Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ringraziato tutti i leader del G7, in modo particolare Giorgia Meloni, per la dichiarazione rilasciata oggi, su iniziativa della presidente del Consiglio, in cui si ribadisce il pieno sostegno all’Ucraina in vista del 1000esimo giorno di guerra.
Il ringraziamento di Zelensky per la dichiarazione del G7
Dopo la telefonata che c’è stata l’altro ieri tra il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente russo Vladimir Putin, il G7 (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti) ha rilasciato una dichiarazione a sostegno di Kiev, in vista del raggiungimento dei 1000 giorni di guerra. L’iniziativa è stata presa da Giorgia Meloni. Nella dichiarazione dei Sette si ribadisce il sostegno all’Ucraina e si condanna l’aggressione russa.
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Il leader ucraino su X ha risposto ringraziando i leader: “Sono profondamente grato alla Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni e a tutti i leader del G7 per la loro voce unita nel sostenere l’Ucraina. Il loro sostegno aiuta l’Ucraina a proteggere il suo popolo dal terrorismo, salvando in definitiva innumerevoli vite”.
Riprendendo la dichiarazione, ha scritto che la Russia è l’unico ostacolo a una pace giusta e duratura, quindi è fondamentale ribadire che le “aggressioni e le violazioni dell’ordine internazionale, come delineato nella Carta delle Nazioni Unite, non saranno tollerate e i responsabili ne subiranno le conseguenze”. Ha concluso sottolineando la necessità che “la comunità globale intensifichi i propri sforzi e prenda decisioni decisive per garantire stabilità e pace a tutte le nostre nazioni”.
L’Europa, gli Usa con Trump e il supporto a Kiev
Nonostante il leader ucraino ringrazi i Sette per il sostegno, è a conoscenza del fatto che presto le cose potrebbero cambiare. Infatti il neo eletto presidente degli Usa Donald Trump ha promesso che con lui presidente gli Usa, nel suo piano per portare la pace in Ucraina, avrebbero smesso di fornire aiuti a Kiev. Se questo scenario si avverasse, ed è probabile data la rielezione del tycoon, l’Europa si troverebbe davanti a due strade: accollarsi anche le spese dei finanziamenti statunitensi o lasciar perdere ogni sostegno.
Nei Consigli Affari Esteri e Difesa, che si terranno lunedì e martedì, i leader europei inizieranno a studiarsi i vari scenari, analizzando in particolare i rapporti con gli Usa. Se si decidesse di prendere il posto degli Usa nei finanziamenti, significherebbe raddoppiare i contributi annuali, che ad oggi sono circa 20 miliardi, sostenuti in gran parte dalla Germania, e in un momento in cui l’economia non va bene.
Ma decidere di non supportare più Kiev non è un’opzione per molti Stati membri, perché rappresenterebbe una minaccia alla sicurezza. L’Europa non teme solo che la Russia possa arrivare ai confini con la Nato, ma è spaventata anche dalle stime che circa 10 milioni di persone potrebbero fuggire in Europa nel caso in cui l’Ucraina finisse sotto la Russia. È improbabile che Putin riesca a prendersi il territorio ucraino perché gli mancano i numeri sul campo ma, allo stesso tempo, lo stesso Zelensky confessa che ormai le truppe sono “stanche”, i rimpiazzi “tardano” a causa delle mancate consegne di armi e mezzi dai partner e le “ritirate” sono possibili per salvare la vita dei soldati.
Da parte sua Trump è deciso a terminare la guerra e presto sceglierà ‘un inviato per la pace’, che potrebbe essere Boris Epshteyn, un russo del team legale del presidente eletto, che non sembrerebbe proprio neutrale.
L’incontro a Varsavia
Intanto Radoslaw Sikorski, capo della diplomazia polacca, ha fatto sapere che martedì a Varsavia si terrà un incontro sulla questione ucraina del triangolo di Weimar (Polonia, Germania, Francia) con la partecipazione anche dei ministri del Regno Unito, Italia e Ucraina. Sarà inoltre presente anche l’alto rappresentante Ue designata Kaja Kallas. Sikorski ha sottolineato che “i colloqui più importanti su questa crisi si terranno a Varsavia”. Ha inoltre commentato la telefonata Scholz-Putin dicendo che “le cose stanno accelerando” e dichiarandosi soddisfatto che il cancelliere tedesco abbia ribadito il principio “nessuna decisione sull’Ucraina senza l’Ucraina”.
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