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Trump minaccia Musk di deportarlo: alla base della lite, il bilancio approvato in Senato

Trump non si è fermato alle minacce sulla deportazione, attaccando Musk anche sugli incentivi governativi per le aziende di proprietà dell'uomo più ricco del mondo. Musk potrebbe quindi essere vittima dello stesso dipartimento che ha diretto negli scorsi mesi

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Il divorzio tra Elon Musk e Donald Trump potrebbe essere uno dei più duri della storia politica americana. I due miliardari continuano a sferrare colpi l’uno contro l’altro a suon di minacce reciproche. Dopo l’ultimo attacco contro la legge di bilancio da parte del patron di X, Trump sembra essere giunto al limite della sopportazione.

La One big, beautiful bill dell’amministrazione del Tycoon è stata approvata dal Senato, anche se con alcune indecisioni anche da parte dei repubblicani. Il piano del presidente Usa è quello di approvare la legge entro il 4 luglio, giorno della ricorrenza dell’indipendenza degli Stati Uniti. Proprio nel giorno del voto del provvedimento, Elon Musk è tornato a criticarlo, sostenendo che non solo rappresenterebbe un “disastro strategico per gli Usa“, ma anche la fine del partito repubblicano.

Senato approva bilancio: tre repubblicani contrari, voto di Vance salva Trump

La misura è stata approvata grazie al voto decisivo del vicepresidente, JD Vance, dopo che tre repubblicani si sono uniti ai 47 democratici e hanno deciso di bocciarlo. Rand Paul, Thom Hillis e Susan Collins, sono i tre che si sono opposti a causa dei tagli al programma di assistenza sanitaria Medicaid, causando la perdita di copertura a 12 milioni di americani.

Nell’iter per l’approvazione, è necessario che il provvedimento passi al vaglio della Camera, dove si trova ad affrontare un percorso a ostacoli, considerando come il testo proposto sia profondamente differente da quello precedentemente approvato dai deputati. Motivo per cui, richiederà più tempo per essere esaminato.

Il tutto, poi, senza tenere presente lo scetticismo espresso dai repubblicani moderati verso i tagli al Medicaid, con i quali il loro seggio rischia di barcollare alle elezioni di metà mandato del prossimo anno. Per i repubblicani orientati alla linea trumpiana, il testo varato dal Senato non prevede tagli sufficienti e andrebbe ritoccato.

In ogni caso, il tycoon resta fiducioso e nel celebrare la vittoria in Senato, si è detto ottimista sulla capacità della Camera di agire in tempi rapidi e consegnargli un importante traguardo raggiunto, prima della pausa estiva. Anche perché, all’orizzonte si delineano giornate infuocate. Fra l’incontro alla Casa Bianca con il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, il cessate il fuoco a Gaza che vuole raggiungere entro la prossima settimana, e la scadenza del 9 luglio per i dazi.

Gli attacchi di Musk

Non avendo avuto occasione nei giorni scorsi, Trump è riuscito solo oggi a rispondere all’uomo più ricco del mondo, con una serie di minacce piuttosto pesanti. A chi gli chiedeva della possibilità di una deportazione del proprietario di Space X, il Tycoon ha risposto duramente: “Ci darò un’occhiata“. Musk, essendo nato in Sudafrica e successivamente divenuto cittadino americano, non potrebbe essere deportato. Come riporta Il Corriere della Sera, la legge statunitense prevede che la cittadinanza ottenuta tramite naturalizzazione possa essere revocata nel caso in cui si dimostri che è stata ottenuta “mediante occultamento di un fatto materiale o tramite dichiarazione falsa volontaria“.

Lo scorso giugno, l’ex consigliere di Trump, Steve Bannon, aveva sostenuto che Musk avrebbe lavorato illegalmente negli Usa, fondando un’azienda mentre era in possesso di un visto studentesco nel 1995 senza poi iscriversi all’Università di Stanford come avrebbe dovuto stare.

Trump: “Dovremmo rivedere sussidi ad aziende di Musk”

Trump non si è fermato alle minacce sulla deportazione, attaccando Musk anche sugli incentivi governativi per le aziende di proprietà dell’uomo più ricco del mondo. Musk potrebbe quindi essere vittima dello stesso dipartimento che ha diretto negli scorsi mesi. Il Doge, che si occupa dell’efficienza del Paese, potrebbe ora mettere sotto la lente d’ingrandimento le sue aziende.

Il presidente Usa ha infatti suggerito al dipartimento per l’efficienza di esaminare i sussidi ricevuti dalle aziende di Musk, per far risparmiare “un mucchio” di soldi al governo federale. “Elon potrebbe aver ricevuto più sussidi di qualsiasi altro essere umano nella storia, di gran lunga“, ha spiegato il Comandante in capo, per poi affondare: “Senza sussidi dovrebbe probabilmente chiudere bottega e tornarsene a casa in Sudafrica“.

Inoltre, il titolare della Casa Bianca ha sostenuto di voler andare fino in fondo per limitare gli incentivi alle aziende automobilistiche che producono veicoli elettrici. “Elon Musk sapeva, molto prima di darmi un così forte appoggio, che ero fermamente contrario all’obbligo di veicoli elettrici“, ha spiegato, aggiungendo di non volere che i cittadini americani siano costretti ad acquistare un veicolo elettrico.

Musk: “Se la legge di bilancio passerà fonderò un mio partito”

Le parole di Trump arrivano a seguito della dichiarazione di Musk sulla possibilità di fondare un terzo partito. “Viviamo in un Paese monopartitico: il partito dei porci che si abbuffano“, ha tuonato il patron di X, aggiungendo che nel caso in cui la legge di bilancio di Trump dovesse essere approvata, allora sarà pronto a fondare un nuovo partito con l’obiettivo di raggiungere la Casa Bianca. Non solo. Musk ha dichiarato di essere intenzionato a finanziare le campagne primarie repubblicane dei candidati che si oppongono agli  attuali deputati.

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