Un emiciclo surriscaldato dagli interventi dei capigruppo Boccia e Malan. Sotto accusa la mozione del centrodestra, che non riceve l’unanimità
L’Aula del Senato si scalda durante le dichiarazioni di voto sulle mozioni di maggioranza e opposizione sul 25 aprile, mentre prendono la parola sia il capogruppo del Pd Francesco Boccia che il capogruppo FdI Lucio Malan. A far scaldare gli animi l’uso della parola antifascismo, presente nelle mozioni delle opposizioni e assente da quella della maggioranza.
A far sussultare i senatori FdI sono le parole di Boccia: “Ci aspettavamo sostegno senza condizioni”. I meloniani, infatti, chiedono a gran voce: “Perché non possiamo presentare una mozione nostra?”. Anche dai banchi del Pd parte un po’ di trambusto, tanto che il presidente La Russa è costretto a intervenire più volte e a richiamare a “un tono accettabile da tutti”.
L’emiciclo si spacca sulla mozione della maggioranza
L’emiciclo poi si spacca. Maggioranza e opposizione non trovano neanche un accordo in extremis. L’Aula del Senato approva all’unanimità la mozione delle opposizioni sul 25 aprile con 133 voti favorevoli e un solo astenuto. Roboanti gli applausi dell’Aula, e La Russa interviene dicendo che “anche gli applausi a volte possono sembrare una provocazione”. La mozione di maggioranza invece è approvata con 78 voti favorevoli, 29 contrari e 26 astenuti. Il voto è accolto dai senatori di maggioranza al grido di “vergogna” verso i banchi delle opposizioni per voti contrari e astensioni sulla mozione della maggioranza che estende l’auspicio della “accuratezza storica” ad altre ricorrenze come il 17 marzo, il 4 novembre, il 27 gennaio, il 10 febbraio, il 18 aprile, il 9 novembre, approvata con 78 sì, 29 no e 26 astensioni.
Nel mirino la parola antifascismo
Il Pd accusa il centrodestra di non aver inserito nella mozione il riferimento all’antifascismo, “radice profonda della nostra Costituzione”. “Merita una motivazione chiara sul perché non votiamo la vostra mozione – aggiunge Boccia – il 25 aprile è la Festa della liberazione dal regime nazifascista: non è una festa comunista o estremista. Possiamo festeggiare le altre due date (il 1° maggio e il 2 giugno ndr), perché c’è stato il 25 aprile”.
Malan lamenta: “Vorremmo un momento di condivisione”
“Evidentemente non ci avete visto arrivare, perché noi la votiamo la vostra mozione perche’ condividiamo i valori in essa proposti e senza chiedervi modifiche”, è la replica del presidente dei senatori di Fratelli d’Italia Lucio Malan. “Vorremmo – prosegue – che il 25 aprile, il primo maggio e il 2 giugno e le altre date che abbiamo inserito nella nostra mozione fossero veramente un momento di condivisione”. Con Malan, la maggioranza lamenta che le opposizioni non sono invece disposte a votare la loro mozione, nonostante “la parola ‘antifascismo c’è” e aggiunge: “Essere contro il fascismo non è essere così?”. Esistono le “parole contro il fascismo, che mi pare la stessa cosa”, insiste il senatore per poi concludere: “Non dobbiamo vivere in un eterno 1944”
Il monito di Casini
Lunedì scorso l’ex presidente della Camera Pierferdinando Casini aveva auspicato un clima unitario, fallendo. “Si sta appropinquando il 25 aprile, è una festa – aveva detto – che dovrebbe essere secondo me di memoria condivisa perché siamo in una Repubblica nata sulla lotta antifascista e fondata su una costituzione che ha dei valori di riferimento. Non credo che serva dividerci sul passato”. Alla fine, i contatti tra i due schieramenti volti a costruire una condivisione sul 25 aprile si sono conclusi con un nulla di fatto e l’unico risultato è stato finire al muro contro muro.