Nordio risponde alle critiche: “La riforma non è un colpo di spugna”

Il ministro della Giustizia ha respinto tutte le accuse e continua a decantare le lodi di una riforma che "velocizzerà la giustizia" e aiuterà a migliorare il sistema giuridico italiano. L'Anm però continua a nutrire dubbi e non teme di annunciarli pubblicamente

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Il reato di abuso d’ufficio è stato abolito, grazie a un ddl fortemente voluto dal ministro della Giustizia Carlo Nordio. Una decisione che però ha scatenato l’ira delle opposizioni e dell’Associazione nazionale magistrati, che vede nell’abolizione una sorta di favore nei confronti di quei 4000 funzionari pubblici che ora potranno ricevere l’amnistia. “Non si tratta di un colpo di spugna verso i colletti bianchi” ha dichiarato convinto il Guardasigilli al Corriere della Sera, rivendicando ancora una volta la necessità dell’abolizione per migliorare il sistema giuridico italiano e soprattutto per velocizzarlo.

Quando si elimina un reato, cessano le conseguenze della pena – ha dichiarato il ministro della Giustizia – Non è amnistia, ma un principio del diritto. Fu così anche per l’aborto“. Così Nordio risponde alle accuse di coloro che sembrano non aver colto il reale intento della riforma. “Alla Camera ho anche ascoltato affermazioni eccentriche come quella secondo cui un carabinieri che avanzasse invano pretese sessuali verso una persona fermata rimarrebbe impunito” ha ricordato Nordio, per poi spiegare: “In realtà è tentata concussione, punita in modo severo“.

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Giuseppe Santalucia, presidente Anm

L’Anm, però, continua a mostrare i suoi dubbi sulla riforma, come dimostrano le parole del segretario generale Salvatore Casciaro: “Con l’abolizione dell’abuso d’ufficio si riducono i diritti e le libertà dei cittadini, gli spazi per l’informazione e si individuano degli strumenti che incepperanno ulteriormente la macchina della giustizia“. Secondo il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, invece, “abrogare il reato significa regalare uno spazio di impunità di qualunque pubblico ufficiale e questo è illiberale“.

Nordio: “Il ddl non incide sull’efficacia delle intercettazioni

Un altro punto cruciale della riforma della Giustizia che il ministro Carlo Nordio sta portando avanti, riguarda le intercettazioni durante le indagini. Il ddl si prefigge, secondo le parole del ministro, di tutelare la dignità e la privacy del terzo, coinvolto nelle indagini ma non vuole assolutamente “incidere sull’efficacia delle intercettazioni“. Queste, secondo il guardasigilli sono abusate dalle autorità durante le indagini e tolgono importanza alla capacità investigativa, ai servizi di osservazione, pedinamento e controllo ecc.“.

L’obiettivo della riforma è quello di porre un limite di 45 giorni alle intercettazioni, ma “nei casi di concreta gravità sarà possibile prorogarli“, ha chiarito Nordio. A chi lo ha accusato di aver costruito una riforma ad hoc per poter essere preso in considerazione come membro della Corte Costituzionale, Nordio ha risposto di avere ben altre mire per il suo futuro: “Non ne ho i requisiti. Quando avrò portato a termine le riforme dirò alla presidente Meloni: ‘Nunc dimittis servum tuum, domina’. Potrò così ritornare alle mie amate letture e, finché la salute regge, allo sport“.

Le critiche dell’Anm all’abuso d’ufficio

Il governo si renderà conto delle falle che ha aperto nel sistema così Giuseppe Santalucia lancia il suo monito alle istituzioni, criticando duramente la decisione di approvare il ddl sull’abuso d’ufficio e sulle intercettazioni. Proprio su quest’ultimo punto, l’Associazione nazionale magistrati ha sottolineato: “Sarebbe poco accorto stabilire un tetto massimo. Una norma astratta che non potrà tenere conto delle concrete necessità investigative. Porre un limite insuperabile non ha senso“.

L’Anm ha poi concluso sostenendo che non vi è alcuna norma nella legge che cerca di superare il “problema dell’inefficienza della giustizia“. Su questo è intervenuto Nordio, in un’intervista al Corriere della Sera, chiarendo che “per la prima volta noi colmeremo, entro il 2026, l’organico dei magistrati, aumentandolo di altri 250” e sarà ridotto anche il sovraffollamento delle carceri perché “quasi un terzo dei detenuti è in attesa di giudizio, un’altra anomalia intollerabile“.

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