Meloni e Macron voltano pagina e si rischiara il cielo sull’Europa

Non è scoppiato un idillio politico, ma il pragmatismo ha portato i due premier sulla via di un’intesa preziosa per affrontare le incognite di una stagione complicata. Dalla difesa agli interessi petroliferi in Libia, dalla cooperazione tecnologica fino ai dossier finanziari (Generali-Natixis), Meloni e Macron hanno parlato con la concretezza che impone un quadro internazionale pericolosamente in bilico. Roma più vicina a Bruxelles sull’Ucraina mentre declina il ruolo degli Stati Uniti: e questo apre una voragine fra le due sponde dell’Atlantico.

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Di una cosa soltanto si aveva certezza: l’impossibilità di un fallimento. L’incontro fra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron a palazzo Chigi, con annessa cena e brindisi in onore dell’ospite, ha diradato molte delle nubi che si erano addensate negli ultimi mesi sui cieli d’Europa. Con spirito laico possiamo escludere che si sia trattato di un miracolo. Con lo stesso spirito possiamo vedere invece che i due hanno deciso di superare certe incomprensioni che nuocevano agli interessi di entrambi i Paesi senza giovamento per il resto dell’Unione. Il menu della cena pare che sia stato molto leggero, in omaggio alle abitudini salutiste di entrambi, ma ricca di calorie è stata l’agenda degli argomenti. A cominciare dall’Ucraina. Sgombrato il campo dall’opzione di inviare truppe per vigilare sulla possibile tregua – al momento una chimera, a sentire Vladimir Putin – Meloni e Macron hanno confermato l’impegno di Roma e Parigi a sostenere Volodymyr Zelensky in tutti i modi. Un impegno destinato a prolungarsi per un tempo indefinito, con il rischio di farsi problematico nel momento in cui Donald Trump dovesse dar seguito alla sua folle idea di ritirare gli Stati Uniti. Era finito da poco il vertice franco-italiano quando il presidente americano ha postato sul suo sito personale la notizia della telefonata fatta da Putin con l’annuncio del dittatore russo di un’immediata vendetta per la distruzione di aerei militari ad opera dei droni lanciati da Kiev. È stato un comunicato imbarazzante, con Trump che si è fatto portavoce di Putin senza alcun commento.

 È da simili sviluppi che la presidente Meloni deve aver ricavato l’impressione, e forse qualcosa di più, che il ruolo di “ponte” fra Stati Uniti e Ue sta diventando scomodo oltre ad esporla a contraccolpi politici sul versante europeo. Da qui l’esigenza di un chiarimento con l’alleato più infido e meno “simpatico”. Anche la preparazione dell’incontro è stata costruita con abilità diplomatica. È stato Macron a farsi piccolo, telefonando a palazzo Chigi per chiedere udienza. Meloni ha poi lasciato alla claque di fare il resto, con tanto di pennacchi e fanfare sulla centralità dell’Italia in Europa. Ci sta, va detto. Macron, probabilmente imbeccato da Merz e da Starmer, ha fatto quel che doveva: offrire a Meloni di varcare l’uscio rimasto aperto per accoglierla nel gruppo dei “Volenterosi” in una versione meno bellicista ma anche più operativa nell’ottica della difesa europea.

Chiarito questo punto dirimente, su tutto il resto non è dato sapere che tipo di accordi siano stati trovati e con quali promesse si sono congedati. Si sa, però, che c’è stato un raffreddamento dell’Italia per il sistema di vigilanza satellitare Starlink. Con Macron, Meloni ha concordato sulla necessità di rilanciare il progetto europeo Eutelsat, anche se appare remoto con la sua scadenza al 2035 quando le minacce che si addensano sull’Europa consiglierebbero tempi molto piú brevi. Più controverso rimane il dossier libico. Tentare una composizione degli interessi petroliferi dei due Paesi presuppone una stabilità del governo di Tripoli che al momento non c’è mentre si ingigantisce il problema di una presenza militare e politica della Russia sempre più massiccia a sostegno di Haftar.     

Leggere in un comunicato che Italia e Francia sono per un rafforzamento della sovranità europea – diciamolo – è tanta roba. Sta a significare che per Giorgia Meloni non esiste – o, se esiste, è del tutto ininfluente – un problema Salvini. Ed evocare la sovranità europea è un regalo fatto a Macron e un dispiacere inflitto a Marine Le Pen, mai troppo smata da Meloni. Ma è anche così che si scacciano quelle nuvolacce che si stanno addensando sui cieli d’Europa

                                

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