I due allenatori, protagonisti di una rissa sfiorata nel big match di Premier tra Chelsea e Tottenham, al centro delle polemiche. Il calcio è anche questo: un episodio da esaltare
Nel consueto big match domenicale offerto dal calcio inglese, in quel di Stamford Bridge, è andata in scena una delle partite più sentite dai tifosi britannici: Chelsea contro Tottenham che, mai come quest’anno, possiede un valore molto elevato in fatto di classifica finale, essendo entrambe le formazioni costruite per tentare di conquistare il titolo nazionale. Uno show sensazionale in campo, ma soprattutto fuori.
Ciò che rimarrà nella mente dei tifosi inglesi e di tutti gli appassionati di calcio, non sarà il pirotecnico due a due maturato al termine dei 90’, non saranno le splendide giocate dei protagonisti, non saranno le reti di Kane o di Koulibaly, ma l’alterco finale, la rissa sfiorata a più riprese da Conte, tecnico degli Spurs e Tuchel tecnico dei Blues, che hanno dato vita ad uno degli episodi più intensi di questo inizio di stagione calcistica.
Andiamo con ordine: inizia tutto al minuto 68, quando Hojberg, forte centrocampista danese degli Spurs, trafigge Mendy e rimette in parità l’incontro. A quel punto, Antonio Conte, che con le sue solite esultanze colorite invade l’area tecnica di Tuchel, scatena le ire del tecnico tedesco. Volano parole grosse, qualche spintone e inizia la faida fra i due, un confronto destinato a durare fino al termine della gara e oltre.
Minuto numero 77, Reece James, da poco entrato, cala il jolly e batte Lloris, Chelsea di nuovo in vantaggio e questa volta è Tuchel ad esultare in modo provocatorio verso la panchina di Antonio Conte. Tensione che si accumula e parole grosse fra i due.
Al minuto 96, in pieno recupero, Harry Kane acciuffa l’insperato pareggio per il Tottenham, la partita termina in modo beffardo per i padroni di casa e scoppia l’esultanza degli Spurs.
La mano a fine gara: tutto finito?
Al termine della gara Tuchel e Conte si danno la mano. Fin qui tutto bene, ma all’improvviso il tecnico tedesco, evidentemente infastidito dall’atteggiamento del tecnico italiano, reo di non averlo guardato negli occhi, decide di affrontarlo faccia a faccia. Che finimondo (parafrasando il tormentone estivo targato Myss Keta – geniale nel riprendere un motivetto di Edoardo Vianello datato 1961 adattandolo ad un pezzo di musica dance)! I due tecnici arrivano quasi alle mani e solamente l’intervento dello staff tecnico di entrambi i club riesce ad evitare il peggio. L’arbitro inglese Taylor, spettatore della scena, a quel punto sceglie di espellere entrambi gli allenatori.
Un clima elettrico, quello fra i due tecnici di scena a Stamford Bridge, un clima che ha riportato indietro di qualche anno, quando sui prati inglesi non di rado i protagonisti si lasciavano andare a comportamenti al limite del regolamento, aprendo vere e proprie faide destinate a durare negli anni.
Come dimenticare le lotte all’ultimo sangue fra Roy Keane, del Manchester United, e Patrick Vieira, capitano dell’Arsenal di Wenger, protagonisti di una delle rivalità più accese del calcio britannico alla fine degli anni ‘90. Una rivalità, quella fra i due, che ha fatto innamorare generazioni di tifosi, in grado di rispecchiarsi nel carisma e nell’agonismo dei due atleti, eletti non a caso icone dei due club di appartenenza.
Allora cosa rispondere a chi oggi parla di cattivo esempio, di pessimo spot per il calcio, quando fa riferimento al colorito screzio fra Conte e Tuchel? La risposta è banale, forse anche intrisa di una retorica eccessivamente melensa, ma non importa, perché ogni tanto va ribadito, cioè che il sale dello sport, del calcio, è anche questo, una sana rivalità, una passione sanguigna, capace di risvegliare gli istinti primitivi di un essere umano.
La lite fra Conte e Tuchel, a detta di chi sta scrivendo, meriterebbe una lode, se non altro per aver fatto ribollire di passione i tifosi di entrambe le squadre, già eccitate da un risultato pirotecnico dal finale al cardiopalma e che da oggi avranno un motivo in più per essere orgogliosi e sentirsi legati ai propri allenatori.
Troppa aggressività? Il calcio è anche questo: bollenti spiriti
Lo sport, il calcio, è anche questo, una rivalità che trascende i confini del politicamente corretto e dei falsi sorrisi a portata di telecamera, che lascia libero sfogo agli istinti di sportivi che mostrano attaccamento verso la propria passione, verso il proprio lavoro. Non di rado i tifosi, ma anche gli addetti ai lavori, hanno chiesto ai propri calciatori di trasformarsi in gladiatori, pronti a combattere fino all’ultimo briciolo di energia per ottenere la vittoria e chi, meglio di questi due allenatori, può dire di aver soddisfatto in pieno questa richiesta? Quante volte abbiamo chiesto ai nostri beniamini di essere “noi” dentro al campo? E chi, da tifoso, avrebbe accettato di buon grado che un avversario gli esultasse in faccia?
Un episodio, quello di Conte e Tuchel, che ci rimette in pace con noi stessi. Noi che viviamo il calcio non come un passatempo ma come una questione di vitale importanza, del resto ricordiamo cosa diceva Albert Camus in fatto di legame fra uomo e pallone, che ci ricorda di come chi scende in campo, che sia allenatore o calciatore, possieda ancora la capacità di immedesimarsi in un tifoso, facendone le veci in modo degno, difendendone i colori.
Poco importa se l’uragano buonista, almeno stando a quanto letto sui forum e sui blog nostrani, si sia abbattuto sui due tecnici, accusati di aver “inquinato” l’immagine pulita del calcio inglese. Affermazioni, queste, che già di per sé rappresentano un falso storico visto che, come abbiamo ricordato sopra, non è la prima volta che nel calcio d’Oltremanica protagonisti del rettangolo verde abbiano dato prova di intemperanza e sangue caldo.
Ciò che conta, specie in questi tempi in cui la realtà lascia sempre più spazio alla virtualità, è la genuinità del gesto. Antonio Conte, infatti, a modo suo sembra aver voluto smorzare le polemiche con un post su Instagram. È proprio quel “a modo suo” che lascia una sensazione di grande serenità in chi vi scrive.
Non si è trattato, infatti, del solito post di scuse social preconfezionate, utili a scagionare da eventuali accuse di antisportività, nonché processi a mezzo stampa, quello di Conte è stato un post sibillino, dove accanto alla risata, emoticon prontamente utilizzata per evitare strumentalizzazioni e lasciar trapelare un messaggio scherzoso, è stata lanciata una vera e propria staffilata al suo collega Tuchel.
Al tedesco, infatti, è stato suggerito di tenersi pronto ad uno sgambetto qualora dovesse esultare di nuovo in modo provocatorio nei prossimi incroci fra i due. Il modo migliore, quello utilizzato da Conte, per chiudere una polemica e aprire una faida calcistica che, statene certi, ci farà divertire tantissimo. Ne avevamo bisogno, lunga vita ad Antonio Conte e Thomas Tuchel.