Donald Trump non ha intenzione di cedere in alcun modo alle richieste dell’Iran. Il presidente degli Stati Uniti lo ha confermato tramite un post pubblicato su Truth che nega ogni possibile incentivo nei confronti dello Stato islamico. Il riferimento è ad alcune voci che avevano iniziato a circolare lo scorso 27 giugno, secondo cui l’amministrazione Usa avrebbe valutato un pacchetto da 30 miliardi di dollari per riportare Teheran al tavolo dei negoziati.
Tali fondi sarebbero necessari per creare un programma energetico civile, per procedere all’allentamento delle sanzioni e per lo sblocco di miliardi di dollari di fondi iraniani congelati. Un’offerta che sarebbe finanziata dai Paesi arabi del Golfo e su cui l’Iran non sarebbe del tutto d’accordo. L’ambasciatore iraniano alle Nazioni Unite, Amir Saeid Iravani, ha infatti dichiarato che Teheran non accetterà l’accordo come se fosse una “merce di scambio” per indurre il Paese a rinunciare all’arricchimento nucleare.
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Il titolare della Casa Bianca ha invece attaccato il senatore democratico Chris Coons, che ha definito un “falso“, in quanto avrebbe vociferato su tale possibilità. “Non sto offrendo nulla all’Iran, a differenza di Obama, che ha pagato loro miliardi di dollari nell’ambito dello stupido Jpcoa nella strada verso l’arma nucleare“, ha tuonato il Tycoon. Trump ha poi voluto mettere in chiaro che al momento la sua amministrazione non è neanche in contatto con il governo iraniano.
Iran ancora scettico su nuovi negoziati con gli Stati Uniti di Trump
L’assenza di colloquio è dovuta al fatto che questo sarebbe superfluo, in quanto secondo il presidente tutti i siti nucleari iraniani sono stati distrutti, per cui non vi sono più pericoli per gli Stati Uniti o per Israele. Intanto, da Teheran, viene messo in chiaro che lo Stato islamico prenderà parte ai negoziati solamente se verrà garantito che gli Stati Uniti non sono intenzionati a portare a termine altri attacchi contro l’Iran. Lo ha chiarito il viceministro degli Esteri di Teheran, Majid Takht-Ravanchi, precisando che l’amministrazione Usa si è fatta avanti chiedendo di riprendere i negoziati.
Sulla questione, però, l’Iran è ancora piuttosto scettico. Il sesto round di colloqui è stato infatti interrotto dagli attacchi di Israele e Usa, per cui lo Stato ebraico teme che una situazione simile possa ripresentarsi in futuro. Inoltre, Teheran ha ribadito di non essere interessato ad abbandonare l’arricchimento dell’uranio, in quanto non verrebbe utilizzato per produrre armi nucleati, al contrario di quanto sostenuto dall’Occidente. Il viceministro ha chiarito che gli unici ambiti in cui sarà consentito trattare riguarderanno la quantità di uranio da arricchire a la sua capacità.
“Ma dire che non si dovrebbe avere l’arricchimento, che si dovrebbe avere un arricchimento pari a zero, e se non si è d’accordo vi bombarderemo, questa è la legge della giungla“, ha sostenuto Takht-Ravanchi. In questo senso, l’Iran pretende dichiarazioni molto chiare da parte degli Usa prima di tornare ai negoziati, così da evitare che situazioni come quella passata si ripresentino. Il riferimento è alle parole di Rafael Grossi, responsabile dell’Aiea (Agenzia internazionale energia atomica), che ha sostenuto che l’Iran potrebbe ricominciare a produrre armi atomiche già nei prossimi mesi.
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