Secondo un’indiscrezione della Cnn, la candidata democratica alle presidenziali degli Usa, Kamala Harris, avrebbe scelto il suo numero due per la corsa alla Casa Bianca. Nel caso in cui Harris vincesse le elezioni, il prossimo vicepresidente degli Stati Uniti d’America potrebbe essere Tim Waltz, attuale governatore del Minnesota, uno degli Stati cruciali del Midwest. Waltz ha 60 anni, ha una moglie e due figli, è un ex docente di storia ed un ex membro della Guardia civile, oltre ad essere stato membro del Congresso per circa 12 anni prima di divenire governatore del suo Stato. Una carriera impeccabile per un uomo che dovrà convincere gli americani di essere migliore del candidato vicepresidente del repubblicani, JD Vance.
Oggi, inoltre, Kamala Harris si è assicurata formalmente la nomination democratica per la presidenza, divenendo la prima donna di colore a ottenere la candidatura da parte di un grande partito. Secondo il Democratic National Committee, Harris sarebbe stata eletta con il 99% dei consensi da parte di 4.567 delegati. A seguito della notizia, l’ex presidente Usa e candidato repubblicano alle presidenziali, Donald Trump, sarebbe tornato ad attaccare la sua avversaria, sostenendo che essa abbia “paura di dibattere con me su Fox News“.
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“Sarà più facile sconfiggerla sul palco del dibattito rispetto al disonesto Joe Biden, basta che guardiate!” ha dichiarato il miliardario subito dopo aver deciso di chiedere che il dibattito presidenziale previsto per settembre non venga ospito dalla Abc, come preventivato, ma dall’emittente televisiva conservatrice FoxNews.
Le voci sui presunti candidati vicepresidenti per Kamala Harris
A seguito del ritiro di Joe Biden dalla Casa Bianca e all’annuncio della sostituzione con Kamala Harris, negli Stati Uniti si è dato inizio ad un toto nomi sul possibile vicepresidente che la donna avrebbe potuto scegliere. I nomi in ballo erano diversi ed alcuni convincevano l’opinione pubblica più di altri. La scelta del vicepresidente, infatti, gioca un ruolo fondamentale nelle elezioni perché potrebbe far guadagnare o perdere consensi al candidato presidente. Harris si è dunque trovata di fronte ad una decisione difficile, da cui sarebbe riuscita a venire a capo solamente oggi.
Fino alla scorsa settimana sembrava che il candidato favorito da Harris potesse essere Ben Shapiro, governatore democratico della Pennsylvania. Il suo si presentava come un curriculum perfetto se non fosse stato per un dettaglio in qualche modo non trascurabile: la sua religione. Shapiro è ebreo e in una situazione geopolitica delicata come quella odierna, la sua scelta si sarebbe potuta trasformare in un’arma a doppio taglio. Lo stesso Donald Trump si è espresso sulla questione, sostenendo che se la scelta fosse ricaduta su di lui, Harris avrebbe potuto “perdere la sua piccola base palestinese“.
Oltre a Shapiro, si vociferava che la candidata stesse valutando anche altri tre nomi. Uno era quello di Andy Beshear, governatore del Kentucky, il secondo era quello di Mark Kelly, senatore dell’Arizona e il terzo era quello di Tim Waltz, governatore del Minnesota e scelta finale della candidata alle presidenziali.
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