almeno secondo quanto dichiarato dalle fonti di governo, “rispetto al 20 gennaio 2025 è quanto avvenuto a Tripoli con gli scontri armati scoppiati nel maggio 2025“. Questi sono scattati a seguito dell’uccisione di Abdelghani Gnewa Al Kikli.
A seguito di questo evento, la Forza Rada, di cui Almasri è un esponente di spicco, è stata indebolito militarmente e politicamente ed ha subito un ridimensionamento, con una “cessione di fatto del monopolio delle funzioni di sicurezza delegate e delle capacità di controllo del territorio“. Sarebbe stata proprio questa riduzione dell’autonomia della Rada ad aver permesso e reso “materialmente possibile e funzionale a obiettivi interni del Governo di Unità Nazionale Libico il fermo di Almasri“.
Libia: Almasri si è consegnato spontaneamente
Secondo quanto si legge in una nota diffusa dal movimento della zona di Tripoli di cui fa parte il generale libico, Almasri si sarebbe presentato volontariamente davanti alla Procura generale per sottoporsi all’interrogatorio disposto dalla Procura in riferimento alle accuse nei suoi confronti. Secondo le fonti, avrebbe dimostrato “coraggio e fiducia” nel percorso della legalità e viene definito come chi “cammina sulla via della verità senza temere il confronto“.
Questa presentazione spontanea rappresenterebbe, secondo la nota, una sfida diretta al procuratore generale affinché apra i dossier più pesanti sui temi della corruzione e dei gruppi armati. Secondo il gruppo di Souq al-Jumaa, di cui fa parte Almasri, ritiene che le bande del premier Abdel Hamid al-Dbeibah e le milizie tribali e regionali di saccheggi e i crimini di guerra siano “una macchia nazionale“. La nota si conclude con la considerazione che “la voce della verità resterà alta nonostante i tentativi di imbavagliarla” e ribadendo che la Libia potrà ricostruirsi solo attraverso “legge e giustizia“.
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