Per i primi cittadini il rischio si moltiplica in modo esponenziale nel momento in cui le amministrazioni locali sono impegnate a varare gli atti relativi al Pnrr
Dopo le richieste dell’Anci al governo, la stretta legislativa sull’abuso d’ufficio sembra finalmente vicina, trattandosi di un reato percepito ormai dai sindaci come un potenziale rischio non calcolabile né prevedibile di responsabilità penale. Un rischio che si moltiplica in modo esponenziale nel momento in cui le amministrazioni locali sono impegnate a varare gli atti relativi al Pnrr. Non si arriverà all’abolizione del reato, ma a una sua radicale revisione che definisca in modo puntuale il confine tra azione politico-amministrativa e codice penale, in modo che le responsabilità dei sindaci abbiano contorni precisi. Troppo spesso, infatti, i primi cittadini si sono ritrovati indagati solo per il ruolo che ricoprono. Non c’è amministratore che non abbia paura di incappare, un domani, in una denuncia, e questo ha portato al cosiddetto blocco della firma, a un’amministrazione difensiva che paralizza i Comuni. Col paradosso che il 93 per cento delle contestazioni di abuso d’ufficio si risolve con assoluzioni o archiviazioni, ma nel frattempo – dal momento dell’avviso di garanzia all’assoluzione – passano anni di gogna mediatica a causa di norme così elastiche da prestarsi a interpretazioni arbitrarie.
Oggi fare l’amministratore è un lavoro ad altissimo rischio
Dunque, che l’abuso d’ufficio sia una fattispecie da depenalizzare – o quantomeno da precisare meglio – lo dice prima di tutto il buonsenso, perché ormai fare l’amministratore pubblico è diventato un lavoro ad altissimo rischio, talmente complessa è la giungla di sovrapposizioni normative e competenze in cui l’errore – e quindi il potenziale reato – è sempre dietro l’angolo. Ogni concorso pubblico, ogni gara d’appalto, ogni delibera si può trasformare in una buccia di banana che porta senza via di scampo all’avviso di garanzia. Una paura motivata che ha portato in molti casi al rallentamento, quando non alla paralisi, delle pubbliche amministrazioni. Per cui la riforma del reato non è una sorta di salvacondotto per sindaci fuorilegge: è solo la consapevolezza che la politica deve farsi carico di un problema da risolvere con trasparenza e senza sottostare alle pulsioni demagogiche dell’ultimo decennio. No a una totale depenalizzazione, quindi, ma sì a una restrizione delle condotte punibili, che individui in modo più tassativo quelle che perseguono interessi personali o determinano ingiusti vantaggi attraverso atti illegittimi nella pubblica amministrazione. Più volte l’Anci è intervenuta per chiedere al legislatore di porre rimedio alle difficoltà in cui versano tanti pubblici amministratori coinvolti in una marea di inchieste, tutte lunghe e costose, provocate in genere da denunce sommarie, destinate a finire nel nulla, quando però il danno è già stato fatto e pratiche anche importanti sono finite nel limbo. Fu istituita anche una commissione ristretta, guidata dall’attuale ministro Nordio, il cui orientamento univoco fu che il reato di abuso d’ufficio andava eliminato. La stessa autorità anticorruzione, ai tempi di Cantone, aveva suggerito modifiche alla normativa sull’abuso d’ufficio “che comporta un rallentamento della burocrazia”, suggerendo interventi per focalizzare meglio le condotte da perseguire “individuando i casi di conflitto di interesse e ingiusto vantaggio”. C’è dunque un’ampia convergenza sulla necessità di modificare la struttura del reato di abuso di ufficio, che così com’è finisce con l’essere tanto facilmente contestabile ma altrettanto difficilmente poi sostenibile in tesi di accusa, finendo però per diventare un freno psicologico a operare per le amministrazioni pubbliche, che sono spesso l’interfaccia delle imprese. E’ un dato di fatto che l’economia italiana subisce un rallentamento anche a causa della paralisi amministrativa che blocca gli uffici pubblici e li tiene lontani dagli investimenti, contribuendo così a deprimere il prodotto interno lordo. Non c’è, insomma, da perdere altro tempo.