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Goebbels non c’entra niente

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Se dici una bugia una sola volta, non ci crederà nessuno. Se la dici mille volte, diventerà verità“. Non risulta che, come tramanda la vulgata, Goebbels, ministro della propaganda del Terzo Reich abbia mai pronunciato questa frase. Anche perché la Germania nazista non giocò sulle menzogne. Quel che dichiarò fece. La tecnica è abusata ab immemorabili e i metodi di comunicazione contemporanei ne fanno largo uso.

Se ne serve il mainstream per imporre come dogmatici concetti estranei al pensiero comune, rappresentandoli positivamente con l’uso ripetuto di neo-termini Nel contempo si demonizzano termini e concetti in uso. Si forma un pensiero totalitario che utilizza un neo-linguaggio che diventa l’asse portante dell’indirizzo in voga, che non ammette opinioni e linguaggi diversi.

La mutazione genetica della struttura della società occidentale, intrapresa dalla post democrazia finanziarista, ha comportato resistenze robuste che la neo-cultura globalista non è riuscita a disintegrare. Tanto più che l’abbandono ancorché semicoatto dei sentieri che venivano percorsi prometteva un domani libero, ricco e radioso. Il cambio ha invece comportato delusioni ripetute e sempre più consistenti.
A questo si è aggiunta una contrazione del benessere, dei diritti e la perdita di parametri consolidati senza che si intravedessero soluzioni.

La postdemocrazia e la sua nomenklatura ritenevano che sarebbe bastata la tecnica descritta da Orwell della sostituzione dell”archelingua” con la neolingua, unita a alle bugie – verità e tutto sarebbe andato a posto. Non è stato così. I nuovi padroni del mondo non avevano previsto il fenomeno che sta dilagando di qua e di là dall’Oceano. Di là è avvenuta una spaccatura imprevedibile: parte dei poteri finanziari predicatori della new economy che governano di fatto gli U.S.A. valorizza di nuovo la comunità (‘First America‘) e il ritorno all’economia produttiva.

L’altra ammette il fallimento temporaneo ma non cambia gli obbiettivi, pur con significative mutazioni tattiche di cui il cambio in corsa del candidato designato per la Casa Bianca e il piano Draghi per l’Europa sono due esempi collegati. In Europa il malessere diffuso ha prodotto due fenomeni di segno ostativo alle politiche postdemocratiche: l’imponente diserzione dal voto e il trionfo elettorale dei partiti comunitari contrari all’economia e alla società globalista.

Riguardo al primo, la governance burofinanziaria U.E. si è comportata come se non fosse successo nulla. Ha ciancicato con le cariche e i posti, fingendo di non vedere la casa in fiamme, perseverando nell’offerta comunicativa delle consuete bugie-verità. Per bloccare i partiti e movimenti comunitari e il loro successo elettorale si è ricorsi alla formula demonizzante con la fatwa contro nazisti e fascisti e a una conventio ad escludendum in difesa della democrazia.

I partiti comunitari (financo con posizioni dichiaratamente di sinistra) hanno continuato a crescere e l’arco costituzionale europeo a precipitare. Vista l’inefficacia del metodo dichiarativo si è passati all’affabulazione reiterata e qualificata che spiega che i programmi degli eretici sarebbero controproducenti per gli interessi di chi vota i partiti esclusi dal consesso governante.

È un po’ un’ultima spiaggia anche perché i programmi sono tutti futuribili e derogabili e addirittura ribaltabili come si è visto anche in Italia. Nel nostro paese si sono mossi un po’ tutti con firme di prestigio anche perché è l’unica nazione dove il fronte postdemocratico e globalfinanziarista è unito e solido e i cittadini in dissenso pur essendo schiacciante maggioranza, non hanno al momento un raggruppamento affidabile di riferimento. La caduta di afflato e di consenso non sarà frenata neppure dalle bugie-verità sui programmi.

Il globalismo finanziario forse si salverà ma saranno necessarie pesanti condizioni punitive per i cittadini occidentali: più guerra, più miseria, meno sicurezza e un monte di bugie-verità. Indispensabili i sicari, i servi, gli utili idioti che sembrano per il vero non mancare.

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