A poche ore dall’annuncio di uno degli attacchi più brutali nei confronti dell’Ucraina dall’inizio della guerra, il presidente Volodymyr Zelensky ha annunciato una decisione piuttosto brutale, ma ormai definita prioritaria. Kiev abbandonerà il Trattato di Ottawa, ovvero il documento internazionale che proibisce l’uso, lo stoccaggio e la produzione di mine antiuomo.
Una decisione dettata dalla necessità del Paese di rispondere adeguatamente agli attacchi della Russia, che non ha mai aderito alla convenzione ed ha quindi continuato ad utilizzare per tre anni di conflitto gli ordigni interrati. L’attacco di questa notte potrebbe essere stato l’ultimo elemento necessario alla presidenza ucraina per prendere la decisione.
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Il Cremlino, intanto, ha rilasciato un duro comunicato che ha l’intenzione di mettere in chiaro la situazione attuale. Se la Russia continuerà ad essere sottoposta a sanzioni sarà impossibile riportarla al tavolo delle trattative. Mosca, infatti, intende procedere attraverso “la logica e le argomentazioni“, altrimenti la risposta minaccia di essere durissima. “Quanto più grave è il pacchetto di sanzioni, che riteniamo illegale, tanto più grave sarà il contraccolpo“, ha spiegato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, aggiungendo convinto: “Dopotutto, è un’arma a doppio taglio“.
Ucraina: “Passo difficile, ma che la realtà della guerra richiede”
Il colonnello sell’Sbu, Roman Kostenko, ha sostenuto che quello attuale è una passo che “la realtà della guerra richiede da tempo“. L’Ucraina è quindi intenzionata a dotarsi di tutte le armi e gli strumenti di cui ha necessità pur di riuscire a difendere la propria popolazione. “Non possiamo rimanere vincolati a un ambiente in cui il nemico non ha restrizioni“, ha aggiunto il colonnello, sottolineando la disparità a cui la sua Nazione è stata sottoposta in questi anni.
Il ministro degli Esteri ucraino ha definito quella odierna una “decisione difficile“, ma dettata dalla “necessità primaria di difendere il nostro Stato dalla brutale aggressione russa, di proteggere la nostra terra dall’occupazione e il nostro popolo dalle orribili atrocità russe“. Secondo il ministero, quindi, l’abbandono del Trattato di Ottawa è una misura necessaria e proporzionata al livello di minaccia a cui è sottoposta l’Ucraina.
Ucraina, la storia del Trattato di Ottawa
La notizia della decisione del governo è stata confermata da diverse testate ucraine, che hanno descritto il percorso che ora dovrà affrontare il Paese prima di poter effettivamente utilizzare queste mine. Al momento l’unico via libera è quello del presidente ucraina, per cui la decisione del ritiro dal Trattato di Ottawa dovrà essere firmata anche dalla Verkhovna Rada, il parlamento ucraino. Successivamente, l’Organizzazione delle Nazioni Unite dovrà essere informata della decisione.
L’Ucraina aveva aderito al Trattato nel 2005, ma ora sembrerebbe pronta a lasciarsi alle spalle questa decisione. Kiev non è però la prima ad aver compiuto questo passo. Lo scorso marzo, i tre Paesi baltici – Lituania, Lettonia ed Estonia – così come la Polonia, tutti stretti alleati dell’Ucraina, hanno annunciato la decisione di abbandonare la Convenzione di Ottawa. Una decisione che è stata aspramente criticate dalle Organizzaioni non governative, secondo cui questo passo riporterebbe indietro le guerre di diversi decenni, impedendo alle popolazioni di essere mai realmente al sicuro.
Il Trattato di Ottawa è stato siglato nel 1997, dopo che diversi Paesi dell’Onu si convinsero delle atrocità perpetrate da queste mine anti-uomo. Queste bombe sono progettate per essere interrate o nascoste nel terreno ed esplodere nel momento in cui un peso si poggia sopra di esse. Essendo nascoste, sono brutali non solo duranti i conflitti, ma anche successivamente. Non essendo comprensibile dove si trovano, alla fine del conflitto viene vietato alle popolazioni di tornare ad abitare in territori dove queste possono essere sepolte.
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