Italia-Albania, accordo sui migranti bloccato dai giudici di Tirana

L'opposizione al governo albanese ha presentato ricorso alla Corte costituzionale, che ha deciso di esaminare il patto con l'Italia prima della ratifica

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Ieri sera un fulmine a ciel sereno ha colpito Giorgia Meloni ed il premier dell’Albania Edi Rama che, mentre si trovavano a Bruxelles per il Consiglio d’Europa, hanno ricevuto una notizia poco piacevole: la Corte costituzionale albanese ha sospeso l’approvazione dell’accordo sui migranti tra Italia e Albania, siglato in Italia lo scorso 6 novembre.

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Giorgia Meloni ed Edi Rama intenti a firmare il patto sui migranti

Una delusione per entrambi, soprattutto se si considera che proprio oggi il Parlamento dell’Albania avrebbe dovuto ospitare un dibattito parlamentare sull’argomento. Non si farà nulla, proprio a causa dei ricorsi presentati dal Partito democratico albanese ed altri 30 deputati, tra cui l’ex premier di centro destra Sali Berisha.

I ricorsi presentati rispettano i criteri richiesti e si è deciso di esaminarli in seduta plenaria”, ha dichiarato Holta Zacaj, presidente della Corte Costituzionale.

Albania, i ricorsi accettati dalla Corte costituzionale

La Corte costituzionale albanese ha ritenuto validi i due ricorsi presentati dall’opposizione al governo di Tirana ed ha quindi sospeso la procedura parlamentare e l’applicazione del protocollo. Uno stop che potrebbe durare anche tre mesi, il tempo che la Corte ha preventivato per prendere in considerazione la vicenda. Ma già il 18 gennaio si terrà la prima seduta, per cui Giorgia Meloni confida in una ratifica del trattato già in quella data.

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Holta Zacaj, presidente della Corte Costituzionale albanese

I ricorsi presentati riguardano la rinuncia alla sovranità di due territori in Albania, Shengjin e Gjader, che il premier Edi Rama ha offerto all’Italia per la realizzazione dei centri di accoglienza per migranti senza l’autorizzazione del Presidente della Repubblica e, in secondo luogo, i diritti umani dei migranti che sarebbero lesi in favore di strategie politiche. Un blitz parlamentare contro il governo Rama che però ha funzionato ed ha permesso di ritardare la ratifica dell’accordo. Lo stesso protocollo che solo ieri Ursula Von Der Leyen aveva definito “un esempio di pensiero fuori dallo schema, per un’equa divisione delle responsabilità“. Una frase decisamente invecchiata male, visti i risvolti che già nella serata di ieri hanno colpito il nostro Paese e l’Albania.

L’avvocato Arber Hoxha ha cercato di tranquillizzare gli animi sottolineando in una puntata di Report Tv come “potrebbe esserci una violazione della procedura in termini di dibattito pubblico, di trasparenza. Oltre a ciò, non vi è sostanzialmente alcuna violazione in quanto la sicurezza e l’interesse pubblico dell’Albania non saranno danneggiati -specificando che- non c’è nulla di straordinario, è un accordo standard secondo il quale uno Stato sovrano permette ad un altro Stato sovrano di utilizzare un determinato territorio e di averlo sotto amministrazione“.

Albania, le reazioni della politica italiana

Anche il governo italiano tenta di mantenere la calma, sottolineando come ci sia completa fiducia nell’accordo e nelle Istituzioni albanesi, che si renderanno conto che la ratifica del protocollo con il nostro Paese non presenta realmente dei profili di incostituzionalità. La linea guida seguita dalla maggior parte dei ministri è quella della tranquillità, perché non vi sono comunque reali ripercussioni per l’Italia nel caso in cui il patto con l’Albania dovesse andare a monte.

Non sono ancora state realizzate spese di alcun tipo, bisogna ancora costruire i centri, organizzare le forze e capire come organizzarsi, ma rimane la consapevolezza che i due centri per l’immigrazione in Albania si faranno. Trentaseimila migranti l’anno ricevuti in Albania, registrati e trattenuti per il periodo necessario a comprendere se sia possibile farli entrare nei confini italiani. Un aiuto considerevole che però secondo alcuni nasconde lesioni ai diritti inalienabili dell’uomo.

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Pierfrancesco Majorino

Nel frattempo le opposizioni in Italia si dicono soddisfatte: “C’è un giudice anche a Tirana“. “Meloni ha fatto una pessima figura a livello internazionale, farebbe bene a cancellare del tutto questo accordo che non solo lede i diritti umani ma non sta in piedi sul piano delle convenzioni internazionali“, dice Pierfrancesco Majorino del Pd. Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, invece, si esprime con sarcasmo, dichiarando che “questo governo vince qualunque premio in giro per l’Europa e a livello internazionale. Ma in incompetenza ed inadeguatezza“, seguito da Riccardo Magi di +Europa che si augura che “questo segni l’inizio della fine di questo obbrobrio giuridico e umanitario. Non sarà il primo ostacolo a questo accordo, altri ne seguiranno“.

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Riccardo Magi

La speranza di Giorgia Meloni, nonostante tutto, è che l’accordo venga ratificato al più presto così da iniziare i lavori in vista della stagione estiva in cui i flussi migratori si intensificano. Edi Rama è atteso in questi giorni in Italia in vista della kermesse della destra, Atreju, che si terrà a Castel Sant’Angelo.

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