Amore, cosa accade alla mente tra filosofia e neuroscienza

Dai risultati è emerso che l’amore più intenso, che coinvolge più aree cerebrali è quello per i figli, a seguire quello per il partner e gli amici

Redazione
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Perduto è tutto il tempo che in amar non si spende”, diceva Torquato Tasso nell’elogio all’amore denominato “Aminta”. Perché amare ci migliora la vita e ci cambia anche dal punto di vista fisiologico. Nel corso della storia dell’umanità, chiunque tra artisti, filosofi e scienziati, ha cercato di analizzare questo profondo sentimento. Oggi, è possibile comprendere concretamente come agisce l’innamoramento sul piano filosofico e neuroscientifico.

Il filosofo finlandese Parttyli Rinne lo ha studiato per 15 anni partendo dal significato espresso da Kant. La svolta è avvenuta grazie al suo incontro con i neuroscienziati che conferiscono a ciò che accade un altro linguaggio. Con i ricercatori dell’Università finlandese di Aalto è stato elaborato un esperimento per studiare la fattezza dell’amore. 

Esperimento sugli innamorati

Lo studio sull’amore è partito prendendo in considerazione un campione di 55 volontari innamorati. Questi sono stati, poi, suddivisi in 6 gruppi, in base alla tipologia del sentimento che provavano sotto la direzione delle decisioni del filosofo Rinne. I gruppi rappresentavano l’amore romantico, quello nei confronti di genitori e figli, l’affetto per un amico, quello per un estraneo, il legame con un animale domestico o quello per la natura.

Sottoponendoli ad una risonanza magnetica, sono stati fatti concentrare su un sentimento specifico mentre ascoltavano la voce di un attore che descriveva i vari tipi di amore. Da questo processo sperimentale sono emerse le attività svolte dalla mente e le vibrazioni generate di conseguenza che sono state captate dagli strumenti di ricerca. Quindi, misurando l’intensità con cui i neuroni scintillano, è possibile non solo di individuare le prove scientifiche dell’amore, ma anche capire per chi, o per cosa, si prova questo sentimento.

Cosa accade alla mente?

Dai risultati dell’esperimento svolto è emerso che l’amore più intenso, che coinvolge più aree cerebrali, è quello per i figli. A seguire la passione nei confronti del proprio partner. Terzo in classifica è il sentimento provato per gli amici, estranei, animale domestico e in fine di altra natura.

Di particolare riguardo è l’amore provato verso i parenti che diffonde all’organismo quel senso di riconoscenza e appagamento, tra conforto e rilassamento, come nessun altro amore fa, spiega Rinne. Sul piano delle neuroscienze per tutti e 55 i volontari è stata dimostrata l’attività cerebrale che coinvolgeva le stesse regioni per ognuna dei 6 tipi di amore. Dall’immagine della risonanza, tutti i volontari hanno mostrato l’accensione delle stesse regioni cerebrali. Cosa diversa per l’intensità molto personale e variabile in base al coinvolgimento emotivo di ognuno.

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