Il tribolato accordo sulle nomine dei 6 vicepresidenti esecutivi della futura Commissione Ue, la seconda di von der Leyen, potrebbe essere vicino. Dopo giorni di tensioni, attacchi e trattative semi-segrete, i popolari, i socialisti e i liberali sono vicini a sbloccare lo stallo e trovare una quadra. Soprattutto sui candidati più presi di mira, ovvero l’italiano Raffaele Fitto e la spagnola Teresa Ribera. Ma la questione resta sempre che la maggioranza di von der Leyen resta sempre più fragile della scorsa legislatura.
Passi avanti per sbloccare le nomine dei vicepresidenti della Commissione Ue
Da quanto si apprende, il turning point per sbloccare lo stallo delle nomine per i 6 vicepresidenti della Commissione Ue sarebbe avvenuto nelle ultime ore tra Bruxelles e Rio de Janeiro, dove i leader mondiali si trovano riuniti per il G20. In Brasile i leader Ue e Ursula von der Leyen hanno sfruttato l’occasione per affrontare la questione. E il premier spagnolo Pedro Sanchez ha aperto alla possibilità di votare il candidato italiano Raffaele Fitto. Questa mossa ha sbloccato una situazione in stallo da giorni, ma non è sufficiente.
Leggi Anche
A Bruxelles invece, lunedì sera i tre capigruppo della maggioranza, Manfred Weber (Partito popolare europeo), Iratxe Garcia Perez (Socialisti e Democratici) e Valerie Hayer (Liberali) si sono visti per affrontare la questione e negoziare. Al centro l’ipotesi di elaborare un patto scritto di coalizione che segua il programma già enunciato da von der Leyen e allontani l’ipotesi di un’asse tra il Ppe e le destre.
L’obiettivo del patto è trovare un punto di incontro sulle nomine dei sei vicepresidenti e consentire al nuovo Collegio di entrare in carica il mese prossimo. A corroborare l’accordo ci sarebbero l’attesa che Ribera giustifichi il modo in cui ha gestito le alluvioni di Valencia al Parlamento spagnolo prima di darle il via libera e assottigliare le deleghe del terzo candidato che ha provocato tensioni in questi giorni, l’ungherese Oliver Varhelyi.
Nonostante i passi avanti per sbloccare la nomina dei candidati, è bene notare che la maggioranza di Ursula von der Leyen non è più forte come nella scorsa legislatura. E a influire su questo ci sono soprattutto i contesti politici nei singoli Stati membri. All’interno dei socialisti la delegazione francese e quella tedesca sono le più aggressive: non hanno candidati commissari da difendere e si preparano alle proprie campagne elettorali. Nel Ppe si devono invece fare i conti con gli spagnoli del Partido Popular, che si oppongono fortemente alla candidata Ribera.
Se la trattativa tra i partiti della maggioranza è andata bene, per questa mattina è prevista la presentazione da parte di ogni leader del patto di coalizione al proprio gruppo. Intanto a mezzogiorno la candidata spagnola Ribera si deve recare in audizione al Parlamento spagnolo per la vicenda di Valencia. Se questa andasse a buon fine l’accordo potrebbe finalmente essere ufficializzato. Il via libera ai sei vicepresidenti scatterebbe nelle ore successive.
L’accordo però è solo sui vicepresidenti e non sul voto finale in Plenaria all’intera Commissione. E anche von der Leyen, dopo il rientro dal Brasile, potrebbe intervenire sulla questione. Il suo silenzio indispettisce molti all’Eurocamera. Il rischio che Ursula parta indebolita è concreto.
Ieri mattina due ex premier italiani e due simboli dell’Europa unita, Romano Prodi e Mario Monti, hanno lanciato un appello congiunto: “In questo momento, con le enormi sfide che l’Unione Europea deve fronteggiare ad Est e ad Ovest, confidiamo che davanti a candidati qualificati come Teresa Ribera o Raffaele Fitto non prevalgano le tensioni intestine, in particolare tra i gruppi considerati più europeisti quali i popolari e i socialisti”, hanno scritto.
© Riproduzione riservata