Il 9 maggio 1978 il cadavere di Aldo Moro viene ritrovato all’interno della Renault 4 di colore rosso, rubata il 2 marzo all’imprenditore Filippo Bartoli. Le immagini di quel giorno entreranno nella storia della Repubblica italiana e la ferita dell’omicidio del leader della Democrazia cristiana continuerà a sanguinare copiosamente.
Dopo un sequestro durato 55 giorni, colmo di colpi di scena e terrore, arriva la conferma che Aldo Moro è stato ucciso. Il suo corpo viene lasciato, simbolicamente, a metà strada tra le sedi della Democrazia cristiana e del Partito comunista italiano. In quei 55 giorni ha avuto inizio e si è poi conclusa la vicenda più fosca della Prima repubblica.
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Questa mattina il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha deposto una corona di fiori sotto la lapide dell’onorevole Aldo Moro in via Caetani. Sui social è invece giunto il messaggio di cordoglio e ricordo del premier Giorgia Meloni, che ha ricordato l’uccisione del leader della Dc e di Peppino Impastato, definendole “due figure diverse“, che hanno segnato segnato la storia del nostro Paese e che sono state accomunate da un tragico destino.
“Due simboli, caduti per altro nel pieno di quegli ‘anni di piombo’ che hanno segnato l’Italia con il sangue di troppi innocenti“, ha dichiarato il Presidente del Consiglio, sottolineando come il governo italiano è convinto nel rinnovare il proprio impegno e la difesa della libertà del popolo. “Onoriamo il loro sacrificio, costruendo ogni giorno una Nazione più forte, unita e libera“, ha concluso Meloni.
Il ricordo della politica italiana
“Ricordiamo con profonda gratitudine una delle figure più significative della storia repubblicana“, ha invece scritto il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ha voluto mettere in luce come la morte di Aldo Moro sia effettivamente un monito e un richiamo alla responsabilità, in quanto “la democrazia va difesa ogni giorno, con coraggio e fermezza, contro ogni forma di violenza e fanatismo“.
Parole in parte allineate a quelle del presidente della Camera, Lorenzo Fontana, che ha evidenziato come “il ritrovamento del corpo senza vita dell’onorevole Aldo Moro divenne l’emblema di una stagione di sangue, che ha lasciato un’impronta indelebile nella coscienza collettiva degli italiani“.
Sentitissime anche le parole del leader pentastellato, Giuseppe Conte, che ha definito “d’esempio” le azione di Moro, per poi ricordare come “la passione che ha portato Peppino Impastato a sfidare la mafia rivive ogni volta che un giovane decide di non abbassare la testa“. Il Pd, invece, partecipa alle 12:30, insieme alla segretaria Elly Schlein ad un omaggio ad Aldo Moro in via Caetani.
Il 9 maggio 1978: il ritrovamento del corpo di Aldo Moro
“Troverete il corpo dell’onorevole Aldo Moro in via Caetani“, con queste poche parole, le Brigate Rosse hanno annunciato l’uccisione del leader della Democrazia cristiana. Successivamente, si saprà che a colpire materialmente con una raffica di mitra Aldo Moro è stato Mario Moretti, responsabile primo del rapimento.
Le indagini confermano che la Renault rossa è stata parcheggiata quella mattina stessa in una Capitale blindata. Un colpo durissimo per la macchina della sicurezza di Roma. Alle 12:30, Valerio Morucci telefona al professore Francesco Tritto, uno dei collaboratori di Moro, e annuncia la morte del leader politico. In poco tempo le forze dell’ordine si precipitano nel luogo indicato. Con loro ci sono gli artificieri, perché si teme la presenza di esplosivi.
Alle 14 la notizia diviene di dominio pubblico e via Caetani viene invasa dai politici e gente comune. Nonostante il caos, il silenzio sembra irrigidire ogni attimo. La famiglia Moro preferisce i funerali privati ed evita quelli di Stato. Il corpo di Moro, quindi, viene seppellito a Torrita Tiberina, circondato solo dai suoi cari più prossimi. Ancora oggi, il nome del leader della Democrazia cristiana rimane impresso nella memoria collettiva, a monito dell’importanza della difesa della democrazia e dei suoi diritti.
“Noi non vogliamo essere gli uomini del passato, ma quelli dell’avvenire. Il domani non appartiene ai conservatori ed ai tiranni: è degli innovatori attenti, seri, senza retorica“, disse Aldo Moro in uno degli interventi più cruciali della sua vita politica, che resta oggi ancora il suo testamento politico.
“Quella di Moro è una delle vicende più tragiche e oscure della stagione di violenza che la Repubblica si è trovata ad attraversare nel corso degli anni ’70“, ha dichiarato infatti Roberto Giachetti, che oggi insieme ad una delegazione di Italia Viva renderà omaggio al leader della Dc ponendo una corona di fiori in via Caetani. “Fu un eroe mite, che pagò con la vita la sua ferma volontà di preferire il dialogo alla contrapposizione ideologica“, ha continuato.
Il rapimento di Aldo Moro
Gli ultimi 55 giorni della vita di Aldo Moro ebbero inizio il 16 marzo 1978, quando l’automobile su cui viaggiava il presidente della Democrazia cristiana venne fermata in via Fani, a Roma, da un nucleo armato delle Brigate Rosse. I cinque membri della scorta vennero brutalmente uccisi e il leader della Democrazia cristiana viene rapito. “Attacco al cuore dello Stato“, questa è la definizione che accompagnerà l’attentato per il resto della storia italiana.
Moro è stato trattenuto contro la sua volontà nella “prigione del popolo“, ovvero l’appartamento di proprietà di Anna Laura Braghetti, che si trova in via Camillo Montalcini 8, sempre nella Capitale. Nel corso del sequestro le Brigate rosse, che rivendicarono l’atto, rilasciarono 9 comunicati, in cui vennero spiegate le motivazioni del sequestro e venne intavolata una trattativa con lo Stato italiano.
Nello stesso periodo Moro inviò 86 lette a diversi destinatari, compresi gli esponenti principali del suo partito, la sua famiglia e il Pontefice Paolo VI, con cui ha intrattenuto rapporti strettissimi. A nulla valsero i tentatiti di un compromesso e il destino del leader della Dc fu condannato a rimanere tra le pagine più oscure nel nostro Paese.
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