Dal 2013 Papa Francesco rappresenta, per certi versi, una vera e propria ventata d’aria fresca per la Chiesa cattolica e questo viaggio in Portogallo ne è una chiara rappresentazione, o forse no.
Anche se in molti sostengono che il suo insediamento abbia significato una svolta epocale, per altri il parere è discordante: un carattere rivoluzionario che in realtà cela autocrazia. D’altronde si sa, ognuno ha il suo pensiero e non si può avere un’unica versione della storia. Il suo operato può piacere o meno ma i fatti parlano: la Chiesa con lui è cambiata, in meglio o in peggio non possiamo dirlo poiché ciascuno riflette sulla base della propria coscienza e del proprio essere.
Un concetto, quindi, di apri e chiudi quello della Chiesa di Papa Francesco. Aprire le porte del Vaticano ai più bisognosi, cercare di risollevare gli animi e gli spiriti dei malati avvicinandoli a Dio, per non parlare della questione Lgbtq+. Per la prima volta nella storia della Chiesa, un Papa ha preso una posizione ben definita rispetto all’essere gay, sottolineando l’ingiustizia delle leggi che criminalizzano gli omosessuali. Alla Giornata della gioventù ha ribadito: “La prima volta che un gruppo di transessuali è venuto in Vaticano e mi hanno visto, se ne sono andate piangendo, dicendo che avevo dato loro la mano, un bacio. Come se avessi fatto qualcosa di eccezionale per loro. Ma sono figlie di Dio!“
Dichiarazioni mai sentite da un Pontefice, che sì, sicuramente è un segnale forte, ma comunque non abbastanza per far leva sui quei pastori che ancora credono che l’essere gay o trans “apra le porte dell’inferno”. Ed ecco un’ altra chiusura: il sesso. Tra i 200mila pellegrini presenti alla Giornata della gioventù, più della metà erano ragazzi e la questione sessualità continua a restare un vero e proprio tabù. Nelle centinaia di catechesi in corso a Lisbona, condotte da vescovi, sacerdoti e religiosi, non si parla molto di rapporti prematrimoniali o di bisessualità. Ad esempio il vescovo di Cordova, monsignor Demetrio Fernandez: “Fa molto bene ai giovani cantare, ballare, adorare il Signore, confessarsi, partecipare all’Eucaristia. Vale a dire, divertirsi così proprio perché lo è da cristiani. Non hanno bisogno di spinelli, preservativi o alcol per vivere una gioia indimenticabile“. Parole forti quelle del monsignore che ha tagliato la questione sesso riducendola ad un peccato senza far comprendere l’importanza di un atto così naturale e allo stesso tempo così carnale per l’uomo.
I ragazzi devono essere consapevoli e la Chiesa in questo non li aiuta. Anzi, spaventa. Come per l’aborto. Non è segreta la netta contrarietà del Vaticano sul tema, ma è pur vero che se ne deve parlare, e bene. La chiusura dell’Istituzione su questo è totale, considerandolo come peccato mortale. Oltre il danno anche la beffa vien da dire: esistono i casi di stupro in cui la donna resta incinta non per suo volere e per la Chiesa deve tenere il bambino. Essere quindi, la mamma del frutto di quell’abuso.
Lo stato di apri e chiudi della Chiesa di Papa Francesco è evidente e gli argomenti più scomodi sembrano esserne una visibile testimonianza.