La Sinistra europea con la nuova patrimoniale sui redditi eccessivi. Ma con quale criterio verrà riconosciuta l’entità di questi?
La sinistra europea, con una risoluzione sottoscritta anche da alcuni parlamentari del Pd, ha proposto alla Commissione di varare una nuova patrimoniale, questa volta sui “redditi eccessivi” in nome dell’equità sociale e della redistribuzione delle ricchezze. Ci risiamo, insomma, e se l’iniziativa avrà successo il 2023 passerà alla storia come l’anno delle patrimoniali. A marzo infatti è già stata approvata la direttiva europea che prevede l’obbligo di effettuare rilevanti e costosi interventi di efficientamento energetico sugli immobili esistenti entro pochissimi anni. Una mannaia illiberale soprattutto sul patrimonio immobiliare italiano, che verrebbe fortemente svalutato, e di conseguenza sui risparmi di milioni di famiglie italiane. Ma anche sul bilancio nazionale, perché non è stato previsto alcuno stanziamento europeo mirato a incentivare le ristrutturazioni degli immobili. Stando ai calcoli dell’Ance, il costo per l’applicazione della direttiva sarebbe pari a 59 miliardi di euro, quasi tre punti percentuali di Pil e il doppio della manovra finanziaria 2023. Uno sforzo immane per il nostro Paese: sulla base delle certificazioni degli edifici, infatti, il 60% degli immobili italiani si trova nelle due classi energetiche peggiori (G e F), contro il 17% della Francia e il 6% della Germania, e per adeguarsi ai diktat di Bruxelles servirà dal 2030 in poi una massa enorme di risorse, superiore persino a quella movimentata dal Superbonus, che in due anni ha consentito di realizzare investimenti per 62,5 miliardi ma è anche costato alle casse dello Stato quasi 70 miliardi in detrazioni fiscali. Un’autentica follia.
Ora il Parlamento europeo vuol introdurre anche una tassa progressiva sul patrimonio dei ricchi, accogliendo una proposta formulata da un gruppo di economisti, tra cui Stiglitz – Nobel per l’economia nel 2001 – “per far fronte a ingiustizie e disuguaglianze sociali”: l’obiettivo è quello di imporre “una tassazione dell’1,5% su un patrimonio di 50 milioni di euro”, alla stregua dell’accordo globale sulla tassazione minima delle multinazionali. “Ciò che siamo riusciti a ottenere per le multinazionali, ora dobbiamo farlo per i più ricchi”. Musica per le orecchie della sinistra europea, che ha subito accolto l’appello trasformandolo in una risoluzione che estende la tassa globale sulle multinazionali anche ai privati cittadini: una vera e propria super-patrimoniale allo scopo di finanziare gli investimenti necessari per la transizione ecologica e sociale. L’idea è quella di un’imposta dell’1,5% su patrimoni di almeno 50 milioni di euro.
Nella proposta di risoluzione al paragrafo 13 si legge: “Il lato delle entrate del bilancio dell’Unione dovrebbe essere utilizzato strategicamente per rafforzare la competitività e la sostenibilità dell’Unione e per promuovere l’innovazione dell’Ue, come pure la giustizia sociale, fiscale e ambientale”, e per farlo si propone di integrare le risorse “con imposte provenienti dal settore societario nonché dagli individui e dalle famiglie più ricchi per motivi di sufficienza, uguaglianza sociale ed economica, equivalenza fiscale”. La risoluzione poi invita la Commissione europea a presentare “una proposta relativa a una nuova risorsa propria basata su un’imposta sul patrimonio di individui e famiglie”, nella convinzione che “un’imposta sul patrimonio progressiva a livello Ue contribuirebbe a far uscire l’Unione dalle molteplici crisi recenti, potrebbe essere utilizzata per contrastare l’inflazione e l’aumento dei prezzi e ridurrebbe le disparità sociali ed economiche corrosive”.
Siamo alla politica tassa-e-spendi portata all’ennesima potenza: con quale criterio, ad esempio, si valuterà l’entità dei “redditi eccessivi”, in spregio al più elementare principio liberale? Una domanda che si è posto per primo Marco Zanni, europarlamentare della Lega: “Piu’ tasse per tutti- ha scritto in una nota -: la sinistra in Europa mostra ancora una volta il suo vero volto e, con una serie di emendamenti al provvedimento sulle risorse proprie, propone una nuova patrimoniale, chiede la redistribuzione del reddito e parla persino di redditi eccessivi… Se da una parte purtroppo non ci sorprende l’eterno ritorno di concetti veterocomunisti che pensavamo relegati ai libri di storia, dall’altro ci stupisce che alcuni di questi emendamenti siano firmati anche da eurodeputati del Pd, che si conferma una forza sempre più sbilanciata verso la sinistra estrema. Anche con Elly Schlein è sinistra tassa e spendi. Cambiano i segretari, ma la soluzione per loro è sempre la stessa: mettere le mani in tasca a cittadini e imprese”.
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