Le foto sexy delle due modelle di OnlyFans hanno presto causato la polemica del giorno, ma a far arrabbiare è la scelta libera di mostrarsi. Occorre ripensare criticamente il modo in cui disponiamo regole per i corpi femminili
Eva Menta e Alexis Mucci sono due modelle di OnlyFans. Nella vita, che piaccia o no, condividono contenuti e offrono servizi di tipo erotico-sessuale a clienti affezionati che decidono di incoraggiare il loro operato, pagandole. Evidentemente troppo da digerire per una società, che in questo caso pare post-vittoriana più che post-fascista, e che ancora non sa discutere di lavoro sessuale, senza cadere nello stigma della prostituta o, peggio, nel risolino da prepubere brufoloso o da ottuagenario bavoso.
Il vedo-non vedo davanti al senza veli di Venere
Succede che le due donne pubblicano (e poi archiviano, viste le polemiche) sui loro profili Instagram foto che le ritraggono in posa davanti ai capolavori di Botticelli alla Galleria degli Uffizi di Firenze. Visto che non fanno le panettiere, bensì le modelle per OnlyFans, il contenuto prevedeva un alto tasso erotico, dato dalle loro forme procaci messe in mostra dall’audace vedo-non vedo delle camicie trasparenti. Apriti cielo.
Il corpo esuberante immortalato nella posa impudica, esattamente davanti a una Venere nuda in tinte rinascimentali, ha provocato polemiche e aspre critiche alle ragazze, giudicate indecenti e esibizioniste.
Il sequel del fatto prevede che dopo le critiche – le prime – di Alessandro Drago, consigliere comunale di Firenze in quota Fratelli d’Italia, gli Uffizi abbiano richiesto l’immediata rimozione degli scatti, scomparsi poi effettivamente dai profili delle giovani, le quali hanno tenuto a precisare che le immagini fossero solo state archiviate e non definitivamente rimosse.
Ogni corpo femminile diventa un campo di battaglia
Il progresso occidentale è quella costruzione umana – una grande baggianata – per cui si predica la liberazione dei costumi e ci si commuove per Mahsa Amini mentre si forgiano leggi islamofobe; oppure si producono contenuti pubblicitari o televisivi altamente oggettificanti e misogini, mentre capezzoli che fanno capolino dalle t-shirt sono maltollerati. Abbiamo anche da questa parte assolata di mondo una polizia della moralità che agisce tramite strumenti e azioni più subdole.
Avere un corpo femminile significa vivere nella totale schizofrenia di un sistema sociale iper-sessualizzato e iper-sessualizzante, che però non concede la stessa libertà spensierata di mostrarsi, finanche esibirsi narcisisticamente. Pena l’ostracismo dall’alveo delle donne-per-bene e delle brave-ragazze.
Presto o tardi, s’impara a vivere il proprio corpo femminile come un campo di battaglia, mai soggetto autonomo e con capacità decisionale, su cui si appiccicano i dettami della cultura etero-patriarcale. Più di quello maschile, il corpo femminile è stato frammentato e reso accostamento casuale di pezzi di carne. Il sempre caro binomio seno o sedere, ad esempio. Unificare e portare a spasso quel corpo implica per le donne un difficoltoso lavoro di equilibrismo fra la volontà di non rinunciare alla propria femminilità, vivibile in modalità diverse, e quella di guadagnare stima intellettuale in un mondo in cui la bellezza diventa quasi una colpa.
Disporre del proprio corpo per ribaltare la cultura del possesso
Le due ragazze non hanno fatto altro che disporre del loro corpo autonomamente. È nell’autonomia decisionale di usare il proprio corpo, più che nel seno ostentato in un luogo di arte, la vera causa delle polemiche.
Donne libere sono donne che scelgono – come lo hanno fatto loro – e donne che scelgono sono donne che fanno paura.
Mentre ingaggiamo polemiche capricciose per due tette in bella mostra, non ci rendiamo conto che soggiacente al nostro pensiero farcito di pregiudizi c’è la virilissima idea di possesso di quel corpo a cui si concede di agire solo entro pochi, eterodiretti schemi. Ma Menta e Mucci hanno mischiato autodeterminazione del proprio corpo, sensualità florida, lavoro sessuale e geniale marketing in un mix letale che ha intontito e irritato chi non riesce a guardare oltre la punta del proprio naso e di qualcos’altro.