Cantone scettico sulla riforma Nordio ma bisogna limitare lo strapotere dei pm

Emanuela Felle
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Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone, ex presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, resta scettico sulla riforma Nordio

Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone, ex presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, in un’intervista a la Repubblica ha commentato l’intenzione del ministro Nordio di riformare i reati di corruzione tra cui il traffico d’influenze

Le parole di Cantone

“Condivido l’idea che il reato possa essere definito meglio, ma resta un presidio indispensabile per la lotta alla corruzione”, ha spiegato, augurandosi che non si tratti di un colpo di spugna: “Sarebbe un passo indietro che appannerebbe l’immagine internazionale del Paese”. Sull’abuso d’ufficio, “è un tipico reato spia, da esso si parte per cominciare le indagini sulla corruzione. Bisogna sapere che abolirlo le renderebbe molto più difficili, se non impossibili”. Per quanto riguarda le intercettazioni, “nelle parole del ministro voglio vedere il bicchiere mezzo pieno: ha assicurato che lo strumento non sarà indebolito. E questa è una garanzia. Mi lascia perplesso l’idea di limitare le trascrizioni perché la rilevanza di un colloquio non si può valutare nel momento in cui s’intercetta, ma alla fine dell’attività investigativa”.

Infine, l’obbligo dell’interrogatorio prima dell’arresto e un collegio di toghe per autorizzarlo è un’idea che “desta molte perplessità, renderebbe più complesso il nostro intervento, soprattutto per i crimini comuni che più interessano i cittadini proprio mentre si chiede più sicurezza”. Pollice verso, dunque, su tutto l’impianto garantista delle riforme che ha in mente Nordio.

Partiamo dall’interrogatorio prima dell’arresto: l’obiettivo è quello di applicare pienamente il principio di presunzione di non colpevolezza previsto dall’articolo 27 della Costituzione, rafforzando il controllo giurisdizionale in quel contesto. A questo serve anche il previsto organo collegiale a cui affidare le decisioni sull’arresto. In particolare, il Tribunale del Riesame assumerà le funzioni attualmente svolte dal gip, mentre i ricorsi dovranno essere esaminati in Corte d’appello. La collegialità rappresenta lo strumento opportuno per superare la burocratizzazione degli atti del gip, che è diventato una sorta di passacarte del pm sia per la proroga delle indagini, sia per la custodia cautelare.

I dati del ministero

Secondo i dati del ministero al 30 aprile 2023, ci sono ancora in carcere 7.925 persone in attesa di primo giudizio, segno lampante che il problema c’è. Privare i gip della possibilità di decidere sulle richieste cautelari del pm potrebbe essere anche un primo step di separazione tra magistrati requirenti e giudicanti. L’adeguamento del gip alle richieste dei pm non dipende solo dall’eccessivo carico di lavoro che si trovano a dover gestire ma anche da una sorta di sudditanza nei confronti della Procura.

Gli obblighi di motivazione a carico del giudice, introdotti alcuni anni fa, con l’obbligo di fornire una valutazione autonoma che motivi la custodia in carcere è purtroppo servito a poco, perché il sistema del copia-incolla rispetto alle carte del pm è rimasto. Per cui un controllo collegiale può portare a una miglior ponderazione delle decisioni, come ha detto Nordio. Da questa procedura verrebbero esclusi i reati più gravi (come mafia, terrorismo, droga, omicidio, associazione per delinquere, violenza sessuale), ma il vero problema è rappresentato dalla scarsità degli organici.

L’abuso d’ufficio

Per quanto riguarda l’abuso d’ufficio, il ministro vorrebbe cancellarlo del tutto, ma a causa delle resistenze di Lega e Fdi il reato dovrebbe restare, anche se depotenziato rispetto all’ultima modifica di tre anni fa togliendo, ad esempio, la punibilità dell’abuso “per procurare vantaggio” e lasciandola solo “per chi arreca un danno” o “per omessa astensione” a fronte di un consapevole conflitto di interessi.

Anche sul traffico d’influenze, che non si può cancellare perché richiesto dalla Convenzione Onu contro la corruzione sottoscritta dall’Italia, ci saranno correzioni soprattutto per definire meglio la fattispecie di reato e non lasciare ai magistrati ambiti di interpretazione troppo estesi, com’è accaduto troppo spesso in questi anni.

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