Il Superbonus, una facciata ingente e controversa. La misura di finanza pubblica degli ultimi anni
Il Superbonus è la più ingente e controversa misura di finanza pubblica degli ultimi anni, “una truffa tra le più grandi che la Repubblica ha mai visto”, secondo la definizione dell’ex premier Draghi. L’audizione alla Commissione Bilancio della Camera del direttore generale del Tesoro Barbieri Hermitte, ha ben delineato costi e benefici delle agevolazioni fiscali per l’edilizia evidenziando che la verità sta nel mezzo: si possono infatti calcolare per i primi due anni 62 miliardi di euro di Pil e 29 miliardi in più di entrate fiscali.
Superbonus: la facciata della politica
In termini di Pil, Superbonus e bonus facciate hanno portato una crescita di 1,1 punti nel 2021, di 2,2 nel 2022 mentre per quest’anno è previsto un calo all’1,8%. “Un beneficio indubbiamente esiste ma resta il fatto che il costo della misura lo eccede di gran lunga. L’eccesso di spesa rispetto alle previsioni à stato, ironia della sorte, di circa il 110% in più, che messo in numeri significa 76 miliardi invece dei 35 stimati per il Superbonus e 19 miliardi anziché 5,9 per il bonus facciate. Un autentico salasso per le casse dello Stato, per colpa di chi ha scritto questa norma – il decreto Rilancio varato dal secondo governo Conte nel maggio 2020 – senza prevedere sufficienti controlli.
Prima i bonus venivano erogati sotto forma di detrazione fiscale prevedendo un rimborso dello Stato in percentuale diversa a seconda dell’intervento sostenuto. Ad esempio, il bonus per le ristrutturazioni veniva rimborsato al 50% con un tetto di 96mila euro, il bonus facciate al 90%, e l’unico modo per accedere alle agevolazioni era quello di portarle in detrazione nella dichiarazione dei redditi, con il rimborso spalmato in dieci rate annuali.
Superbonus: cosa dice il decreto Rilancio
Il decreto Rilancio ha invece stravolto tutto, portando la detrazione fiscale al 110% – anche se solo per determinati tipologie di interventi edilizi – e prevedendo lo sconto in fattura e l’annessa cessione del credito, una misura indispensabile per far funzionare il Superbonus, trattandosi di interventi edilizi di costi difficilmente anticipabili da un singolo cittadino.
Ma il vero guaio è derivato dalla possibilità di accedere alla cessione del credito anche per tutti gli altri bonus preesistenti. Il risultato è stato l’aumento esponenziale delle frodi (lavori fittizi o gonfiati) abbinato a quello dei costi: praticando lo sconto in fattura, diversi fornitori hanno avuto più margini per far lievitare i prezzi che, poi complessivamente, apparivano ai clienti comunque contenuti in virtù dell’esborso dimezzato, in concomitanza con un incremento generale dei costi delle materie prime a causa della ripresa post-pandemia. Così è nata la bolla dei crediti, una specie di moneta parallela sotto forma di credito d’imposta.
Oggi il bonus facciate non c’è più e il Superbonus per chi ha presentato la comunicazione di inizio lavori dopo il 31 dicembre scorso è al 90%. Per tutti l’anno prossimo scenderà al 70%. Ma il super-danno è già stato fatto.