Tratta dall’omonimo romanzo di Daniele Mencarelli, “Tutto chiede salvezza” è una serie capace di affrontare alla perfezione un tema molto delicato
Una delle uscite più interessanti di Netflix in questo mese è sicuramente la serie “Tutto chiede salvezza”, un’altra produzione italiana molto ben riuscita nel catalogo della piattaforma streaming. Tra biopic su efferati killer e thriller che fanno perdere il sonno, “Tutto chiede salvezza” è davvero la serie che dovreste guardare su Netflix in questo momento, in grado di introdurvi in maniera delicata a un tema molto complesso come la malattia mentale.
“Tutto chiede salvezza” racconta la storia di Daniele, un giovane che riceve un Tso e si trova a dover fare i conti con la sua condizione e con ciò che ha fatto. Piano piano il ragazzo si cala nella nuova situazione, cambiando completamente il proprio sguardo sulla vita.
Perché guardare “Tutto chiede salvezza”
Vi abbiamo detto che dovreste guardare questa serie, ora ve ne spiegheremo i motivi. Innanzitutto è una serie di altissima qualità, ben fatta e ben recitata, su cui spicca la prova di uno spettacolare Federico Cesari – Martino di Skam Italia, per chi è un habitué di Netflix – che interpreta alla perfezione tutti i dissidi e i tormenti di Daniele. Poi c’è il tema della malattia mentale, sempre tristemente in auge e difficilmente affrontato in maniera convincente. “Tutto chiede salvezza”, invece, ci riesce alla grande, alternando il registro ironico e quello drammatico, aprendo gli occhi agli spettatori su una condizione largamente diffusa e spesso sottovalutata.
Infine, c’è il motivo principale: la riflessione che la serie scatena, che non si limita a illustrare la malattia mentale, ma la sviscera, la analizza e la pone come condizione esistenziale. Cos’è davvero la “pazzia”? Chi sono davvero i “matti”? Questi sono termini legati a una condizione medica oppure con una connotazione sociale?
Nell’ospedale psichiatrico dove viene internato Daniele si crea un microcosmo che somiglia tanto al mondo che c’è fuori e allora la domanda viene da sé: non è forse il mondo a essere folle e chi non è così forte da affrontarlo solo una vittima?