Il 2025 potrebbe essere l’anno della svolta. Lo ha promesso Donald Trump, il presidente Usa che ormai da mesi preannuncia la sua volontà di porre fine al conflitto in Ucraina. Oggi, tre anni fa, la Russia invadeva l’Ucraina da tre fronti diversi, nella speranza di conquistare Kiev nel più breve tempo possibile e instaurare un presidente fantoccio. Tre anni fa, l’Unione europea assisteva impotente mentre una guerra di trincea, proprio come quelle del secolo scorso, prendeva vita ai suoi confini.
Oggi, l’Ue assiste ancora inerme alla possibile pacificazione della Nazione invasa, senza nessuna assicurazione che la tanto ricercata integrità territoriale dell’Ucraina venga rispettata. L’uragano Trump è salito al potere alla Casa Bianca, eppure sembra che gli effetti della sua amministrazione siano percepiti in tutto l’Occidente. Così, dopo tre lunghi anni di sostegno e vicinanza, l’Europa viene esclusa dai primi dialoghi che potrebbero portare alla pace, ritenuta non particolarmente coinvolta e colpevole di non aver esortato abbastanza Kiev ad accettare un accordo nei primi mesi di guerra.
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Gli attacchi degli Usa all’Ucraina e la timida risposta dell’Ue
Volodymyr Zelensky diventa un “dittatore” e un “comico mediocre“, oppure il leader di un governo corrotto che si nutre dei cadaveri dei suoi soldati morti in guerra. Ancora più grave, l‘Ucraina diventa in parte colpevole dello scoppio del conflitto. Un revisionismo che spaventa, vista la vicinanza temporale con gli eventi accaduti, e su cui l’Ue non ha voluto transigere. Immediate le parole della portavoce dell’Unione europea, che ha ricordato come l’Ucraina, a differenza della Russia, sia un Paese democratico. A poco a poco, i vertici dell’Ue si sono espressi a favore di Zelensky, anche se qualcuno inizia timidamente ad affermare la necessità sempre più impellente di porre fine al conflitto.
Nel frattempo, Donald Trump non sembra particolarmente colpito dai tentativi dell’Ue di guadagnarsi un posto al tavolo dei potenti, mentre organizza con Vladimir Putin i prossimi incontri rivolti proprio al raggiungimento di un accordo per il cessate il fuoco. Unico tentativo di porre un argine allo strapotere dei due leader è il tavolo informale organizzato lo scorso 17 febbraio dal presidente francese Emmanuel Macron. Presenti Von der Leyen e alcuni dei leader dei Paesi Ue, esclusi quelli baltici, nonostante la loro vicinanza ai territori interessati dalla guerra.
Tra critiche e difficoltà a trovare punti in comune, i capi di Stato e di Governo hanno cercato di mostrare un minimo di resistenza, chiedendo a gran voce che un inviato Ue sia accolto al tavolo negoziale insieme a Russia, Ucraina e Usa. Grandi divisioni, però, sulla possibilità dell’invio di truppe Ue in territorio ucraino. Tra i contrari anche il premier Giorgia Meloni, che ritiene inutile tale decisione e spinge per un maggior coinvolgimento degli Usa nei negoziati, ovviamente alla presenza dell’Europa.
Macron da Trump per discutere della pace in Ucraina
Proprio nel giorno del terzo anniversario del conflitto, mentre i vertici Ue volano a Kiev per le cerimonie e per mostrare la loro vicinanza, Macron raggiunge Trump a Washington per recapitargli una serie di messaggi cruciali. Innanzitutto, il bisogno di maggiore considerazione della comunità europea, poi la richiesta che l’accordo che si dovrebbe raggiungere entro l’anno riguardi un cessate il fuoco definitivo e non una tregua che la Russia di Putin potrebbe infrangere in ogni momento.
Infine, Macron avrà il compito di ricordare a Trump l’importanza della presenza dell’Ucraina durante i negoziati. Kiev, infatti, è intenzionata a deporre le armi solo se convinta che Mosca non utilizzerà questo periodo di fermo per riarmarsi e rafforzarsi. Al ritorno di Macron e dopo la conclusione del subbuglio creato da questo terzo anniversario, l’Ue finalmente si incontrerà per un vertice straordinario sull’Ucraina e la difesa europea. La data scelta è quella del 6 marzo, quando finalmente tutti e 27 gli Stati membri avranno voce in capitolo sul cessate il fuoco in Ucraina.
L’inquietante calo demografico in Ucraina
Così, mentre Trump riflette su come convincere Zelensky a cedere le terre rare ucraine agli Usa e mentre Putin si trincera dietro le sue convinzioni annunciando di non avere intenzione di restituire i territori conquistati o cedere quelli persi, in Ucraina la popolazione continua a diminuire drasticamente. Al settembre 2024 si contano 80 mila soldati di Kiev deceduti in battaglia, ed un totale di oltre un milione di vittime tra morti e feriti, come riportato dal Wall Street Journal.
La popolazione ucraina, nei primi due anni di guerra, è diminuita di oltre 10 milioni di abitanti. Secondo un report delle Nazioni Unite, al 2023 si contavano circa 36 milioni di abitanti, a fronte dei 52 milioni prima dello scoppio del conflitto. Una curva demografica inquietante, soprattutto se si considera la legge marziale introdotta da Zelensky nel Paese, che vieta ai cittadini uomini tra i 18 e i 60 anni di lasciare il Paese.
Con un Paese allo stremo e un invasore che non ha intenzione di gettare le armi senza aver ottenuto il suo obiettivo, l’annessione di parte del territorio ucraino e l’impossibilità per Kiev di aderire alla Nato, il 2025 sembra quasi una speranza di pace più che una certezza. I negoziati ancora allo stato embrionale e i primi conflitti tra le parti in gioco preannunciano trattative infuocate, che al momento sembrerebbero versare a sfavore del Paese aggredito, con tutte le contraddizioni del caso.
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