Il ritorno dei primi 12 migranti trasferiti in Albania non ha scoraggiato il governo Meloni. Il protocollo deve continuare, nonostante il muro della magistratura e i dubbi sferzanti delle opposizioni, anche se questo vuol dire aprire a nuovi scontri e polemiche. La Nave Libra, il pattugliatore di 80 metri della Marina Militare incaricato di sondare le acque del Mediterraneo in cerca di migranti, è tornata a lavoro lo scorso lunedì ed ora sarebbe già diretto verso Shengjin.
Il pattugliatore avrebbe infatti individuato 8 nuovi migranti che risponderebbero alle caratteristiche richieste dall’Italia affinché il trasferimento in Albania sia valido. Il loro arrivo è previsto per venerdì e sembrerebbe che già la prossima domenica possa arrivare il verdetto dei giudici del Tribunale di Roma sul trattenimento degli 8 uomini disposto dalla Procura della Capitale.
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Ciò che si teme è che possa verificarsi una situazione identica a quella di alcune settimane fa. Il trattenimento viene revocato e i migranti devono urgentemente essere riportati sul suolo italiano, il tutto utilizzando beni e mezzi di trasporto a spese del Paese. La magistratura sembrerebbe nutrire numerosi dubbi sull’iniziativa albanese e il decreto legge sui Paesi sicuri, creato ad hoc dal Consiglio dei ministri lo scorso 21 ottobre, non basterebbe a fugarli. La preoccupazione, infatti, riguarda la possibilità che vengano rimpatriati migranti a cui in realtà spetterebbe lo status di richiedente asilo.
Nuovo stop dei giudici al trattenimento di migranti
L’ipotesi che il trattenimento degli otto migranti venga revocato è sostenuto dall’ultimo caso di cronaca che ha riguardato Palermo. Dopo i dubbi espressi da Bologna e da Catania, ora anche un giudice del capoluogo siciliano ha deciso di disporre la liberazione di un senegalese e di un ghanese, per poi rivolgere i propri dubbi sul decreto legge del 21 ottobre a Lussemburgo. Le incertezze riguardano principalmente la definizione di Paese sicuro, visto che Italia e Unione europea hanno visioni differenti della questione.
Un giudice italiano a quale norma dovrebbe rifarsi? Sarebbe questa la domanda che si pongono i giudici. Inoltre il Tribunale di Palermo ha voluto sottolineare che il rimpatrio sulla base della definizione di Paese sicuro “permette di incanalare in modo rapido le domande proposte da richiedenti provenienti da un determinato Paese nella procedura accelerata” ma allo stesso tempo “questo modo di procedere non è giustificato per i Paesi che presentino situazioni critiche per il fatto che una parte della popolazione sia ordinariamente esposta a rischi di persecuzione“.
Sembrerebbe che questi nodi potrebbero essere sciolti già il 4 dicembre prossimo, quando la Corte di Cassazione delibererà sul ricorso del Viminale nei confronti delle decisioni del Tribunale di Roma sui primi 12 migranti portati in Albania.
Albania, Piantedosi: “La verifica della vulnerabilità è molto severa“
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha tentato di fugare i dubbi delle opposizioni sulle spese riguardanti il trasporto e il mantenimento dei migranti in Albania, ricordando che il processo di selezione per i migranti da trasportare è estremamente complesso e accurato. “La verifica delle vulnerabilità e delle condizioni che devono ricorrere è molto severa e ciò comporta che il numero di migranti prelevati sia tarato per difetto piuttosto che per eccesso” ha infatti dichiarato il titolare del Viminale, mettendo in luce anche il motivo per cui i primi 16 migranti da trasportare a Shengjin poi siano divenuti 12.
Inoltre, il ministro ha voluto porre l’attenzione sul fatto che in questa seconda operazione di trasferimento vi sono state persone, tra quelle soccorse in mare, che avrebbero mostrato il loro documento di identità alle autorità italiane. La possibilità di trattenere i richiedenti asilo, infatti, è prevista solo per coloro che non permettono la loro identificazione, allo scopo di chiedere asilo e poi far perdere le proprie tracce.
Nonostante le rassicurazioni del ministro, le opposizioni sono comunque insorte contro il nuovo trasferimento. “Ci troviamo di fronte ad un’operazione di propaganda politica che sperpera denaro pubblico. Un viaggio che costa ben 36 mila euro a migrante” ha infatti dichiarato il leader di Avs Angelo Bonelli, mentre Riccardo Magi di +Europa ha sostenuto: “Siamo alle comiche, se non fosse che i Cpr albanesi sono fuori dal diritto europeo e costano ben 1 miliardo di euro ai contribuenti italiani“.
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