Donald Trump ha lasciato con 24 ore di anticipo il Canada. Lo ha confermato lui stesso, così come la Casa Bianca, sostenendo di avere questioni “molto importanti” di cui occuparsi in patria. Immediato il pensiero che il presidente degli Stati Uniti dovesse far ritorno nello Studio Ovale per occuparsi di una possibile tregua tra Iran e Israele, che dallo scorso venerdì 14 giugno hanno dato inizio ad un conflitto che rischia di provocare un’escalation in Medio Oriente.
Un’ipotesi che è stata rinforzata dalle parole del titolare dell’Eliseo, Emmanuel Macron, il quale ha giudicato positivamente la decisione del suo omologo statunitense, facendo riferimento ad un possibile cessate il fuoco tra Gerusalemme e Teheran. Lo stesso Trump, dopo aver lasciato la sede del G7, ha invece smentito il presidente francese, chiarendo che la sua partenza anticipata “non ha nulla a che fare con un cessate il fuoco” tra i due Paesi mediorientali e sostenendo che invece il suo compito sarebbe “molto più grande di questo“. “Che lo voglia o meno, Emmanuel non lo capisce mai“, ha spiegato il miliardario, affondando contro il leader francese.
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Il ritorno in patria di Donald Trump è giunto come un fulmine a ciel sereno, l’ennesima sorpresa di un G7 che ha dovuto rimodulare il suo programma a seguito dello scoppio del nuovo conflitto tra Israele e Iran. Il primo giorno del vertice del Group of 7 si è comunque concluso con una vittoria per il primo ministro canadese, Mark Carney, che è riuscito ad ottenere la firma, anche da parte di Donald Trump, di una dichiarazione congiunta sulla de-escalation tra Israele e Iran. La presidenza canadese ha lavorato ad una bozza che non comprendesse né Gaza né l’Ucraina, proprio per evitare ulteriori problematiche.
G7, cosa contiene la dichiarazione congiunta firmata anche da Trump
Il presidente Usa si era infatti inizialmente rifiutato di firmare la dichiarazione, ma dopo una rimodulazione del linguaggio anche il Tycoon si è detto favorevole alla proposta. Nella premessa i sette ribadiscono il loro “impegno per la pace e la stabilità in Medio Oriente” e affermano in questo contesto che “Israele ha il diritto di difendersi“, confermando il loro “sostegno alla sicurezza di Israele” ma affermando “anche l’importanza della protezione dei civili“.
Il punto cruciale del documento, però, riguarda l’esortazione di una “risoluzione della crisi iraniana porti a una più ampia de-escalation delle ostilità in Medio Oriente, compreso un cessate il fuoco a Gaza“. Inoltre, i presenti hanno ribadito la loro intenzione di rimanere vigili rispetto alle implicazioni per i mercati energetici internazionali e pronti a coordinarci per tutelare la stabilità del mercato, anche attraverso il coordinamento con gli alleati.
Trump: “Tutti dovrebbero evacuare immediatamente Teheran”
Il presidente degli Stati Uniti ha sfruttato l’occasione del G7 sia per cercare di rinsaldare la posizione di Vladimir Putin, sostenendo che sia stato un errore escluderlo dal G8, per poi ribadire la sua posizione nei confronti del conflitto tra Iran e Israele. Il titolare della Casa Bianca ha sostenuto di essere convinto che Teheran sia disposta a firmare un’intesa, per poi aggiungere che “sarebbe folle se non fosse disposto a trattare“.
Inoltre, secondo il presidente degli Stati Uniti, l’Iran dovrebbe cercare di raggiungere un accordo il prima possibile, nella consapevolezza che non vi sia alcuna possibilità che lo Stato islamico riesca a vincere questa battaglia. Trump ha poi confermato che l’obiettivo dell’offensiva è quello di evitare che l’Iran si doti di armamenti nucleari. “Tutti dovrebbero evacuare immediatamente Teheran“, ha sostenuto, lasciando intendere ancora una volta la sua posizione. Il Wall Street Journal ha riferito di possibili contatti tra intermediari arabi ed europei con Israele e Usa da parte di Teheran.
La partenza anticipata di Trump ha provocato la cancellazione del vertice previsto con il leader ucraino, Volodymyr Zelensky, con cui avrebbe dovuto discutere della pacificazione dell’Ucraina. Il titolare della Casa Bianca ha invece incontrato il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, il primo ministro britannico, Keir Starmer, e la presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen. Nel corso della nottata italiana, si è svolto anche il bilaterale tra Giorgia Meloni e Donald Trump, incentrato sul possibile allentamento della pressione sulla Striscia di Gaza.
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