La Corte di Cassazione francese annuncia il verdetto definitivo sull’estradizione di dieci ex terroristi italiani, in gran parte brigatisti, rifugiati in Francia dopo gli anni di piombo. Ma la Procura generale della Cassazione ha già chiesto di bocciare il ricorso per la richiesta di Roma
La Corte di Cassazione francese annuncerà domani il verdetto definitivo sull’estradizione di dieci ex terroristi italiani, in gran parte brigatisti, rifugiati in Francia dopo gli anni di piombo. Fra loro, Giorgio Pietrostefani – condannato per l’omicidio Calabresi – e le ex Br Marina Petrella e Roberta Cappelli. Ma le speranze che questi “esuli” vengano riconsegnati alla giustizia italiana sono pressoché nulle: la Procura generale della Cassazione ha infatti già chiesto di bocciare il ricorso, nel solco della sentenza del tribunale di Parigi che negò ancora una volta, il 29 giugno dello scorso anno, l’estradizione richiesta dall’Italia.
Le motivazioni della decisione
La presidente della Chambre de l’Instruction aveva motivato il rifiuto con motivazioni beffarde, come “il rispetto della vita privata e familiare” e con “il diritto a un processo equo”, invocando le garanzie previste dagli articoli 6 e 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che non sussisterebbero nel nostro Paese. La magistratura francese, facendosi scudo della Convenzione, ha sempre negato l’estradizione degli ex br italiani applicando in realtà la cosiddetta “dottrina Mitterrand”, che il presidente francese enunciò nell’85 dicendo: “Mi rifiuto di considerare a priori come terroristi attivi e pericolosi degli uomini che sono venuti, in particolare dall’Italia, molto tempo prima che esercitassi le prerogative che mi sono proprie, e che si erano appena ritrovati qui e là, nella banlieu parigina, pentiti… a metà, o del tutto… non so, ma fuori dal giro”. In Francia allora era diffusa l’ostilità ai metodi con cui era stata condotta in Italia la lotta al terrorismo politico e con cui venivano celebrati i processi per i reati collegati, e questo portò anche la sinistra più istituzionale a tenere una collusione di fatto con i condannati per azioni di lotta armata.
La dottrina Mitterand
Quella dottrina non è mai diventata legge, ma è rimasta una prassi consolidata nonostante che Macron avesse deciso di archiviarla per sanare la profonda ferita aperta da decenni nei rapporti con l’Italia. Dopo l’ultimo “niet” della magistratura, il presidente affermò pubblicamente che “le persone coinvolte in reati di sangue meritano di essere giudicate in Italia”, e di conseguenza il procuratore generale della Corte d’appello di Parigi, in rappresentanza del governo, presentò subito ricorso alla Cassazione, ritenendo necessario appurare se gli ex terroristi condannati in Italia in contumacia avranno o meno un nuovo processo in caso di estradizione e definendo assurda la motivazione basata sulla presunta violazione della vita privata e familiare degli imputati. Riconsegnarci tutti i latitanti protagonisti degli anni di piombo sarebbe un elementare atto di giustizia, non per spirito di vendetta, ma prima di tutto per rispetto delle vittime e delle loro famiglie. Invece da Parigi sono arrivati sempre e solo schiaffi, e la Francia resta un paradiso per i latitanti dell’eversione rossa: quattro anni fa, ad esempio, fu rimesso in libertà anche Vincenzo Vecchi, il black bloc vissuto per anni in clandestinità e che doveva scontare una pesante condanna per le devastazioni al G8 di Genova del 2001.
Operazione “Ombre Rosse”
Ora siamo al tornante finale, ma c’è da aspettarsi l’ennesima – e ultima – fumata nera, facendo svanire così le illusioni suscitate dalla cosiddetta operazione “Ombre Rosse”, presentata all’epoca del governo Draghi come la mossa in grado di chiudere positivamente la questione. La ministra Cartabia inviò una pressante richiesta al governo francese perché gli ex br fossero finalmente assicurati alla giustizia, sottolineando l’urgenza di superare uno stallo decennale e scandaloso. Macron assicurò la volontà politica di sostenere la domanda di estradizione del governo italiano, ma senza alcun esito, ed è paradossale che l’attuale ministro della Giustizia Eric Dupond-Moretti abbia paragonato gli “esuli” italiani ai terroristi islamici con sillogismo tanto giusto quanto purtroppo vano: “Avremmo noi accettato che uno degli autori della strage del Bataclan andasse a vivere 40 anni n Italia? Questi hanno le mani sporche di sangue. Non ho remore”. Remore che invece ha in tutta evidenza la magistratura francese, pronta a dare il colpo di spugna definitivo alla vicenda e a calpestare la dignità della giustizia.