Impagnatiello, l’ultimo respiro di un assassino

Giulia Fuselli
3 Min di lettura

Qual è il respiro di un assassino come Alessandro Impagnatiello? Il fondo di un “uomo” esempio della capacità del perdere umanità

Inspira, espira. Impossibile mettersi nei panni di Alessandro Impagnatiello, la nostra immaginazione neanche si avvicina a quella che è stata la sua realtà la sera del 27 maggio, quando ha ucciso la sua ragazza, Giulia Tramontano, incinta di sette mesi.

Penso al suo respiro: inspira, espira. Ha ucciso suo figlio nascondendosi dietro un muro di cemento armato, cercando di depistare quanto aveva tragicamente compiuto. Inspira, espira. Un respiro pieno di affanno ma non di consapevolezze. Una storia che è diventata emblema del fenomeno che ormai – purtroppo – dilaga nella nostra società: il femminicidio.

Penso a cosa possa aver avuto nella testa in quel momento, quando ha accoltellato la sua ragazza e il suo bambino senza pietà, senza rimorsi. Inspira, espira. Narcisista e manipolatore, così definito Impagnatiello dagli psichiatri, che non prende consapevolezza se non quella di evitare di essere coinvolto. Fingere che sia fuggita, scrivere messaggi su WhatsApp alla ragazza, sapendo benissimo che una sua risposta non arriverà mai. E lui ne è responsabile.

Chissà cosa si ripeteva nella testa mentre cercava di bruciare Giulia e il suo bambino nella loro vasca da bagno. Inspira, espira. La casa era quella dove entrambi abitavano, la stessa in cui hanno condiviso i momenti più privati, più veri, gli stessi momenti che lui ha osato spezzare, ponendo fine alle loro vite. Inspira, espira, sempre più veloce. Penso a come possa aver avuto la capacità, il solo pensiero di spostare il corpo, lasciandola lì, sola, in un’intercapedine a soli 500 metri dall’abitazione. Così, come dei rifiuti.

Ci penso, ma penso anche come sia impossibile capire cosa possa aver pensato Impagnatiello. Tutti ci chiediamo, come ha fatto? Con che cuore, con quale umanità ha potuto compiere un delitto del genere? La risposta non c’è. Aleggia in noi soltanto quell’amaro, lo schifo della notizia. La degradazione dell’uomo, dell’umanità. Un’altra cosa che non riesco e non riuscirò mai ad immaginare è il dolore della famiglia, ma soprattutto di Giulia, a cui è stata tolta l’opportunità di vivere la sua vita con il suo bambino Thiago. Ci penso, provo a immaginare. Inspira, espira: non vedo più nulla.

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