A due giorni dall’annuncio del presidente russo, Vladimir Putin, che si è detto pronto a procedere con il terzo round di negoziati per il cessate il fuoco in Ucraina, il territorio di Kiev è stato bombardato con 537 droni e innumerevoli altri strumenti di guerra. Lo ha denunciato lo stesso leader ucraino, Volodymy Zelensky, riportando che nel corso dell’operazione ha perso la vita anche un pilota dell’Aeronautica militare. L’offensiva è durata per quasi tutta la notte tra sabato e domenica e si è abbattuta sulla capitale, dive gli allarmi sono rimasti in azione per 5 ore, su Leopoli e anche sulle regioni occidentali del Paese.
A preoccupare è la nota rilasciata dal Comando operativo delle forze armate polacche su X, secondo cui nella notte sono stati fatti decollare aerei militari polacchi e “alleati” con l’obiettivo di farli operare nello spazio aereo ucraino per monitorare i confini con la Polonia. Anche i sistemi di difesa aerea della regione e di ricognizione radar terrestri hanno raggiunto il massimo stato di prontezza.
Leggi Anche
L’attacco non ha lasciato indifferente l’Ucraina, che ha deciso di abbandonare i tentativi di mediazione, per scegliere la via della forza. Volodymyr Zelensky ha firmato un documento che sancisce l’uscita di Kiev dal Trattato di Ottawa, che vieta di produrre, stoccare o utilizzare mine anti uomo. “Un passo che la realtà della guerra impone da tempo“, ha chiarito il colonnello Roman Kostenko, sottolineando come la Russia non abbia mai smesso di utilizzare le mine anti uomo contro i soldati ucraini.
Il Cremlino, intanto, non invia segnali distensivi. La Russia è intenzionata a liberarsi di tutte le sanzioni che in questi tre anni l’hanno colpita. La modalità individuata è quella della minaccia: Mosca non tornerà ai negoziati se il pericolo delle sanzioni non sarà eliminato. Una richiesta contraria a quella di Zelensky, che invece continua a chiedere maggiori pressioni contro il Cremlino, affinché venga spinto a porre fine al conflitto.
La decisione sulle sanzioni spetta unicamente al presidente Usa, Donald Trump, che dalla sua campagna elettorale è al lavoro per garantire la pacificazione dell’Ucraina. Il Tycoon sembra piuttosto sfinito e alcune fonti tra i senatori a lui più vicini spiegano che la sua intenzione è quella di far redigere il più presto possibile la legge che impone più sanzioni alla Russia, così da spingere Putin a tornare al tavolo dei negoziati.
L’attacco con 477 droni: un morto e se feriti a Smila
Una della città ad avere la peggio è stata Smila, dove è deceduto il pilota e sono stati registrati sei feriti, tra cui un minorenne. Alcuni edifici residenziali sono infatti rimasti danneggiati dall’offensiva. Anche Zaporizhia tra gli obiettivi del massiccio attacco russo con droni e missili che ha colpito l’Ucraina nella notte. Lo ha annunciato il capo dell’Amministrazione militare regionale, Ivan Fedorov. Sembrerebbe che gli attacchi abbiano danneggiato uno degli impianti della centrale nucleare.
Le bombe hanno iniziato a cadere intorno all1:30 del mattino, come riferito da RBC-Ucraina, che ha citato l’Aeronautica ucraina. Un primo missile è stato intercettato mentre si dirigeva verso la città di Mykolai, seguito poi da un missile da crociera diretto verso Zaporizhia e la regione di Kharkiv. La maggior parte delle offensive è stato realizzato attraverso l’uso di droni Shahed, ovvero droni kamikaze ad elevata autonomia.
Lavrov: “L’Occidente sta capendo che non può eliminarci”
A poche ore dall’attacco contro le città ucraine, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha sfruttato una conferenza stampa in Kirghizistan per criticare duramente l’azione dell’Occidente e in particolare quella di Francia e Germania. Secondo il ministro, l’Europa sta capendo che non è in grado di “infliggere una sconfitta strategica alla Russia“, neanche utilizzando “il regime nazista di Kiev come ariete“. Lavrov ha inoltre sottolineato che dal suo punto di vista, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Friedrich Merz hanno “perso il buon senso“.
Nello specifico, il ministro si riferisce alla loro dichiarazione che definisce la Russia la “principale minaccia“, tanto da dover “riarmare l’Europa“. Una sciocchezza anche secondo il presidente Putin, come da lui stesso dichiarato in una conferenza stampa lo scorso venerdì. Lavrov si è poi lanciato in un duro paragone tra i nazisti tedeschi e quelli che lui ha definito “nazisti ucraini“. Secondo la sua narrazione, “i nazisti hanno bruciato gli ebrei solo perché erano ebrei, e i nazisti ucraini hanno bruciato i russi a Odessa il 2 maggio 2014 solo perché erano russi“.
I rapporti tra Europa e Russia sembrano dunque sempre più tesi. Anche il leader del Cremlino, Vladimir Putin, ha duramente criticato il piano della Nato sui maggiori investimenti in termini di difesa e sicurezza, ricordando come invece la Russia sia intenzionata a ridurre le spese militari nel prossimo anno. Ora, resta da capire se i piani di Mosca possano cambiare e se le ostilità tra le due potenze diventino tali da costringerle ad utilizzare le armi su cui hanno investito.
Le tensioni tra Occidente e Oriente sembrano crescere di giorno in giorno. La volontà di riarmo dell’Europa preoccupa e indispettisce Mosca, che non ritiene di essere la tanto decantata minaccia per la libertà europea. Putin potrebbe valutare ritorsioni o, ancora peggio, un proseguimento ad oltranza del conflitto contro Kiev. Secondo le stime degli esperti, davanti alle capacità di entrambi i Paesi, sembra impossibile che il conflitto duri meno di 8-10 anni. Un lasso di tempo inquietante, soprattutto per chi è stato costretto a dire addio alla sua patria o vi combatte al fronte da ormai tre anni.
© Riproduzione riservata