Ucraina: il braccio di ferro fra democrazia e autocrazia

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Il conflitto russo ridisegnerà gli equilibri politici ed economici del mondo. La nuova possibile mappa parte dalla Cina

Dalla guerra sta nascendo il nuovo ordine globale. Questa guerra prima o poi finirà. E
sarà sempre troppo tardi. Sarà sempre impossibile trovare un senso al sangue versato, alle violenze sui civili, agli stupri, alle torture, alle atrocità portate dai soldati di Putin. Ma questa guerra potrebbe, purtroppo, trasformarsi in qualcosa di diverso, in una grande sfida tra democrazie e autocrazie, in un nuovo ordine globale che, di fatto, già comincia a disegnarsi proprio in queste settimane.

Una guerra sui principi e sui valori della libertà

Questa guerra, molto probabilmente, non finirà quando finalmente le armi si fermeranno nel conflitto in Ucraina. Continuerà sotto altre forme: una battaglia economica, una lotta commerciale, oppure un duello sull’informazione sul filo del rasoio di narrazioni diverse, di verità contro fake news. Ma, soprattutto, sarà, appunto, una guerra sui principi e sui valori, sarà una contrapposizione tra due alleanze che si stanno costituendo già adesso: da un lato le democrazie, dall’altro le autocrazie. Da una parte i Paesi che credono e difendono la libertà e i principi democratici, dall’altra i Paesi che non riconoscono e non rispettano questi valori. E questo tipo di guerra, meno violenta, più subdola e meno appariscente, andrà sicuramente avanti per alcuni anni.

L’utopia di un mondo diverso basato sulla pace

Sarebbe bello se i leader che guidano il mondo in questa fase storica imparassero la lezione sanguinosa e terrificante della guerra in Ucraina e provassero a costruire un mondo diverso, con una nuova collaborazione politica, una forte cooperazione economica e con l’obiettivo di un benessere globale e della pace. Ma le cose sembrano purtroppo andare in un’altra direzione.

Una guerra citofonata: le invasioni di Georgia e Crimea

La guerra vera sul terreno intanto durerà ancora a lungo e nessuno sa dire quando e come finirà. Ma è già chiaro, fin dal primo giorno dell’invasione russa, che in Ucraina il conflitto non riguarda soltanto l’integrità territoriale e la sovranità di un Paese invaso e di un popolo attaccato. Questi sono già motivi più che sufficienti per stare dalla parte di Kiev e continuare ad appoggiare l’Ucraina nella sua guerra di liberazione. Ma c’è di più. La comunità internazionale non ha preso sul serio i due campanelli d’allarme dell’invasione della Georgia nel 2008 e di quella della Crimea nel 2014. Sembra però aver imparato la terza lezione, quella del 24 febbraio dello scorso anno. In gioco c’è la difesa dei valori democratici contro la prepotenza di chi ritiene di poter imporre la propria volontà con la forza e la violenza compiendo crimini atroci contro la popolazione civile inerme. E i Paesi che appoggiano Kiev pensano che la Russia di Putin vada fermata anche perché è il simbolo di chi nel mondo rifiuta la convivenza democratica tra i popoli.

Dalla parte della violenza: Corea del Nord e Iran

Non è un caso che gli aiuti militari a Mosca vengano, tra gli altri, dalla Corea del Nord di Kim che spende milioni per i suoi missili mentre i suoi cittadini spesso non hanno da mangiare o dall’Iran che uccide e impicca i suoi giovani perchè scendono in piazza a protestare a favore dei diritti delle donne.

Il rimescolamento degli equilibri politici

Il nuovo ordine globale si baserà probabilmente su una divisione tra Paesi democratici e Paesi autocratici, con un rimescolamento degli equilibri geopolitici che abbiamo conosciuto dalla fine della Guerra fredda ad oggi e anche con un possibile, speriamo minimo, ridimensionamento del mondo interconnesso e interdipendente che abbiamo vissuto fino al 23 febbraio del 2022.

Il ruolo della Cina nella ridefinizione del mondo

Il nodo centrale di questi nuovi equilibri mondiali gira intorno alla posizione della Cina. La tradizionale politica di Pechino a fianco di Mosca viene vissuta oggi con qualche difficoltà nelle silenziose stanze dei vertici cinesi. Gli interessi cinesi, in questa fase, vanno in direzione opposta a quelli russi. Pechino ha bisogno di stabilità per portare avanti la sua penetrazione economica globale nota con il nome di Nuova via della seta. Ma continua a muoversi sul filo del rasoio, chiede la fine delle ostilità ma continua ad appoggiare Mosca.

Xi a Mosca e il braccio di ferro fra democrazia e autocrazia

La prossima visita di Xi a Mosca e il ritorno prepotente della Cina come negoziatore non solo nella guerra in Ucraina ma anche nel riavvicinamento tra Iran e Arabia Saudita (due Paesi non propriamente democratici) segnalano che la Cina sta provando a costruire una sua nuova rete di alleanze con un ruolo politico che si aggiunge al forte ruolo economico che Pechino ha già da tempo nel mondo. Questo braccio di ferro diplomatico potrebbe, purtroppo, essere soltanto l’antipasto del mondo che verrà, quando democrazie ed autocrazie potrebbero trovarsi, plasticamente, su due fronti distinti e contrapposti.

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