Il 17 novembre ci sarà lo sciopero nazionale o intersettoriale, a seconda del punto di osservazione di governo e sindacato. L’esito è già deciso ma la partita si gioca su un altro piano: quello della disintermediazione, con un occhio alle prossime elezioni europee del giugno 2024. La Cgil e la Uil hanno indetto uno sciopero generale di 8 ore, nella consapevolezza che il governo avrebbe posto il veto per il settore dei trasporti pubblici.
La posizione assunta dal governo ha trovato una sua conferma nella decisione adottata dalla Commissione di Garanzia: lo sciopero è stato considerato intersettoriale e quindi il settore dei trasporti dovrà garantire la fascia oraria di garanzia. Tradotto, si potrà scioperare non per l’intera giornata, ma per 4 ore nella fascia oraria 9-13. Il leader della Cgil Landini e il leader della Uil Bombardieri sanno benissimo che i lavoratori che trasgrediscono una precettazione sono personalmente responsabili di tale atto di ribellione.
Sciopero: tutto è già scritto
L’esito dello sciopero è già scritto: posizione dura da parte dei sindacati dello sciopero di 24 ore per tutti i settori, ad accezione del trasporto pubblico. Per quanto riguarda quest’ultimo si aderirà alla precettazione del governo e quindi sarà fatto rispettando le fasce orarie di garanzia. Scontato anche che, essendo uno sciopero intersettoriale e scaglionato in cinque giorni, la partecipazione sarà ridotta.
Nulla di nuovo sotto questo cielo ed ogni interprete ottiene una vittoria parziale: per Salvini che risolve il suo problema di essere visibile in funzione delle prossime elezioni europee e di competizione con la stessa presidente Meloni, e per il sindacato che rilancia il Partito Democratico e mette in luce il ruolo della segretaria Schlein. Resta il fatto che per i due contendenti è una mezza vittoria che penalizza governo e opposizione.
Bellocchi: “Non è uno sciopero generale”. Il dibattito politico si sposta sui componenti della Commissione
Intanto, a spiegare il motivo della precettazione è stata la presidente della Commissione di Garanzia Paola Bellocchi, durante un’audizione alla Camera: “Lo sciopero del 17 novembre proclamato da Cgil e Uil non è uno sciopero generale perché escluse moltissime categorie“, spiega. “Per come è stato interpretato lo sciopero generale riguarda la generalità delle categorie“. Questa è una “una proclamazione chiusa, conteneva una serie di categorie escluse. Ci è sembrato – ha aggiunto – non ricorressero i presupposti di uno sciopero generale“.
Puntuali sono scattate le valutazioni circa la composizione di una Commissione che è di Garanzia, quindi che deve essere considerata tale “senza sé e senza ma” e che dura in carica sei anni. I responsabili sindacali di Cgil e Uil stanno dichiarando molto intorno ai cinque componenti di una commissione formata da esperti che sarebbero vicini al centro-destra. Non che si accusino apertamente i componenti della Commissione di Garanzia, ma se ne parla lasciando a chi ascolta il dubbio che non adottino decisioni super partes.
È di oggi un pezzo de la Repubblica che analizza i profili dei tecnici che fanno parte della Commissione. Ad esempio Peppino Mariano, “legato anche al fedelissimo sottosegretario a Palazzo Chigi Giovan Battista Fazzolari”, consulente in materia giuslavoristica di Giorgia Meloni nel governo Berlusconi IV. Poi, Paolo Reboani che consigliò “alla futura presidente del Consiglio di riprendere le idee che furono di Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dalle Nuove Brigate Rosse, un punto di riferimento per la destra”. Reboani scrisse con Maurizio Sacconi un libro, considerando che erano parte dell’associazione Amici di Marco Biagi viene spontaneo associare Maurizio Sacconi come elemento di congiunzione tra Commissione e Giorgia Meloni.
Landini: “La politica ha commesso un atto grave”
Tutto questo discutere a proposito del fatto che lo sciopero sia di tipo nazionale o intersettoriale sta facendo perdere un punto importante: il fatto che “la politica ha commesso un atto grave” spiega Landini ieri in un’intervista a ‘Il cavallo e la torre’ su Rai3.
“Non c’è alcuna ragione oggettiva né di urgenza che motiva questo intervento che è un esplicito attacco al diritto di sciopero, il quale non è un diritto del sindacato ma delle persone che lavorano ed è garantito dalla Costituzione. Confermiamo che lo sciopero ci sarà” ha spiegato Landini. “Noi siamo rispettosi della legge e siamo di fronte ad una forzatura e un’interpretazione data da una Commissione compiacente, nulla è stato messo per iscritto, non c’è valida motivazione – continua – pensiamo ci sia un preciso disegno da parte del ministro Salvini“.
Le ragioni dello sciopero sono state spiegate da Landini su Rai3: “Non stiamo parlando delle ragioni che hanno prodotto lo sciopero, cioè cambiare la legge balorda di bilancio che il governo ha fatto: peggiorato la Fornero, stanno tagliando la sanità pubblica, non stanno aumentando i salari, stanno facendo i condoni invece di combattere l’evasione fiscale, non stanno investendo i soldi del PNRR, non stanno facendo nulla sulla sicurezza, la gente continua a morire. Hanno raccontato solo balle in campagna elettorale, al governo stanno facendo l’opposto di quello che hanno promesso e non discutono con nessuno“.
Uil, Bombardieri confuso e senza sponda politica
Il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri, non avendo un rapporto storico con il Movimento 5 Stelle, deve contentarsi di fare da spalla al segretario generale della Cgil Maurizio Landini, schierato apertamente con il Partito Democratico. Per altro, il segretario confederale della Uil sta vivendo una stagione nella quale si manifestano commissariamenti delle federazioni di categoria.
Singolare, e non si sa quanto costituzionale e rispettoso dei regolamenti, il fatto che, solo per portare un esempio, sia stata avviata una stagione nella quale ad essere commissariato è direttamente il segretario di una specifica categoria. Nella pratica, gli iscritti votano un segretario e la Confederazione lo commissaria e poi lo sostituisce con la persona indicata quale commissario. È accaduto nella Federazione Poteri Locali (FPL), nei bancari, nella PA ed anche in regioni quali la Puglia e l’Umbria.
Resta quindi che la Uil, nel momento politico dato, non può che accodarsi alla Cgil in quanto non solo manca di sponda politica ma anche di un progetto, una visione che dia una prospettiva ai lavoratori. Stante la vita interna della Confederazione che sta vivendo un momento di crisi che si risolve con i commissariamenti. Sarà poi il numero degli iscritti, che se in calo, non farà che confermare la posizione assunta dal segretario confederale Uil Bombardieri.
Si fa anche più netta la prospettiva che vedrà i sindacati divisi a metà: da una parte Cgil e Uil, schierati con l’opposizione e, dall’altra, Cisl e Ugl in un rapporto sempre più stretto tra loro e con il governo.
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