Sulle prime, inutile nasconderlo, la tentazione è forte. Intendo la tentazione di vedere in Donald Trump la reincarnazione di Nando Mericoni, il mitico personaggio interpretato da Alberto Sordi, che infatuato e ossessionato dal mito della bandiera a stelle e strisce, scansafatiche nato e incubo per i suoi genitori, trascorreva le giornate in una marana di Centocelle simulando la vita di un ranger. Uno stuolo di ragazzini passava le ore a sfotterlo perché si immergesse per uccidere un fantomatico coccodrillo. “ ‘A Nando – gli urlavano, irridenti – e facce Tarzan!”. Ecco, la tentazione – lo avrà capito il lettore – sarebbe di urlare a Trump “ ‘A Donald .. e facce Tarzan”. E Donald ci fa Tarzan, anzi: si diverte da matti a fare Tarzan. Salvo fermarsi un metro prima, quando si accorge di averla sparata grossa. Come l’altro giorno quando ha minacciato di imporre tariffe del 50% a tutte le merci dell’Europa che entrano negli Stati Uniti.
Trattati come, se non peggio della Cina, che è poi il vero bersaglio delle strambate trumpiane. Però il 50% a partire dal primo giugno sarebbe un colpo mortale alla manifattura e all’industria europea. Se, invece, quegli stessi dazi vengono rinviati al 9 luglio cambia qualcosa? Qualcosa cambia, poco, ma cambia. Nel senso che l’Unione europea e il commissario Sefcovic posso ritessere daccapo una strategia negoziale sperando di ammansire l’orso americano. Secondo quale strategia tutto questo possa realizzarsi o avere una pur minima chance di realizzarsi a nessuno è dato di sapere. Gli ottimisti vedono nel saliscendi nevrotico di Trump una strategia che punta a negoziare da posizioni di forza con tutti gli interlocutori. I pessimisti stimano invece che Trump faccia danni enormi con il solo effetto annuncio. I più maliziosi – ma forse anche i più vicini alla realtà – vedono negli annunci di Trump uno spudorato tentativo di aggiotaggio e di speculazione finanziaria. Il New York Times ha condotto un’inchiesta attraverso fonti di Borsa e della Sec e stima in alcuni miliardi i guadagni realizzati dalle società di Trump grazie alle manovre del presidente. Se si trovassero ulteriori conferme in un’azione delle autorità di controllo, si sarebbe di fronte a un gigantesco conflitto di interessi senza eguali nella storia americana.
Leggi Anche
Secondo alcuni osservatori (ne scrive nel suo ultimo numero il mensile Foreign Affairs), con il suo disprezzo per le regole e per la legalità, Trump avrebbe di fatto avviato una sorta di putinizzazione della democrazia americana. Minando le basi degli organi cosiddetti “neutri” e contestando i verdetti della Suprema Corte in materia di immigrazione o dei giudici federali per i tagli alle Università, Trump ha neutralizzato gli anticorpi grazie ai quali la democrazia americana ha potuto riparare, negli oltre due secoli di vita, le ferite che di volta in volta potevano prodursi negli equilibri delle istituzioni.
I danni provocati alla credibilità e all’affidabilità degli Stati Uniti sono inestimabili. Prova ne è la confusione con cui la diplomazia di Washington si muove sulla vicenda Ucraina. Fino alla più recente minaccia di Trump di volersi ritirare da ogni negoziato con la Russia e a dirsi contrario a nuove e più dure sanzioni. Il cancelliere Friedrich Merz, un moderato tutto d’un pezzo, è arrivato a dirsi “shocked” dopo l’ultima telefonata dei “Volenterosi” con Trump. Merz ha intuito quello che in molti si ostinano a non vedere: l’Europa è davvero sola, per la prima volta in 80 anni, a fronteggiare le minacce di un mondo che diventa ogni giorno più inospitale.
© Riproduzione riservata