La legge finanziaria è il provvedimento che regola la politica economica del paese.
Se si immagina la finanziaria come una vasca da bagno piena d’acqua, gli argomenti di cui si parla come centrali corrisponderebbero all’acqua contenuta in un bicchierino da cognac: bilancio nazionale circa 2100 miliardi di euro; cifre di cui si discute la destinazione 20 miliardi, circa l’1% .
Durante la formazione della legge la politica cela la sua irrilevanza dietro una cortina di parole per apparire impegnata su temi essenziali. In realtà i limiti imposti dall’Ue impediscono qualsiasi margine di manovra. La Bce che fa affogare negli interessi da usura, nella determinazione gli obbiettivi di spesa e rientri sanguinosi, non consente ai governi scelta autonoma di sorta.
Questo accade con il beneplacito di una politica gregaria, che si è confermata ancora una volta sottomessa con il recente allineamento di maggioranza e opposizione al Piano Draghi. Dipoi la bozza di bilancio deve essere preventivamente approvata da Bruxelles e si devono seguire correzioni e dettami. Con la complicità e la responsabilità di tutti siamo finiti in un buco nero, esaltato come la Terra Promessa. Con l’assunzione del debito del Pnrr ogni chance di scelta è affossata definitivamente.
Non si dice qui oggi.
Lo scrisse in chiaro il massimo quotidiano italiano, all’indomani della sua concessione. “Più di quanto abbiano capito a Roma, il PNRR è di fatto il PROGRAMMA BLINDATO della prossima legislatura in Italia”. Chiunque avesse vinto le elezioni sarebbe stato alla catena. Un editorialista dello stesso quotidiano ammetteva “In Europa i vincoli internazionali della finanza e dei mercati, le decisioni che vengono prese a Bruxelles o a Francoforte, restringono i margini di azione della politica nazionale e costringono i partiti a occuparsi di altro“.
In questa Waterloo, mentre l’opposizione è in fondo coerente nell’aderire al draghismo, il governo secondo le promesse e le caratteristiche dei partiti avrebbe dovuto difendere l’interesse nazionale, il benessere della comunità e dei cittadini.
I governisti subiscono una giravolta di 180 gradi e sembrano non vedere che i ruoli si sono rovesciati come nella canzone di un’altra bionda, costei agee ma unica.
Da Giorgia cambia l’Europa siamo all’Europa che ha cambiato Giorgia.
Così il piano Draghi, che ci risucchierebbe nelle sabbie mobili dei debiti inutili, diventa il Piano Meloni con l’assenso degli eredi Berlusconi che prima della premier hanno avuto insieme al Richelieu di famiglia un incontro con il “vile affarista“.
Draghi atteso e ricevuto a Palazzo Chigi è la prova di un tradimento culturale che si incarna nella pseudo finanziaria e si materializza nei mancati provvedimenti che avrebbero, loro sì, sostanziato il cambiamento auspicato: abolizione della banca universale, la collocazione interna del debito pubblico, l’immissione della ricchezza privata nel patto di stabilità, via accise come promesso e balzelli sull’energia, rinuncia al Pnrr, riduzione drastica di spese per il mantenimento della ipertrofica macchina pubblica, investimenti nelle prime due urgenze: sanità e dissesto territoriale. Soprattutto affermazione del principio del primato della sovranità normativa e di iniziativa politica e economica.
Invece c’è un debito pubblico gonfiato dal Pnrr utilizzato per rifare gli antichi borghi disabitati, realizzare le piste ciclabili, gli stadi di calcio, gli asili, i giardini pubblici, come se non piovesse in casa e i muri portanti non stessero cedendo.
Ogni domanda sul dramma nazionale e su da che parte stia il governo diviene superflua di fronte alla prova regina della fregatura rifilata agli italiani che hanno creduto e votato questa maggioranza.
Mario Monti, noto per il suo malfatto fu giustiziato a suo tempo dal voto degli italiani. Il personaggio si autodefinì al meglio con quanto dichiarò sul disastro ellenico: “La Grecia è un caso di scuola di come la moneta unica l’abbia aiutata a trasformarsi” e non sazio di dichiarazioni criminogene: “Stiamo assistendo al grande successo dell’euro, e qual è la manifestazione più concreta del grande successo dell’euro? La Grecia“. Ebbene costui è colui che ha pronunciato il maggior endorsement per il commissario europeo del governo italiano.
Come in un film thriller, dove la vittima è convinta contrariamene al vero della morte del persecutore, gli italiani che credevano affossato per sempre quell’incubo vivente, hanno capito che stiamo ripassando dal via nel gioco al massacro.
A volte ritornano o, come nel nostro caso, non sono mai andati via. E l’opposizione? La miglior cosa che si possa dire “non pervenuta” . La più vera forse “Tutti insieme appassionatamente” e record d’incassi per attori regia produzione, biglietto salatissimo per gli obbligati spettatori
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